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Lo tsunami Ghali travolge Sanremo, la musica e l’Italia intera

Lo tsunami Ghali travolge Sanremo, la musica e l’Italia intera

Perchè leggere questo articolo? Ghali torna a far parlare di sé. E si prende il Festival di Sanremo 2024, da vincitore morale o no. Il suo “stop al genocidio a Gaza” diventa hit che sensibilizza e divide. Così l’araba fenice del trap italiano rinasce dall’Ariston, dopo un periodo di caduta.

“Stop al genocidio”. Tre parole diventate subito hit. Così Ghali si prende Sanremo 2024. Per molti è il vincitore morale del Festival. Per altri, un mistificatore che ha usato il palco dell’Ariston per fini politici. Il rapper ha conquistato il centro della scena con la sua dichiarazione contro Israele. Sono bastati pochi secondi infatti perché da Sanremo si scatenasse infatti un vero butterfly effect. Un terremoto mediatico, che ha fatto rivoltare i sostenitori di Israele, tra cui l’ambasciatore di Tel Aviv in Italia, la destra e la Rai stessa. Che addirittura, in un primo momento, ha oscurato quei secondi di esibizione su Rai Play. La dichiarazione del rapper di origine tunisine però è arrivata nel picco della finale, con 15 milioni di italiani incollati allo schermo. La scelta del tempo, in politica, è chiave. E Ghali non poteva scegliere tempismo migliore.

L’araba fenice Ghali: dopo la caduta, rinasce all’Ariston

L’artista di Casa mia, che otto anni fa ha rappresentato uno tsunami nella musica italiana, e ora sembrava essersi perso, dimostra che invece ha ancora molto da dire. Pochi come lui riescono a fare breccia nell’opinione pubblica. Già nel lontano 2016 era considerato il nome emergente della nuova generazione. Il singolo Cara Italia l’ha consacrato a popstar con vocazione nazionalpopolare, in grado di raccontare il Paese alle seconde leve.

Ma dopo i successi di Pizza Kebab e Habibi ha annacquato la propria immagine, trasformandosi in un semplice hit maker. La fama e il successo hanno travolto l’artista. La rovinosa caduta da lui messa in scena a Sanremo 2020 ha rappresentato metaforicamente quel buio periodo della sua carriera, costellato da passi falsi ed errori. Adesso Ghali torna a calcare il palco dell’Ariston, non come un’ultima spiaggia ma come modo per rilanciarsi e far parlare di sè. E bene o male, ce l’ha fatta.

Nel bene o nel male, Ghali fa parlare di sè

Lontano dall’odio, lontano dal cuore. Oggi se non hai hater non sei nulla, senza nessuno che ti detesta cadi. Così oltre che sensibilizzare, il rapper di Baggio punta a scuotere, provocare e dividere. Se col testo della canzone portata al Festival e nella cover di L’Italiano di Toto Cotugno fa riflettere sull’integrazione, il razzismo e la guerra. Con sole tre parole, poi, costringe un intero Paese a fare i conti con ciò che avviene a Gaza. Inimicandosi subito Alon Bar, l’ambasciatore israeliano a Roma, che su un post su X ha definito l’affermazione del cantante “una vergognosa provocazione superficiale e irresponsabile”.

Non è cosa nuova che Ghali non abbia paura ad esprimersi e prendere posizione. Anche a costo di compiere delle pagliacciate. Come nel caso dello scontro con Matteo Salvini, durante il derby di Milan-Inter del 2021 a San Siro. Nonostante entrambi tifino per i rossoneri, al gol realizzato da un giocatore di origine nigeriana del Milan si è scatenato il parapiglia. Ghali si è scagliato contro Salvini, sostenendo che non avrebbe dovuto esultare dato che aveva segnato un nero “di quelli che fai morire di fame”. Già dal 2019 l’esponente della Lega è nel mirino del rapper. Ghali infatti lo cita polemicamente – e più o meno esplicitamente – nei suoi testi. “Salvini dice che chi è arrivato col gommon non può stare .it, ma stare .com”. E anche: “Alla partita del Milan ero in tribuna con gente. C’era un politico fascista che annusava l’ambiente. La squadra da aiutare a casa propria praticamente. Forse suo figlio è pure fan, ché mi guardava nel mentre”.

Ma chi è Ghali?

Nato a Milano il 21 maggio 1993 da genitori tunisini, Ghali Ambdouni, in arte Ghali, è uno dei rapper più importanti della scena hip hop italiana. Cresce a Baggio, quartiere della periferia milanese, dove vive un’infanzia molto difficile. Suo padre finisce in carcere quando è solo un bambino e sua madre si fa in quattro per donargli una vita tranquilla. Si appassiona alla musica rap da giovanissimo, ispirato dalle sfide freestyle di Eminem. Il suo amore per la musica e per la scrittura lo aiutano a sfuggire a un ambiente di criminalità e degrado. Nel 2011, con il nome d’arte Fobia, fonda i Troupe d’Elite, insieme ad un esordiente Ernia, alla cantante Maite e al produttore Fawzi. Il suo talento cattura subito l’attenzione di Gué Pequeno, che lo assolda per la sua etichetta discografica Tanta Roba. E di Fedez, che lo porta in tour con sé.

Nel 2016 comincia la sua carriera da solista con il nome di Ghali. Pubblica Ninna nanna, il singolo che incornicia chiaramente lo scenario di riferimento dell’artista. L’infanzia, la periferia, l’immigrazione, la voglia di rivincita, una Milano varia, frammentata e discontinua. Poi Happy Days, Pizza Kebab, Cara Italia, Boogieman e Good times conquistano il pubblico italiano. Dopo un anno e mezzo da Sensazione Ultra, lo scorso dicembre è uscito Pizza Kebab Vol. 1, l’ultimo album di Ghali. Si tratta di un ritorno alle origini trap, dopo un lungo giro nel genere pop e 50 dischi di platino e 15 oro.