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I rider di Deliveroo contro l’algoritmo

I rider di Deliveroo contro l’algoritmo

Dire che i rider sono i nuovi lavoratori a cottimo è ormai riduttivo. Lo sono, certo, ma con un’aggravante notevole: avere un algoritmo come “capo”, un’interfaccia al posto di un interlocutore umano. Un’interazione impossibile e confusa nella quale la parte dei rider pare destinata a perdere sempre, come dimostra l’ultimo caso che ha coinvolto Deliveroo.

Secondo Repubblica, infatti, il boom delle consegne via app non avrebbe favorito le condizioni dei lavoratori, finendo anzi per peggiorarle: una consegna che un tempo fruttava a un rider 4,50 euro (lordi), oggi vale appena 3,77 euro. Che è successo?

A cambiare sono stati alcuni parametri di pagamento: ad esempio, Deliveroo aveva annunciato di voler pagare in base alla distanza percorsa dal rider. Sembrerebbe una buona idea, quella di compensare il percorso fatto in bici, motorino o auto. Peccato che l’algoritmo renda questo calcolo fumoso, perché la distanza è difficilmente calcolabile attraverso l’app. “Non si sa, non si può quantificare – ha detto Elio Sabbatini, rider trentenne –, per questo chiediamo una interlocuzione sull’algoritmo”.

Deliveroo ha negato quanto denunciato dai rider, definendo la notizia “priva di ogni fondamento” e ricordando che i minimi “sono regolati dal Contratto collettivo nazionale tra AssoDelivery e Ugl”, di cui True Working si è già occupato. Ma ha anche aperto alla discussione sull’algoritmo, ammettendo che “un algoritmo astratto non saprà mai trovare soluzioni vantaggiose”.

Viste le recenti aperture in temi di diritti dei lavoratori fatte da Just Eat, sarebbe ora che anche Deliveroo e il resto della concorrenza facesse la sua parte.

(Foto: Flickr / Deliveroo)