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Il Pd contro l’autonomia differenziata, la Schlein: “No alla riforma” e battaglia contro il centrodestra su salario minimo

Il Pd contro l'autonomia differenziata

Il Pd contro l’autonomia differenziata con la segretaria Elly Schlein che parla da Napoli. Intanto, i dem continuano la loro battaglia anche a favore del salario minimo che trova l’opposizione del centrodestra.

Il Pd contro l’autonomia differenziata, la Schlein: “No alla riforma”

Il Partito Democratico continua la sua battaglia contro l’Autonomia differenziata con la segretaria Elly Schlein che arriva a Napoli. “No all’Autonomia differenziata di Calderoli e del governo di Giorgia Meloni. No a una riforma che vuole spaccare ulteriormente il nostro Paese, che invece ha bisogno di essere ricucito. No ad una riforma che vuole aumentare le diseguaglianze perché si tratta dell’accesso alla sanità, si tratta dell’accesso alla scuola, si tratta del trasporto pubblico locale. In una parola di diritti fondamentali”. Così la segretaria Schlein in un video su Instagram, nel quale introduce il forum di due giorni sull’Autonomia promosso dal Pd a Napoli.

“Non ci stiamo – dice la segretaria dem – a una riforma che non mette un euro in più per sanare i divari territtoriali e che non ha una visione per il rilancio del Sud”. “Il Partito democratico – aggiunge – è convinto che non ci sia riscatto per l’Italia senza il riscatto del Sud e senza il riscatto delle donne e dei giovani che hanno più pagato anche in questi anni i divari territoriali”.

Battaglia contro il centrodestra su salario minimo

Il centrodestra, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, ha depositato in commissione Lavoro alla Camera un emendamento soppressivo della proposta di legge sul salario minimo. Ma il Pd non ci sta e continua la sua battaglia. “Non ce ne era bisogno perché lo sapevamo già ma l’emendamento depositato alla Camera dal centrodestra per la soppressione della proposta di legge sul salario minimo certifica che la destra italiana è contro la dignità del lavoro e contro i poveri”, ha dichiarato il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. “Dopo un decreto lavoro che ha istituzionalizzato la precarietà, dopo l’abolizione del reddito di cittadinanza, dopo l’elemosina della social card, ora il no alla proposta di salario minimo sancisce che Giorgia Meloni e i suoi alleati considerano i più fragili, chi ha meno, chi non ha lavoro, i loro avversari. Per noi sotto la soglia dei 9 euro non è lavoro ma sfruttamento. Per loro evidentemente i tre milioni di lavoratrici e lavoratori sottopagati e sfruttati non sono degni di essere tutelati”, conclude Boccia.

“Chi sopprime la possibilità di far uscire lavoratori e lavoratrici dallo sfruttamento e dalla povertà si qualifica da so — ha commentato la segretaria del Pd, Elly Schlein —: stiamo parlando di 3 milioni e mezzo di persone con un salario minimo orario inferiore ai 9 euro. Quanta arroganza ci vuole per rifiutarsi di prenderli in considerazione? Dietro quelle retribuzioni da fame ci sono contratti pirata, falsi appalti, false imprese, false cooperative, abuso di contratti precari. Tagliano di miliardi il contrasto alla povertà e danno un euro al giorno con una card una tantum, ma si rifiutano di aggredire il problema della povertà nei luoghi in cui ha origine. Perché sono interessati più alla propaganda e alla presa in giro che alla soluzione dei problemi. La maggioranza presenta un emendamento per cancellare con un tratto di penna la proposta delle opposizioni sul salario minimo senza offrire neanche la possibilità di un confronto, di un dialogo. Ma così facendo non umilia le opposizioni: umilia lavoratrici e lavoratori poveri, abbandonandoli alla morsa dell’inflazione e alle conseguenze disastrose dei provvedimenti di questo governo. La maggioranza ci ripensi e approvi con noi questa proposta”.

 

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