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Dieci parole che abbiamo imparato a usare nel 2021

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Si chiude un anno intenso, che ha portato molti cambiamenti sotto diversi punti di vista, molti dei quali cominciati già nel 2020 su spinta della pandemia che sta cambiando per sempre le nostre vite e la nostra società. Ecco dieci parole che nel 2021 abbiamo sentito nominare sempre più spesso e che sono di fatto entrate nel nostro vocabolario e nella nostra quotidianità, dall’economia al sociale, dalla psicologia alla politica.

Le dieci parole del 2021

1 De-escalation – Secondo molti esperti, questa potrebbe essere considerata l’abilità manageriale chiave del 2021. Dopo tanto tempo trascorso in isolamento, nel tornare alla “normalità” o quantomeno nel ricominciare ad avere delle interazioni interpersonali in presenza, non più solo virtuali, tra le persone è stato rilevato un fenomeno inaspettato e un po’ preoccupante: una maggiore aggressività sul posto di lavoro o nella vita quotidiana. Numerosi gli episodi di liti tra i passeggerei aerei riferite dagli assistenti di volo (e anche diventate vitali sui social). Questi alterchi ad alta quota potrebbero essere solo la punta dell’iceberg. Ecco allora che le tecniche di de-escalation, utile a smorzare sul nascere la progressione del comportamento violento, potrebbe essere la capacità di leadership più importante per gestire le sempre più numerose situazioni di tensione.

2 Hybrid work – Per molti il 2021 ha rappresentato un anno di grande cambiamento lavorativo, in cui l’autonomia ha assunto un’importanza maggiore. Sono tanti i professionisti che hanno cercato di riprendere un maggiore controllo della loro vita lavorativa, dando le dimissioni da dipendenti per intraprendere un’attività da freelance. Nelle aziende, invece, si è fatto strada il lavoro ibrido, una via di mezzo tra l’attività tradizionale in presenza in ufficio e lo smart working, con cui si cerca di fornire ai dipendenti l’autonomia che desiderano per portarli a risultati più produttivi e coinvolti.

3 Diversity & Inclusion – Sono sempre più numerose le organizzazioni che si stanno muovendo per agire in modo più inclusivo, riducendo i pregiudizi. Se la diversity è l’attenzione a tutte le possibili differenze di background tra le persone – dalla disabilità, al genere, alle caratteristiche fisiche (età, colore della pelle) – l’inclusion è, di conseguenza, il tentativo di includere tutte queste differenze nell’azienda.

4 Empatia – Da anni sentiamo gli esperti di leadership parlare della necessità di trovare un equilibrio tra le abilità tecniche (hard skills) e quelle trasversali (soft skills), come l’intelligenza emotiva, la compassione o, appunto, l’empatia. Il CEO di Citigroup Jane Fraser ha definito l’empatia un vantaggio competitivo e il CEO di Microsoft Satya Nadella ha affermato che l’empatia è “la fonte di tutta l’innovazione”. Anche questa è una risposta alla situazione di tanti lavoratori che in quest’anno di pandemia si sono sentiti esausti e insoddisfatti, desiderosi di riprendere il controllo sulla loro vita. Ciò ha spinto i leader a scavare più a fondo, sia a livello professionale che personale, per esaminare come potevano andare incontro ai bisogni dei propri dipendenti, diventando così più empatici.

5 Dark store – Negozi oscuri o… nascosti. Di fatto sono mini magazzini riforniti di generi alimentari da consegnare in 15 minuti o anche meno. Si stanno moltiplicando velocemente in tante città degli Stati Uniti e d’Europa, gestiti in genere da startup ben finanziate. Occupano lo spazio commerciale che un tempo era dei negozi, che lasciano così il posto a questi nuovi centri di distribuzione chiusi al pubblico. Complice anche la pandemia, il fenomeno ha subito una notevole accelerazione, perché la comodità oggettivamente c’è e dà pure una certa “dipendenza”. Per molti rischiano di accelerare l’erosione della vita comunitaria: i dark store uccideranno le nostre città?

