Home Politics “Dignitas infinita”: Francesco si ricorda improvvisamente della sua Chiesa

“Dignitas infinita”: Francesco si ricorda improvvisamente della sua Chiesa

Messa di papa Francesco

di Sallustio Santori

No all’aborto, no al transessualismo a meno che la mutazione di sesso non avvenga per malformazioni ai genitali; no all’eutanasia; no all’ideologia gender; no all’utero in affitto, che anzi dovrebbe diventare un reato a livello mondiale. Incredibile ma vero, la Chiesa di Francesco si è ricordata improvvisamente della sua Dottrina e così, con Dignitas Infinita, questa dichiarazione dell’allora Congregazione e oggi Dicastero per la Dottrina della Fede (i dicasteri sono meno pomposi delle congregazioni e possono essere affidati a laici e donne, perché Jorge Bergoglio è da sempre insofferente verso le definizioni giuridiche e perché così ci si può illudere di dare il sacerdozio alle donne, cosa che non accadrà mai), dichiarazione che ha richiesto ben cinque anni di lavoro e che adesso rimette in ordine le cose.

L’apoteosi (o l’epilogo) di un pontificato confuso e confusionario

Perché è inutile girarci intorno: un conto sono le parole anguillesche dell’attuale Papa, che incontra “le sorelle trans” e prega con loro ma poi le condanna con un documento da egli stesso approvato; che si chiede “Chi sono io per giudicare?” accogliendo gli omosessuali ma poi condanna l’ideologia gender; che predica l’accoglienza incondizionata ma poi si affaccia ad augurare un felice Ramadan ai fratelli musulmani e nulla dice per la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza parlando di “cessate il fuoco” a prescindere ma condanna la poligamia. È l’apoteosi (o l’epilogo, fate voi) di un pontificato confuso e confusionario i cui problemi dovranno essere corretti dal prossimo.

“Dignitas infinita”: tredici temi per altrettanti no

Ma vediamo ora questa dichiarazione, per la quale il paragrafo 4 indica “alcune gravi violazioni della dignità umana”. Premesso che è contro la dignità umana tutto ciò che è contro la vita stessa (e l’elenco è sterminato), si tratta nell’ordine: povertà; guerra; travaglio dei migranti; tratta delle persone; abusi sessuali; violenze contro le donne; aborto; maternità surrogata; eutanasia e suicidio assistito; scarto dei diversamente abili; teoria del gender; cambio di sesso; violenza digitale. Sono 13 temi che meritano ognuno un approfondimento.

Povertà: continua (n. 36) “lo scandalo di disuguaglianze clamorose” dove la dignità dei poveri viene doppiamente negata, sia per la mancanza di risorse a disposizione per soddisfare i loro bisogni primari, sia per l’indifferenza con cui sono trattati da coloro che vivono accanto a loro. Al n. 37 si osserva che la povertà si diffonde «in molti modi, come nell’ossessione di ridurre i costi del lavoro, senza rendersi conto delle gravi conseguenze che ciò provoca, perché la disoccupazione che si produce ha come effetto diretto di allargare i confini della povertà».

Tra questi «effetti distruttori dell’Impero del denaro», si deve riconoscere che «non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro». Se alcuni sono nati in un Paese o in una famiglia dove hanno meno possibilità di sviluppo, bisogna riconoscere che ciò è in contrasto con la loro dignità, che è esattamente la stessa di quelli che sono nati in una famiglia o in un Paese ricco. Tutti siamo responsabili, sebbene in diversi gradi, di questa palese iniquità. Insomma, siamo alle solite: capitalismo brutto brutto brutto, Occidente colpevole. Ridurre il costo del lavoro può anche servire a dare più soldi in busta paga a chi lavora, ma il denaro, la ricchezza, restano peccato. Come diceva Margaret Thatcher? Nessuno si ricorderebbe del Buon Samaritano per quello che ha fatto: aveva dei soldi per poterlo fare.

Guerra: A denti stretti viene ribadita la possibilità di legittima difesa, ma in ogni caso l’appello è ad uscire (parole di Francesco) dalla dimensione della legittimità della guerra, e che oggi è difficile sostenere ancora la dottrina cattolica in tema di “guerra giusta”. Mettetevi ora nei panni di un ragazzo ucraino al fronte o di un soldato israeliano a Gaza.

