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Gruppo misto, il porto sicuro nel naufragio dei partiti

Gruppo misto, il porto sicuro nel naufragio dei partiti

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Abouubakar Soumahoro ha annunciato ieri il suo passaggio al Gruppo misto della Camera. Nella precedente legislatura, a fine mandato, erano ben 113 i parlamentari confluiti nei misti di Camera e Senato. Un incremento che si spiega con la perdita di centralità dei partiti secondo Pino Pisicchio, e con l’implosione dei Cinque Stelle secondo Loredana De Petris.

Al Gruppo Misto della Camera dei deputati, almeno fino a ieri, quando Aboubakar Soumahoro ha annunciato la sua adesione, i parlamentari iscritti erano 9. Entrati nella conta, secondo il sito della Camera, in tre differenti modalità previste dal regolamento. Tre perché non iscritti ad alcuna componente parlamentare, tre eletti con + Europa, tre in rappresentanza delle minoranze linguistiche.

Il deputato ivoriano, eletto come indipendente nelle liste di Alleanza Verdi-Sinistra italiana ha stabilito quindi un record: è il primo deputato che attracca nel porto sicuro del Gruppo Misto della XIX legislatura. Il  primo in una Camera con 400 deputati e non più 630.

Nella scorsa legislatura 113 iscritti al Gruppo Misto

La storia del Parlamento italiano è costellata di cambi di passaggi ai Gruppi misti di Camera e Senato, tanto che nella scorsa legislatura, al momento dell’elezione del Presidente della Repubblica, se ne contavano, secondo i dati Openpolis, 113 tra i due rami di Parlamento.

Fino al 1992 i partiti minori erano stati rappresentati in Parlamento. Dal 1994, a seguito della riforma elettorale, la norma è stata ritenuta inapplicabile a un sistema elettorale di tipo maggioritario. Perso l’originario carattere “residuale”, il Gruppo Misto si è trasformato in un enorme contenitore anche di parlamentari transfughi in posizione di attesa rispetto all’ingresso in un altro gruppo.

L’ulteriore riforma elettorale del 2005, riproponendo un sistema  proporzionale con soglia di sbarramento e premio di maggioranza, secondo alcuni costituzionalisti, ha favorito l’incremento del fenomeno del passaggio nel Misto. Gruppo nel quale si trovano a convivere, data la diversa provenienza, diverse anime.

Nel Gruppo Misto di passaggio

La lista di deputati e senatori passati ai gruppi misti nella storia della Seconda Repubblica è lunghissima (ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi, 2008-2011, erano 116 i componenti dei Misti di Camera e Senato). Per questo, ci limiteremo solo a qualche nome di “predecessori” di Soumahoro nella legislatura che ha preceduto l’attuale.

Il deputato lombardo Doris Devi, entrato a Montecitorio come Cinque Stelle, dopo una tappa il 9 luglio 2021 nel gruppo Liberi e Uguali, il 10 febbraio 2022 era entrato nel Gruppo misto.

Per la deputata Maria Teresa Baldini, il Misto era stata solo una tappa: eletta in Fratelli d’Italia, era passata al Gruppo Misto dal 6 agosto 2020, per entrare in Forza Italia dal 18 agosto 2020. Il 27 maggio 2021 era andata in Coraggio Italia, approdando il 23 dicembre 2021 ad Italia viva.

Claudio Pedrazzini, deputato eletto in Forza Italia, dal 9 settembre 2019 nel Gruppo Misto, era passato a Coraggio Italia dal 27 maggio 2021, per poi tornare nel Gruppo misto dal 1° dicembre 2021.

Tre cambi anche per Michela Rostan, eletta nelle file di Liberi e Uguali (Campania 1), passata dal 19 febbraio 2020 per le file di Italia viva e giunta dal 2 febbraio 2021 nel Gruppo Misto.

Pit-stop nel Misto al Senato per Giovanni Marilotti, recordman di cambio casacche. Nel M5S prima, nel Gruppo misto poi. E dopo nel Gruppo per le autonomie, poi nel Gruppo Europeisti-Maie-Centro Democratico e poi di nuovo nel Gruppo Misto. Infine nel Pd dal 15 aprile 2021.

Il Gruppo Misto? Segno della crisi del sistema politico

Alla Camera nel dicembre 2021 erano 66 i deputati del Gruppo misto. E a loro difesa Pino Pisicchio, all’Huffington Post, dichiarava: “Si guarda al Misto come se fosse una patologia, ma è solo l’elemento tangibile di una totale mancanza di quelli che erano gli elementi costitutivi della democrazia parlamentare: i partiti. Un tempo i partiti esaurivano al loro interno la possibilità di dissentire. C’erano congressi, c’era una dialettica democratica. E c’erano le preferenze, che si facevano pesare nelle dinamiche interne, e il segretario non poteva non tenerne conto. La crisi del sistema politico, che negli ultimi 10 anni è imploso, ha avuto come effetto quello di ingrossare le fila del Misto”.

Nell’articolo, a firma di Pietro Salvatori, era spiegato: “Alla Camera il gruppo Misto conta 66 deputati. Le componenti politiche sono sei (Minoranze linguistiche, Noi con l’Italia, Centro democratico, Azione e +Europa, Alternativa) e contano 41 onorevoli, 15 solo in Alternativa, che a differenza del gruppo di Lupi è nata da una scissione del Movimento 5 stelle. Ben 25 sono i non iscritti ad alcuna componente”.

Il boom con i Cinque Stelle

E ancora: “I senatori sono 47, 26 senza casa, gli altri divisi in 7 componenti (Leu, Azione e +Europa, Idea e Cambiamo, Idv, Italexit, Potere al popolo e Partito comunista), molte delle quali nate da cambi di casacca durante la legislatura. Idv, Potere al popolo e Partito comunista, per esempio, sono rappresentanze formate ciascuna da un unico componente, che nel 2018 era stato eletto tra i 5 stelle.

Infatti, Loredana De Pretis (Leu), capogruppo del Gruppo misto alla Camera, interpellata dal giornale, spiegava l’exploit del Misto con i problemi interni ai 5 Stelle: “Tra espulsioni e chi dissente abbiamo avuto subito i primi arrivi ai tempi del governo gialloverde. Avevano regole molto rigide, facevano mille assemblee di gruppo, regnava il principio del ‘si decide tutti insieme’. Quando le regole sono state smantellate è franato tutto e abbiamo raccolto la diaspora”. E concludeva: “Spesso il Misto lo si utilizza come periodo di decantazione prima di trasmigrare a un altro partito”.