Home Sports Dazn down, è caos tra partite invisibili e app mute. L’azienda costretta alle scuse

Dazn down, è caos tra partite invisibili e app mute. L’azienda costretta alle scuse

Dazn down, è caos tra partite invisibili e app mute. L’azienda costretta alle scuse

La furia social è montata che a Torino e Marassi le squadre erano in campo da qualche minuto. Partite invisibili per tutti o quasi, app mute, rotelline impazzite e sullo schermo desolatamente nero la scritta incubo di questo inizio di campionato: “Al momento c’è un problema nell’aprire DAZN. Prova a riaprire l’applicazione o il browser più tardi”. Che poteva anche essere un suggerimento ragionevole se non fosse che a misurarsi con il down di DAZN erano utenti convinti di poter seguire Sampdoria-Napoli e Torino-Lazio. Alle 18,30 come previsto da calendario, non chissà quando.

Dazn down, migliaia di tifosi bloccati tra app mute e partite invisibili

Un crollo totale che ha coinvolto migliaia di utenti suscitando rabbia e frustrazione, anche perché il problema denunciato è stato risolto quasi alla fine del primo tempo privando così i tifosi del servizio pagato con il proprio abbonamento. Non è stata la prima volta, anzi. Il down di questo giovedì di turno infrasettimanale ha ricordato quello che nel finale della scorsa stagione impedì la visione di Inter-Cagliari: un campanello d’allarme non raccolto dai dirigenti della Serie A che hanno scelto DAZN come titolare dei diritti mettendo in un angolo Sky. Già nel giorno del debutto, in pieno agosto, la caduta di un server aveva messo a dura prova la pazienza dei tifosi oscurando i primi minuti di Inter-Genoa. Copione ripetuto a scacchiera in quasi tutti gli eventi delle prime 5 giornate con altro picco negli istanti decisivi di Napoli-Juventus a causa di uno ‘spike’ (picco di connessioni) in concomitanza con la rete vittoria dei partenopei firmata Koulibaly.

Poi altri episodi segnalati senza la possibilità di dare una spiegazione convincente. A perdere l’appuntamento con la partita, infatti, non sono stati solo gli sfortunati abitanti delle zone meno connesse d’Italia ma anche residenti-abbonati nelle grandi città raggiunte regolarmente dalla fibra. Con l’aggravante della visione quasi perfetta di Inter-Real Madrid, il grande debutto di Prime Video nel mercato italiano dei diritti sportivi. Uno stillicidio esasperante e che ha esasperato tutti.

Dazn down, per la Serie A è stato un salto nel buio?

La domanda è: perché i club di Serie A si sono fidati di DAZN costringendo il calcio italiano a un salto nel buio? Perché non hanno verificato prima che fosse garantita continuità e qualità del servizio? Anche quando la connessione non ha avuto problemi, infatti, è stata evidente la differenza di immagini rispetto allo standard abituale su Sky. Un confronto impietoso non solo agli occhi degli addetti ai lavori. Ufficialmente la risposta è che l’offerta della Ott era irrinunciabile in un momento di grande crisi: troppi i 90 milioni in più messi in busta per ciascuna delle tre stagioni del bando (840 contro 750) con in più l’idea di andare a prendere un pubblico diverso e più giovane rispetto al solito. Scelta che si è rivelata suicida visti i problemi, per altro ampiamente pronosticabili, di questo primo mese di campionato.

Dazn e l’interpretazione dei dati dell’audience

Le criticità di DAZN non sono solo legate alla connessione. C’è anche il grande tema della rilevazione dei dati d’ascolto che agita pubblicitari e Agcom, sul piede di guerra per la scelta della Ott di affidarsi a un sistema nuovo che si basa sull’auto rilevazione da parte della tv con certificazione di Nielsen. Niente Auditel, insomma, unico operatore considerato indipendente dal mercato pubblicitario e non solo. Non è una questione marginale, anzi. Anche perché i numeri rimandati da Auditel e da DAZN-Nielsen divergono in maniera profonda. Per fare un esempio, l’audience della sfida Juventus-Milan è stata misurata in 852.000 telespettatori (senza contare telefonini, pc e tablet) da Auditel ed è diventata 2,2 milioni per il broadcaster che pure ha dichiarato che il 70% delle visioni avviene attraverso tv, dunque rilevabile da Auditel. In ballo ci sono tanti soldi. Non solo quelli investiti dalla Ott ma anche la suddivisione di una fetta dei diritti tra le 20 squadre della Serie A che assistono perplesse a quanto sta accadendo. L’Agcom è pronta a intervenire e il Governo è stato chiamato ad occuparsi della questione sull’onda delle segnalazioni dei tifosi e di chi si occupa del mercato pubblicitario.

Dazn, e se il banco dovesse saltare? Ecco le opzioni in campo

Il rischio è che si tratti di una toppa tardiva. Cosa succederà se DAZN continuerà a non essere in grado di fornire il servizio richiesto con puntualità? Immaginare un ritorno dei diritti a Sky è pura fantascienza e forse non rientrerebbe nemmeno nelle strategie di Santa Giulia che ha alleggerito i costi dando ossigeno a un bilancio che nel 2020 ha chiuso in pesante passivo. Pensare a un backup sui canali satellitari (un ritorno al 209 degli anni scorsi) potrebbe rappresentare il compromesso anche se andrebbe contro la filosofia di business di DAZN e gli interessi di TIM, il grande partner che ha accompagnato il maxi investimento da 2,5 miliardi fino al 2024. Dal punto di vista tecnico potrebbe non essere difficile, visto che già esistono due segnali Sky dedicati ai clienti commerciali (bar, ristoranti e locali), ma significherebbe tornare al punto di partenza in posizione di svantaggio assoluto. E lo stesso vale per l’ipotesi di portare la app DAZN su SkyQ come avrebbe voluto Sky in estate arrivando ad offrire mezzo miliardo a stagione per il disturbo. Denaro respinto perché avrebbe fatto concorrenza al box di TIMVision. Un intreccio inestricabile con un’unica certezza: chi paga sono i tifosi. Oggi. Se il banco dovesse saltare, a piangere lacrime amare diventerebbe l’intero sistema che si regge – troppo – sui ricavi dei diritti tv.