Home Politics Calenda balla da solo a Milano. Gli altri riformisti ci stanno (ma senza 5 Stelle)

Calenda balla da solo a Milano. Gli altri riformisti ci stanno (ma senza 5 Stelle)

Calenda balla da solo a Milano. Gli altri riformisti ci stanno (ma senza 5 Stelle)

“Idee, Programmi e Alleanze per le elezioni di Milano”. L’incontro, dal titolo un po’ paludato ma dai protagonisti di spessore nel campo dei riformisti di Milano, ha riunito vari protagonisti di quel centro del centrosinistra che in città conta molto sia in termini di relazioni che in termini di posizionamento. La cronaca, perfetta, l’ha fatta Alessandro Cappelli su Linkiesta (QUI). Al di là dei virgolettati, che cosa si sta agitando però sotto quel mare? Molto. L’idea di fondo è quella di Franco D’Alfonso, il leader di Alleanza Civica: “A me non interessa da che parte arrivi, mi interessa da che parte vai”.

Il ricordo della sfida Pisapia-Moratti

Una posizione che richiama a chi ha un po’ di memoria quella del 2011 e della vittoria assolutamente imprevista per gli osservatori di Giuliano Pisapia contro Letizia Moratti. Al di là della dichiarazione d’intenti, l’appuntamento è stato dirimente su un po’ di vicende non di poco conto. Primo: pare proprio che +Europa andrà da sola, esattamente come Azione di Carlo Calenda. Se le due formazioni saranno insieme, ma in autonomia rispetto al “blocco” composto dagli altri partecipanti al dibattito oppure no, è ancora da vedersi. Secondo: questo blocco potrebbe essere composto da Alleanza Civica, da Amare Milano dell’attivissima Daniela Mainini (grande cervello della città che ragiona), da Marco Ghetti dell’associazione “L’italia con l’Europa”. Poi, Gianfranco Librandi, amico di Sala, Calenda e Renzi. E Renzi, ovviamente, che con Italia Viva appoggerà Beppe Sala senza cedere a derive terze.

Ex leghisti e riformisti

Finita qui? Mica tanto. Perché pare che della partita dovrebbe essere anche Gianantonio Bevilacqua, Presidente del Comitato Rete 22 Ottobre per l’Autonomia. Di fatto tutti ex leghisti che si rifanno all’esperienza di Gianni Fava e al referendum per l’autonomia di Roberto Maroni. Che ci fanno gli ex del Carroccio bossiano di prima maniera nella compagine dei riformisti? La risposta può essere solo quella di D’Alfonso: “A me non interessa da che parte arrivi, mi interessa da che parte vai”. Ultima nota di colore ma non troppo. Silvia Roggiani, la segretaria del Pd metropolitano, e Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica, sono stati molto freddi su un accordo al primo turno col Movimento 5 Stelle. Saranno state le parole assai critiche di Stefano Buffagni sul progetto dello Scalo Ferroviario di Porta Romana? Oppure un calcolo – che pure è stato fatto, e che non ha esiti felici per i Dem – dei consensi che il Partito Democratico perderebbe per prendere a bordo i pentastellati?