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Sgarbi contro i giornalisti di Repubblica che hanno preso le distanze dall’articolo di Alain Elkann

Sgarbi contro i giornalisti di Repubblica

Sgarbi contro i giornalisti di Repubblica che hanno preso le distanze dall’articolo di Alain Elkann che sta facendo discutere e non poco in queste ore. Parole dure come sempre quelle del sottosegretario della Cultura.

Sgarbi contro i giornalisti di Repubblica

Vittorio Sgarbi si è scagliato contro tutti quelli che hanno attaccato l’articolo di Alain Elkann. Secondo il sottosegretario alla Cultura si tratta di “una grottesca forma di censura”.  “Uno scrittore esprime malumore», scrive Sgarbi in una chat del ministero della Cultura in cui spiega come nessuno si sia preoccupato invece del “turpiloquio, il linguaggio privo di inibizioni, con le riflessioni sessiste dei giovani che parlano di cercare ragazze”.

Continua sarcastico Sgarbi: “Adesso è legittimo. Non sono sessisti. Hanno ragione loro ed Elkann è classista. Improvvisamente le parolacce vanno bene”. Sgarbi poi aggiunge in difesa di Elkann che secondo lui “ha fatto letteratura. Mai letto Léautaud, Ceronetti, Delfini, Tito Balestra, Testori, il sillabario di Parise? Il malumore è un genere letterario”. Poi, ricorda ai giornalisti di Repubblica come quel genere “lo praticava su Repubblica Eugenio Scalfari, all’insaputa dei giornalisti di Repubblica. La cosa grave è la censura moralistica a uno scrittore – attacca ancora Sgarbi – Elkann ha detto la verità e ha raccontato il suo legittimo disagio. La dissociazione dei giornalisti è una grottesca forma di censura”.

Le distanze dall’articolo di Elkann

“Questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale ‘identitario’ vicino ai diritti dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro – concludono nella nota – siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”.

 

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