6 Cobot – Un cobot o co-robot (ovvero “collaborative robot “) è un robot concepito per interagire fisicamente con l’uomo in uno spazio di lavoro. E’ destinato a cambiare il nostro rapporto con gli androidi, che finora erano progettati per operare in maniera autonoma o con una guida limitata e protetti da barriere, in linea con le caratteristiche dei robot industriali progettati in passato. La nuova sfida per gli scienziati è rendere i cobot sempre più capaci di collaborazione ed empatia con l’uomo: impareranno davvero a pensare come noi umani?

 

7 Solastalgia – Stato di angoscia che affligge chi ha subito una tragedia ambientale provocata dall’intervento maldestro dell’uomo sulla natura. Una sensazione che colpisce sempre più persone man mano che la sensibilità verso le problematiche ambientali aumenta nelle nostre società. Il termine è stato coniato nel 2015 dal l’australiano Gleen Albrecht, docente di sostenibilità, ed unisce i lemmi latini ‘solacium’ (conforto) e ‘algia’ (dolore). Indica “la nostalgia di casa che si prova quando si è ancora a casa”, con riferimento al sentimento comune degli abitanti dell’isola di Nauru, “paradiso perduto” della Micronesia nell’Oceano Pacifico, con i suoi 10 mila abitanti la repubblica indipendente più piccola del mondo. Un’isola minuscola devastata dalla mano dell’uomo a causa dei suoi immensi giacimenti di fosfati.

8 NFT – Ormai ne sentiamo parlare quotidianamente: gli NFT sono una sorta di una sorta di certificato di autenticità e proprietà digitale. Più specificamente, secondo la definizione di Wikipedia, un token non fungibile (non-fungible token) è un tipo speciale di token crittografico che rappresenta l’atto di proprietà ed il certificato di autenticità scritto su Blockchain di un bene unico (digitale o fisico) ; i gettoni non fungibili non sono quindi reciprocamente intercambiabili. Ciò è in contrasto con le criptovalute, come bitcoin e molti token di rete o di utilità, che sono per loro stessa natura fungibili. Nel 2021 ne abbiamo sentito parlare sempre più spesso, ci sono NFT per tutti i gusti: dall’NFT da sei milioni di dollari targato Dolce & Gabbana agli NFT di Achille Lauro, fino all’NFT che ha chiuso questi 12 mesi, ovvero il primo SMS della storia, finito per 107mila euro all’asta a Parigi e ceduto attraverso la tecnologia NFT.

9 Metaverso – Da Zuckerberg in giù sono tutti pazzi per il Metaverso. Questo termine viene dalla letteratura fantascientifica. È stato coniato dall’autore Neal Stephenson per il suo Snow Crash, romanzo cyberpunk del 1992 in cui le Americhe sono state divorate dai franchising delle corporation. E in cui esiste un mondo parallelo, a metà tra internet e la realtà virtuale, dove le persone interagiscono attraverso degli avatar. Tra tutti i commentatori odierni, quello che ha promosso di più (e meglio) il concetto applicandolo alla realtà è stato Matthew Ball. L’imprenditore e investitore ha firmato una guida al metaverse che in qualche modo metteva insieme una serie di prodotti e servizi esistenti, tra tutti Fortnite.

10 Cancel culture – La cultura della cancellazione o cultura del boicottaggio indica una forma moderna di ostracismo per cui qualcuno diviene oggetto di indignate proteste e di conseguenza estromesso da cerchie sociali o professionali, sia online che nel mondo reale. Se ne è parlato nelle ultime settimane dell’anno a causa delle Linee guida per una comunicazione inclusiva pubblicate dalla Commissione europea (e poi ritirate). Dai titoli clickbait agli articoli che si aprono con delle vere e proprie preghiere, i giornali hanno lanciato l’allarme verso la cancel culture, che – si dice – minaccerebbe di ridurre la libertà di espressione e la libertà di culto. Quest’ultimo timore è legato al consiglio di usare il più ampio termine “festività” rispetto allo specifico “Natale”. Ecco l’intervista alla sociolinguista Vera Gheno.