Quante volte avete sentito parlare di “new normal” in questi mesi? Il nuovo normale, la nuova normalità, come a sottolineare come il futuro post-Covid sarà sicuramente migliore del presente ma non di certo uguale al passato. Nel corso del biennio 2020-21, il “new normal” si è imposto prima come tormentone e poi come brand, una parola da marketing con cui raccontare un futuro ancora poco chiaro e definibile, ma già monetizzabile.

C’è il “nuovo normale” per il lavoro, ad esempio, in bilico tra lavoro remoto, ibrido e gig economy. Quello per gli uffici e le sedi, meno affollati e più verdi, con più spazi relax per i dipendenti. Ma anche quello che riguarda le nostre case, dove sempre più lavoratori lavoreranno (almeno qualche giorno alla settimana).
Eppure il new normal ha anche una solida base fattuale, è figlio dei compromessi e delle innovazioni fatte in tempi di pandemia, che non vanno dimenticati.
“Sapendo che il virus sarà con noi ancora per un bel po’, i governi dovrebbero sfruttare questa opportunità per investire nei sistemi sanitari”, suggerisce l’OMS. I quali, continua, “possono essere di beneficio alla popolazione anche al di là del Covid-19” e potrebbero salvarci alla prossima emergenza sanitaria.