Home Politics La politica alla prova del voto comunale, ecco chi vince e chi perde

La politica alla prova del voto comunale, ecco chi vince e chi perde

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Urne chiuse, è cominciato lo spoglio anche per il voto amministrativo. Quello di ieri per il referendum è durato straordinariamente poco, data la scarsa affluenza, ma ha portato alcuni importanti risvolti politici. Segnali che i partiti possono confermare o ribaltare con l’esito del voto in 971 comuni italiani. Il voto locale mette alla prova in maniera significativa la politica nazionale, con i partiti che sono chiamati a sfide importanti dalla tornata elettorale.

Le grandi città

Sono 26 i capoluoghi di provincia, di cui 4 di regione Genova, Palermo, l’Aquila e Catanzaro; a cui si aggiungono altre città dal peso specifico rilevante come Verona, Taranto, Parma, Padova e Messina.

Dei 10 milioni di aventi diritt0, si sono recati alle urne il 54,72% per le Comunali (non sono compresi i numeri di Friuli-Venezia Giulia e Sicilia). Un dato molto superiore al record negativo del 20,9% per i referendum che non hanno raggiunto il quorum.

Le sfide di Verona e Palermo

Le due sfide più interessanti della tornata sono agli estremi della penisola. Verona, dove il centrodestra si presenta diviso per sfidare il candidato del centrosinistra Damiano Tommasi – che i primi exit poll hanno attestato al 40%. Tra Flavio Tosi, di Forza Italia e Italia Viva, e il sindaco uscente Federico Sboarina – appoggiato da Lega e Fratelli d’Italia – andrà al ballottaggio solo uno. Stando alle prime intenzioni di voto, dovrebbe essere Tosi a vincere la sfida fratricida interna alla destra.

A Palermo, in virtù dello Statuto speciale dell’Isola, non dovrebbe esserci il ballottaggio. Sarà testa a testa tra il candidato del centrodestra – stavolta unito – Roberto Lagalla; e Franco Miceli, l’uomo scelto dal campo largo di Pd e Movimento per il dopo Leoluca Orlando. E’ probabile che Lagalla superi la soglia del 40% e venga eletto direttamente.

Le altre big

Genova non sembrano esserci ostacoli alla rielezione di Marco Bucci. Il sindaco uscente, il primo di centrodestra nella storia della città, gode della stima dei concittadini per la gestione da commissario straordinario dopo il crollo del ponte Morandi nel 2018.

A Parma si eleggerà un nuovo sindaco dopo dieci anni di Federico Pizzarotti, il primo sindaco espresso dal Movimento 5 Stelle in un capoluogo di provincia. Ampiamente favorito è il candidato del centrosinistra, Michele Guerra, assessore alla Cultura di Pizzarotti. Lega e Forza Italia hanno invece candidato Pietro Vignali, sindaco fra il 2007 e il 2011.

Taranto invece il grande favorito è il candidato del centrosinistra Rinaldo Melucci, che lo scorso novembre il consiglio comunale aveva sfiduciato con un atto del notaio per motivi mai del tutto chiariti, probabilmente legati a questioni personali tra l’ex sindaco e alcuni consiglieri di maggioranza.

Segnali da altre città

All’Aquila i candidati principali sono invece il sindaco uscente Pierluigi Biondi, di centrodestra, netto favorito, e Stefania Pezzopane, 62enne deputata del Partito Democratico ed ex presidente della provincia. Pezzopane è forse la candidata sindaca più sostenuta dai pezzi grossi del partito fra le città principali. Enrico Letta, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e i ministro Franceschini e Speranza avevano fatto campagna elettorale per lei. Ma non sembra bastare.

Caos a Catanzaro, dove Forza Italia e Lega sostengono Valerio Donato, professore di Diritto privato all’università cittadina nonché storico attivista del Partito Democratico locale. Lui ha commentato di: “non essere un candidato del centrodestra, così come ho preferito non essere un candidato del centrosinistra”. Il centrosinistra e il Movimento appoggiano Nicola Fiorita, candidato sconfitto nel 2017; mentre Fratelli d’Italia ha candidato invece la propria vicecapogruppo alla Camera, Wanda Ferro.

Le divisioni nel centrodestra

La fotografia prima del voto dice che nella sfida per i 26 capoluoghi il centrodestra è in vantaggio per 21 a 5 sul centrosinistra (comprendendo anche le liste civiche). La coalizione però non sembra vivere un momento di serenità. Si presenta unita in quasi tutte le città, ma con eccezioni che rischiano di pesare: su tutti Verona, Parma e Catanzaro.

E probabile che un’ulteriore buona affermazione di Fratelli d’Italia nelle città in cui si presenta da solo aumenteranno possa aumentare le tensioni già emerse con forza durante le ultime elezioni del presidente della Repubblica.

Il campo aperto alla prova del 18

Sono 18 le città in cui PD e Movimento 5 Stelle si presentano insieme, dopo anni di scontri. È la prima volta che i due partiti si presentano insieme in maniera così sistematica alle amministrative, anche se è difficile prevedere quali conseguenze avrà questo voto per la loro alleanza.

Il M5S sta infatti attraversando un delicatissimo periodo di transizione. E  ha deciso di non presentarsi in moltissime città: su 978 comuni al voto il M5S si è presentato in appena 64, il 6,5% del totale.

A fare da ago della bilancia potrebbe essere la galassia del centro, che si presenta in ordine sparso. Azione di Carlo Calenda e Più Europa hanno stretto un’alleanza e si presentano ovunque uniti, spesso in coalizione col centrosinistra. Italia Viva invece, nelle poche città in cui si presenta, sostiene sia candidati di centrosinistra sia candidati di centrodestra.