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Nike (e non solo) molla Foot Locker: ecco perché

Nike Foot Locker

Addio di Nike a Foot Locker? Andiamo con ordine. Tutto è cominciato nel 2019, quando Nike se ne andò da Amazon. O meglio, quando il marchio americano decise di vendere direttamente i suoi prodotti sul proprio store online, Nike.com.

Nike molla Foot Locker per puntare tutto sui suoi negozi

Il motivo? Perlopiù la polemica con Amazon riguardo la valanga di falsi e tarocchi che infesta il sito. In secondo luogo, la volontà di concentrarsi sui propri canali, come il citato e-commerce ufficiale e i suoi negozi fisici sparsi in tutto il mondo. Terzo, e qui c’era la stoccata dell’azienda contro il gigante tecnologico, il focus su una migliore “cura” del cliente. Insomma: su Amazon c’è di tutto e noi vogliamo gestire a modo nostro le nostre vendite. Perché lo facciamo meglio.

Ebbene, era solo l’inizio. Perché è ormai evidente che il focus di Nike per il nuovo millennio sia la vendita diretta al consumatore: il brand che si fa piattaforma. Quindi, prima l’addio ad Amazon e poi un allontanamento graduale dagli altri rivenditori. Anche quelli più grossi, come Foot Locker.

Ma Foot Locker ha ancora bisogno di Nike

A dire il vero, il rapporto tra quest’ultima catena di negozi e Nike è complesso. Il brand sportivo sta tagliando i ponti con molti negozi e catene, è vero, ma Foot Locker si ritrova a comprare sempre più da Nike, secondo Quartz. “Nike vince in entrambi i casi: continua ad aumentare le vendite mentre taglia i numeri di partner commerciali”. Un controsenso? Non proprio: è a Foot Locker che conviene mantenere saldo il rapporto con il brand, su cui del resto ha costruito una partnership decennale.

I negozi tradizionali hanno bisogno di Nike. Nike, di loro, non più. E i numeri lo dicono chiaramente. Appena dieci anni fa, nel 2011, le vendite “dirette al consumatore” dell’azienda valevano 2,9 miliardi di dollari su un totale di 15,2 miliardi di giro d’affari. Nel 2021 siamo su altri livelli: il totale è 25,9 miliardi di dollari, di cui ben 16,4 miliardi viene dal “direct to consumer”.

App, negozi e sito: il futuro della vendita

Il trend è stato continuo, aiutato dal Covid e dal distanziamento sociale, ma in corso da tempo. E non riguarda solo Nike, anche se l’azienda dell’Oregon ne è l’esempio più eclatante. Un fenomeno pre-pandemico che pare quindi destinato a proseguire nel tempo. A giocare un ruolo centrale sono gli store fisici – maestosi e immersivi, nelle principali città globali. Vere e proprie macchine da soldi ma anche vetrine pensate per il posizionamento dei brand e per il loro prestigio.

Il cuore delle vendite dirette future sarà comunque digitale, tra il sito Nike.com e l’applicazione apposita dell’azienda, chiamata SNKRS, con cui gli “sneakerheads”, gli appassionati di sneakers, possono seguire i “drop” di modelli a tiratura limitata. Un’app lanciata nel 2015 che già nel 2019 aveva creato un giro d’affari da 750 milioni di dollari.

Come? Vendendo tutta roba costosa, esclusiva e ricercatissima. Mica quello che si trova su Amazon, insomma.