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Come far ripartire il lavoro femminile dopo il Covid

Disparità genere nelle retribuzioni? Il motivo è che ci sono poche donne ai vertici

La pandemia ha colpito duro anche sul fronte del lavoro e a pagare il prezzo maggiore sono state le donne. Secondo l’ultimo report Istat sul lavoro, infatti, nell’ultimo mese del 2020 ci sono stati 101mila occupati in meno. Di questi, 99mila sono donne. Nel 2020 il tasso di occupazione femminile è quello che ha conosciuto le flessioni maggiori. Rispetto al dicembre dell’anno scorso, infatti, ci sono 444mila lavoratori in meno. 312mila sono donne.

Colao e Orlando

E così, nelle istituzioni, in molti hanno rilanciato il tema delle pari opportunità. Di recente Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione e Andrea Orlando, responsabile del dicastero del Lavoro, hanno avanzato alcune proposte per colmare il ritardo italiano sul fronte delle pari opportunità. A partire dal divieto “di fare domande sulla vita personale alle donne al momento dell’assunzione”, ha spiegato Orlando.

Oltre lo smart working

Secondo il titolare del Lavoro, “si rischia di perdere rapidamente tutto il terreno che si era guadagnato sull’inclusione delle donne nel mondo del lavoro. Una delle risposte è la piena attuazione del Codice per le pari opportunità”. “Io sul tavolo ho due questioni che credo siano di incredibile attualità rispetto ai numeri della pandemia, le politiche attive del lavoro e gli ammortizzatori sociali che aiutano tutti ma soprattutto le donne che sono le più marginalizzate” ha detto Orlando commentando i dati sul crollo del lavoro femminile a causa della pandemia.

“Ci siamo abituati allo smart working – ha spiegato Colao – ma sono stati uccisi dei confini fra lavoro e vita privata. Dobbiamo fare opera di formazione culturale dei capi perché c’è la tentazione di sfruttarlo, e pagano le donne”.

Il piano di Tajani a Milano

Gran parte delle attese sono rivolte alle risorse europee del Recovery, nel frattempo, anche a livello locale c’è chi si impegna per aprire un varco al lavoro al femminile. Milano sempre più attenta al supporto della maternità e alla migliore conciliazione vita e lavoro. “Il progetto Masp è il risultato di una sperimentazione attuata all’interno del Comune di Milano”, sostiene l’assessore alle Politiche per il Lavoro e Risorse Umane del Comune di Milano, Cristina Tajani. “A donne (e uomini) in congedo parentale, è stato offerto un modo per riflettere sulle nuove competenze che la genitorialità lascia in ognuno, trovando il modo per applicarle al ritorno in ufficio e facendone un punto di forza”.

Il progetto Masp

“Riconoscere queste soft skill è un arricchimento per chi lavora e per le aziende ed è per questo che l’Unione europea ha voluto scommettere sul tema. Un progetto che ci ha permesso di vedere l’essere genitori come un valore aggiunto per le persone e per la società e non come un ostacolo. Fare dell’innovazione organizzativa nel mondo del lavoro un volano di attrattività è nostro obiettivo da tempo. Così è stato per il lavoro agile, e così continuiamo a fare in tema di welfare aziendale, di politiche di conciliazione. Grazie alla piattaforma e all’app accessibili da ogni supporto informatico – conclude Tajani – consentiamo a molti giovani, ma soprattutto a tante donne, oggi le più colpite dalle ricadute economiche della pandemia, di scoprire le opportunità di formazione proposte da Afol in linea con le proprie competenze e con le proprie aspirazioni”.