Home Economy Tampon tax, Eva in Rosso: “Il Governo Meloni alimenta il gender gap”

Tampon tax, Eva in Rosso: “Il Governo Meloni alimenta il gender gap”

Tampon tax, Eva in Rosso: “Il Governo Meloni alimenta il gender gap”

Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Con la legge di bilancio 2024 il governo ha approvato l’innalzamento dell’IVA sugli assorbenti dal 5% al 10%. La cosiddetta Tampon Tax. Il costo degli assorbenti aumenta, quindi. Rendendoli un bene non accessibile a tutte le persone che devono gestire il flusso mestruale. Parallelamente ad agosto 2023 è stato pubblicato negli USA il primo studio sui prodotti mestruali usando sangue umano e non più soluzione salina. Cosa ostacola l’igiene mestruale? Ne abbiamo parlato con Valentina Lucia Fontana, presidente di Eva in Rosso e una delle organizzatrici del Festival del Ciclo Mestruale: “In Italia situazione preoccupante, la Period Poverty è anche una questione di salute”

La nuova legge di bilancio ha aumentato, dal 1° gennaio 2024, l’IVA su assorbenti, tamponi e coppette mestruali e alcuni prodotti per la prima infanzia, come latte, preparazioni alimentari e pannolini. Dal 5% si torna al 10%, quella che viene chiamata la tampon tax. Una vera e propria marcia indietro da parte dello stesso governo. Che l’aveva ridotta al solamente un anno fa. Con la legge di bilancio 2023, infatti, si era compiuto il percorso al contrario: dal 10% al 5% ma con un ampio argine di libertà dato ai rivenditori. Che potevano decidere il costo finale del prodotto e quindi se abbassarlo o mantenerlo costante aumentando il proprio profitto.

L’inversione a U arriva quindi da un governo che, nelle intenzioni, pone al centro il valore della famiglia e della donna, ma poi, quando c’è da tagliare, non esita nemmeno in questi ambiti.

Lo studio Usa sulla capacità assorbente dei prodotti mestruali (finalmente)

Parallelamente si sollevano delle riflessioni sulla qualità dei prodotti mestruali. Ad agosto 2023, negli USA, è stato pubblicato il primo studio sulla capacità assorbente dei prodotti mestruali svolto utilizzando sangue umano. È il primo studio su tali dispositivi che non usa acqua o soluzione salina, che hanno una composizione e una viscosità molto diversa rispetto al sangue mestruale. Da ora c’è la possibilità di aumentare la qualità dei prodotti mestruali. Ma solo da ora. Fa emergere una grande perplessità il fatto che non siano state condotte prima delle ricerche coinvolgendo del sangue umano e non un composto diverso.

Lo studio ha anche un altro risvolto. Misurare con precisione la capacità dei dispositivi per la gestione del flusso mestruale consente di valutare anche l’abbondanza di tale flusso e quindi facilita la diagnosi di anomalie e problemi di salute. Gli studi sulle mestruazioni e sui prodotti relativi restano pochi, così come quelli su un’area della salute – quella legata alla riproduzione – che tradizionalmente è connessa alla componente femminile della popolazione, ma non riguarda solo le donne cisgender.

Fontana (Eva in Rosso): “L’Italia sceglie di ignorare la Period Poverty”

Cosa ostacola l’igiene mestruale in Italia? Ne abbiamo parlato con Valentina Lucia Fontana, presidente di Eva in Rosso e una delle organizzatrici del Festival del Ciclo Mestruale.

“La scelta del dispositivo mestruale è molto personale e influenzata da diversi fattori. Accessibilità, condizione economica, conoscenza delle alternative. Per dirne alcuni – spiega a True-News.it -. In Italia la situazione è preoccupante. Ci sono tante persone che vivono la Period Poverty (non avere denaro sufficiente per comprare assorbenti e antidolorifici), un aspetto non considerato dalle istituzioni ma che impatta sulla quotidianità di milioni di persone che mestruano. Quando si parla di povertà mestruale si pensa a Paesi lontani ed è un problema talmente ignorato in Italia che nell’ultima legge di bilancio l’iva sugli assorbenti è stata riportata al 10%. Assurdo! Questo porta a scegliere assorbenti a basso costo realizzati con materiali dannosi per il nostro corpo, per non parlare dell’impatto ambientale. Insomma, per l’ennesima volta le persone che mestruano sono messe in condizioni di disagio alimentando ulteriormente il gender gap”.

Valentina Lucia Fontana prosegue: “Siamo ancora molto lontano da considerare i dispostivi mestruali come un bene di prima necessità. E questo si evince, appunto, dalla tassazione. Ma anche dalla mancata educazione e informazione sulle opzioni che abbiamo per la gestione del flusso. In questo panorama, l’azione di divulgazione e sensibilizzazione che portiamo avanti con Eva in Rosso (associazione no profit) e Il Festival del Ciclo Mestruale è più che mai necessaria, perché finché non avremo il diritto di mestruare non verremmo riconosciuti come corpi“.