Il travaglio dei migranti: i migranti sono uno dei temi clou del papato bergogliano (n. 40) e si invoca come una volta poi che sono arrivati in Paesi che dovrebbero essere in grado di accoglierli, «vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona […] Non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni e il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti, meno umani». È pertanto sempre urgente ricordare che «ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione». La loro accoglienza è un modo importante e significativo di difendere «l’inalienabile dignità di ogni persona umana al di là dell’origine, del colore o della religione». Non una parola, però, sull’integrazione. L’importante è accogliere: i frutti avvelenati di questa politica ormai si vedono, da Pioltello in poi.

La tratta delle persone: si condanna, com’è giusto, la tratta e al n. 42 la Chiesa e l’umanità non devono rinunciare a lottare contro fenomeni quali «commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato. È tale l’ordine di grandezza di queste situazioni e il numero di vite innocenti coinvolte, che dobbiamo evitare qualsiasi tentazione di cadere in un nominalismo declamatorio con effetto tranquillizzante sulle coscienze. Dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni siano realmente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli».

Abusi sessuali: al n. 43 vengono condannati, ribadendo l’impegno della Chiesa “che non cessa di esercitare per porre fine ad ogni tipo di abuso, iniziando dal suo interno”.

-Violenze contro le donne: viene ribadita (n. 45) la necessità di un’effettiva uguaglianza e parità tra i sessi, si invita a non far cadere le giovani nella mercificazione del loro corpo. No alla poligamia (che cosa ne penseranno i musulmani?)

Aborto: viene ribadita la dottrina della Chiesa in materia, con una netta e sacrosanta condanna a tutela dei bambini nascituri. Viene ricordato (n. 47) il ruolo svolto da Madre Teresa di Calcutta, oggi Santa, a difesa dei concepiti.

Maternità surrogata: lede la dignità di donna e bambino, dev’essere vietata a livello mondiale ed è uno sfruttamento (n. 48), viola la dignità del bambino (n. 49) che ha diritto “di avere un’origine pienamente umana e non artificialmente indotta, e di ricevere il dono di una vita che manifesti, nello stesso tempo, la dignità di chi dona e di chi riceve”. L’utero in affitto lede anche la dignità della donna che vi si sottopone liberamente o per costrizione (n. 50).

Eutanasia e suicidio assistito: si ribadisce l’accompagnamento alla morte attraverso le cure palliative, ma il no all’eutanasia resta netto. “La vita (n. 52) è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti”.

Scarto dei diversamente abili: viene sottolineato “l’amore preferenziale per gli ultimi (n. 54). Prendersi cura della fragilità dice forza e tenerezza, lotta e fecondità in mezzo ad un modello funzionalista e privatista che conduce inesorabilmente alla cultura dello scarto”.

Teoria del gender: premesso che (n. 55) ogni persona: “va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza”, condannando l’incarcerazione, la tortuta o la morte per colpa del proprio orientamento sessuale, si condanna la teoria gender che (n. 57) presuppone di voler disporre di sé, così come prescrive la teoria del gender, indipendentemente da questa verità basilare della vita umana come dono, non significa altro che cedere all’antichissima tentazione dell’essere umano che si fa Dio ed entrare in concorrenza con il vero Dio dell’amore rivelatoci dal Vangelo. Non solo: al n. 58 si osserva che la teoria gender, nega la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale. Questa differenza fondante è non solo la più grande immaginabile, ma è anche la più bella e la più potente: essa raggiunge, nella coppia uomo-donna, la più ammirevole delle reciprocità ed è così la fonte di quel miracolo che mai smette di sorprenderci che è l’arrivo di nuovi esseri al mondo. No, dunque, al gender e men che meno nelle scuole.

Cambio di sesso: solo in caso di malformazioni o anomalie dei genitali (n. 60).

Violenza digitale: anche media e internet possono favorire la cultura dell’incontro per costruire il bene comune (n. 62).

“Dignità infinita”, un documento quasi ratzingeriano. Con buona pace dei progressisti

Insomma, un documento dal sapore quasi ratzingeriano nella sostanza, che in nome della Dottrina mette ordine in mezzo alle continue tortuosità di pensiero bergogliano. Da notare che il documento è stato approvato proprio dal Papa, segno che alla fine ci sono paletti che non si possono superare: i vari esperti di progressismo, sempre pronti ad urlare all’apertura tacciono. Ed è sicuro che queste parole, queste dure prese di posizione, non verranno considerate dai commentatori sinistrorsi che in Bergoglio vedono il loro Papa ma non hanno mai messo piede dentro una chiesa. Che ne dite?