Home Politics Paragone, Pappalardo & co. Che fine hanno fatto i leader No vax?

Paragone, Pappalardo & co. Che fine hanno fatto i leader No vax?

Paragone, Pappalardo & co. Che fine hanno fatto i leader No vax?

Perché leggere questo articolo? Paragone è uscito dal gruppo, il generale Pappalardo si è unito al generale Vannacci ed Enrico Montesano non recita più. Qualcuno ha provato a riciclarsi come anti-qualcos’altro. Qualcuno è morto. Nessuno ha avuto successo in politica. La dura vita dei leader No vax dopo la pandemia. 

Paragone è uscito da Italexit. Non sarà Jack Frusciante che esce dal gruppo, ma l’abbandono della creatura populista, euroscettica e complottista da parte dal fondatore stesso ha un nonsoché di cult. Dietro la dirompente decisione dell’ex giornalista di abbandonare la sua Italexit – per tornare a fare il giornalista – c’è il sapore di una stagione della nostra vita che finisce, quella della pandemia. Stagione che, a dire la verità, abbiamo dimenticato senza troppa malinconia. E rapidamente, insieme coi cari vecchi leader No vax. A sei mesi dalla fine ufficiale della pandemia non c’è uno dell’antagonismo al vaccino a cui la fortuna politica abbia arriso.

La dura vita politica dei leader No Vax dopo la pandemia

Il generale Pappalardo, Enrico Montesano, Sara Cunial, Fabio Tuiach. Dite la verità: vi eravate scordati di loro? Più che una domanda, questa pare essere un’affermazione. Almeno a guardare i risultati elettorali delle formazioni politiche condotte dai vari paladini della galassia No vax. Se l’Oms ha ufficialmente sancito il 5 maggio 2023 come giorno conclusiva della pandemia per il mondo, in Italia la data può essere anticipata al 25 settembre 2022, giorno delle elezioni politiche. Non tanto per l’affermazione alle urne di Giorgia Meloni, unica leader a non aver preso parte all’ultimo governo del periodo pandemico, quello di Mario Draghi. Quanto piuttosto per il risibile risultato elettorale dei partititi, partitini e accrocchi orbitanti intorno al mondo No vax.

Per tutta la campagna elettorale ci avevano promesso di entrare in Parlamento per punire il tradimento dei partiti compromessi con le restrizioni. I No vax hanno combattuto il sistema, il sistema ha vinto. L’avventura elettorale dei micro-partiti No vax, no-green pass, pro-Putin che dir si voglia, “rossobruni” per loro stessa definizione, è stata accolta dagli italiani con una sonora pernacchia. Per assurdo, è stata proprio Italexit dell’oggi fuoriuscito Paragone la formazione più vicina all’agognata soglia. Oddio, all’1,9% dell’ex conduttore de La Gabbia sarebbe servito quasi il doppio per arrivare al 3%. Resta comunque il miglior risultato elettorale della galassia No vax.

Pappalardo, Montesano & Co. Finito Covid, finita carriera

Peggio di Italexit ha fatto Italia Sovrana e Popolare, ferma all’1.1%. L’accrocchio rossobruno che univa il nostalgico comunista Marco Rizzo, il filosofo anti-turbomondialista Diego Fusaro ha raggiunto quota da partitino di Di Maio e si è quindi avvicinato alla destra eterodossa di Gianni Alemanno. Il 25 settembre 2022 è stato il giorno del trionfo della destra italiana. Non tutta però. Non è riuscita la scalata ad Alternativa per l’Italia, partito cattolico, no-euro e oscurantista del duo Mario Adinolfi e Simone Di Stefano, novelli Asterix e Obelix. Mentre la destra si espande in lungo e in largo, resistono alla chiamata in Parlamento, raccogliendo 16mila voti: lo 0,06% del totale.

Un altro fallimento vistoso è quello del partito Vita, lista che racchiude la parte più estrema del movimento No vax. Gli ex Cinque Stelle Sara Cunial e Davide Barillari avevano cercato di sfuggire alla censura di Facebook trasferendosi su Sfero, una piccola piattaforma di blogging “totalmente italiana”. Lì aveva trovato spazio anche Stefano Montanari, studioso di nanoparticelle e scie chimiche. L’unione però non aveva fatto la forza: Vita si è fermata allo 0,8%. Per trovare risultati alle urne superiori all’irrilevante, i No vax sono dovuti scendere nel locale. Così a Bolzano, seconda città d’Italia per reddito pro capite, la lista promossa anche da Enrico Montesano è arrivata al 6%, mentre a Bressanone ha sfiorato il 9%.

Lontano dalla politica, per i No vax non va meglio

Dall’exploit elettorale, però, l’attore romano non ha tratto grossi benefici. In un’intervista a Fanpage, Montesano ha ammesso di essere stato “dileggiato e vilipeso, vorrei cancellare quella vicenda dalla mia vita”. Ha poi aggiunto: “La mia carriera si è fermata perché non ho un pensiero gestibile, ma mi piacerebbe tornare a recitare”. Fossimo rimasti alla Prima repubblica, avremmo commentato con un laconico “gli elettori non hanno capito” la proposta dei leader No vax. Ma non è che lontano dalla politica partitica, le cose per i nostri paladini vadano meglio. Così il fantomatico Generale Pappalardo è stato degradato. Le forze armate hanno ritenuto lesive le azioni dei Gilet arancioni guidati dal generale Pappalardo. Che ha così deciso di accostarsi al parigrado sulla cresta dell’onda: il generale Vanncci, in favore del quale Pappalardo ha dichiarato di voler raccogliere 5 milioni di firme. A qualche leader No vax è andata anche peggio. Come a Luigi Marilli, leader dei No vax abruzzesi, stroncato a 63 anni dal Covid.