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Buffett conferma: l’era del petrolio non è ancora finita

Buffett lo conferma: l'era del petrolio non è ancora finita

Perché leggere questo articolo? Warren Buffett spinge i suoi affari sul petrolio. Questa è di per sé una notizia. Il re della finanza sceglie la meno green delle fonti. E i fatti sembrano dargli ragione.

Così come l’età della pietra non è finita per mancanza di pietre, l’età del petrolio non finirà per mancanza di petrolio. Le nuove scoperte, unitamente alla crisi energetica dell’ultimo biennio, stanno rilanciando l’oro nero a dispetto da ogni profezia sulla sua fine. E a confermare che per il petrolio l’era della presenza massiccia nei business degli investitori non sia vicina alla fine è stato nientemeno che sua maestà Warren Buffett.

Buffett, avanti tutta sul petrolio

Nella prima grande operazione condotta dopo la morte dello storico regista delle operazioni Charlie Munger, recentemente scomparso alla veneranda età di 99 anni, la Berkshire, la finanziaria di Buffett, ha scommesso sul petrolio. Per la precisione acquistando azioni ulteriori della Occidental Petroleum, “Oxy” per gli amici. Un colosso da 26 miliardi di dollari di fatturato egemone nell’estrazione del greggio nella verdissima California e tra i maggiori produttori nel ricco e prospero mercato del Texas.

Buffett ha acquistato il 14 dicembre scorso 588 milioni di dollari di azioni dell’Occidental Petroleum e possiede ora una partecipazione del 27% in Occidental per un valore di 13,6 miliardi di dollari nel gruppo di Houston. Berkshire ha inoltre warrant per l’acquisto di altre 83,8 milioni di azioni al prezzo di 56,62 dollari ciascuna per un valore totale di 4,7 miliardi di dollari, che al valore attuale equivarrebbe a un’ulteriore quota del 9,4%.

Il fiuto di Buffett sul greggio

Cosa ha spinto Buffett alla mossa? Le attività di Oxy per espandere il business del petrolio in America. La Occidental è infatti destinata ad espandere le sue attività nel Bacino Permiano (Permian Basin), un bacino sedimentario che si estende nella parte occidentale del Texas e in Nuovo Messico e rappresenta la Mecca del petrolio Usa.

Il Bacino Permiano, così chiamato perché contiene uno dei depositi rocciosi del periodo geologico Permiano più spessi al mondo, è il giacimento petrolifero con la maggiore produzione negli Stati Uniti, con una quota estratta media di 4,2 milioni di barili di petrolio greggio al giorno in un’area che ha le sue basi operative nelle tre cittadine di Midland, Odessa e San Angelo. Nel Bacino Permiano il petrolio è estratto anche mediante l’invasiva tecnica dello shale oil. E Occidental ha l’11 dicembre scorso ufficializzato l’acquisto, CrownRock, uno dei produttori privati ​​di shale oil degli Stati Uniti più importanti in un accordo del valore di circa 12 miliardi di dollari, debito compreso.

Una scelta strategica per gli Usa

“Un’acquisizione di successo di CrownRock consoliderebbe la posizione di Oxy come il secondo più grande operatore nel prolifico bacino del Permiano, nel sud-ovest degli Stati Uniti, dove ha prodotto 968mila barili di petrolio equivalente al giorno in agosto”, seconda solo al colosso Exxon, nota il Financial TimesWarren Buffett sa che nonostante la spinta sull’economia della transizione energetica gli Usa restano centrali nelle fonti fossili tradizionali. Il loro dominio sull’Occidente e la loro influenza globale passano anche dalla capacità di essere al riparo dalla buriana dei costi energetici aumentando la propria indipendenza dal resto del mondo.

In un mondo che vede l’Opec+ giocare contro gli Usa per spingere i prezzi verso l’alto a favore di Russia, Iran, Arabia Saudita, Venezuela e altri produttori, gli Emirati Arabi Uniti ospitare il Cop28 da un lato e trescare sul greggio dall’altro e le dinamiche energetiche centrali sulla gestione dell’inflazione e dei trend economici, “Re Petrolio” non abdica. E il mago della finanza Buffett gli dà la pozione magica per allungare la vita: il denaro sonante. Del resto, le azioni Occidental in cui Buffett era già primo azionista hanno segnato +500% dall’inizio della pandemia in avanti. Un segno dei tempi di un passato che non vuole passare. Specie se il mondo inquieto spinge gli Stati, Usa in testa, a preferire l’usato sicuro ai salti nel vuoto di una drastica e totale transizione di sistema.