Home Politics Milano, aria di crisi in Montenapoleone? Cartier non vuole perdersi i clienti

Milano, aria di crisi in Montenapoleone? Cartier non vuole perdersi i clienti

Milano, aria di crisi in Montenapoleone? Cartier non vuole perdersi i clienti

Sarà forse per questo che all’altezza di via Montenapoleone 16 ci sono due uomini in elegante uniforme, che sembrano quasi soldatini appena usciti dallo Schiaccianoci, che chiedono ai passanti: “Cercate Cartier?”. Ragioni puramente logistiche o dietro c’è una questione di… business? Oggettivamente in questi mesi la storica gioielleria si sta rifacendo il look ed è chiusa. In alternativa, è stata aperta una nuova temporary boutique in via Gesù, 4. Una location temporanea proprio dietro l’angolo, ma i clienti, abituali od occasionali, e i turisti distratti potrebbero non farci caso e tirare dritto di fronte alle serrande abbassate in Montenapoleone. E così, che li si voglia chiamare “buttadentro” o si preferisca vederli come una sorta di “segnalatica vivente”, ecco i due aitanti giovanotti che offrono indicazioni ai passanti e accompagnano gli aspiranti clienti nel nuovo negozio, coprendoli con tanto di ombrello in caso di pioggia. 

A Milano in Montenapoleone negozi (ancora) vuoti

Un servizio di super lusso, quello offerto da Cartier, certamente. Ma, in un’atmosfera da “anche i ricchi piangono”, a qualcuno dà da pensare. Perché tira aria di crisi, signora mia, anche in pieno Quadrilatero della moda a Milano. Se lo dicono le milanesi e le turiste che si aggirano in questi giorni in zona Montenapoleone. Chi, dopo settimane di reclusione forzata causa pandemia, torna a passeggio nelle eleganti vie del centro, piene zeppe oggi come allora delle boutique più chic, rimane colpito dall’effetto Covid: i marciapiedi, e soprattutto i negozi, sono ancora piuttosto vuoti. Non ci sono più le folle di fashioniste e fashionisti che si accalcano per fare shopping, da Bulgari a Louis Vuitton, da Moncler a Prada, per proseguire con Roberto Cavalli, Etro, Gucci, Burberry, Dior… Una vetrina dopo l’altra, le griffe sono ancora lì, con le loro vetrine scintillanti ed elegantissime come sempre, ma, a guardare dentro, in tanti casi sembra di vedere solo i commessi. 

Cartier e quei giovanotti in livrea in Montenapoleone a Milano

C’è chi dice che il segmento del lusso non abbia risentito della pandemia, perché i ricchi tali erano e tali sono rimasti, e chi sottolinea invece come l’aria di crisi (a cui la Lombardia ora sembra reagire) si respirasse già prima dell’ormai lontano marzo 2020, in cui l’emergenza Coronavirus è cominciata. Di sicuro mancano ancora tanti turisti, soprattutto i cinesi, che di solito affollano i negozi dei brand di lusso in via Montenapoleone e dintorni con la mano sul portafoglio. Perché è anche vero che poco più in là, di fronte ai negozi del fast fashion come Zara, la coda di aficionados in attesa di entrare non manca. Ecco perché, allora, quegli aitanti giovanotti in livrea che accompagnano i passanti da Cartier fanno pensare. Non sarà che le griffe di alta moda sono costrette a dare la caccia (pur sempre in versione elegante e raffinata) ai clienti?