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Giovanni Toti e il continuo debutto al gran ballo dei centristi

Giovanni Toti e il continuo debutto al gran ballo dei centristi

Cambiamo! nel 2019, Coraggio Italia lo scorso anno e, adesso, Italia al Centro. Smentendo la regola aurea che al ballo in società ti puoi definire debuttante solo la prima volta, Giovanni Toti, nel giro di meno di tre anni, continua a debuttare nell’area politica di centro.

La coerenza di Toti, governatore della Liguria al suo secondo mandato, è nel continuare a guardare sempre a destra. Italia al Centro, infatti, che porta nel simbolo il nome dell’ex consigliere politico di Silvio Berlusconi assieme a quello di Maurizio Lupi (Noi con l’Italia), alle prossime elezioni si presenta come parte della coalizione di centrodestra.

Toti balla al centro guardando a destra

Toti rimarrà alla guida della Regione senza candidarsi, ma non sono stati pochi i travagli dell’uomo che molti ricordano, alla sua prima corsa per governare la Liguria, improvvidamente ritenere che Novi ligure fosse uno dei comuni del territorio che si apprestava ad amministrare e non, com’è, un comune dell’Alessandrino.

La lezione di geografia Toti dovrebbe averla ormai imparata (però è ferratissimo in Storia, ha dichiarato la moglie Siria Magri in una intervista), lui che è nato a Viareggio, ha studiato all’Università di Milano, e ha compiuto tutta la sua parabola giornalistica a Cologno Monzese a Mediaset e che adesso vive in provincia di La Spezia.

Toti, però, una rinuncia ha dovuto farla. Ed è stata quella di ambire alla costruzione di un centro che potesse rifulgere di luce propria, dando asilo ai moderati che non volevano vivere nel cono d’ombra di destra e sinistra. Tanto che frequenti erano stati i contatti dello stesso Toti con Matteo Renzi e Carlo Calenda e l’appoggio al centrodestra della sua miniformazione centrista veniva definito da Toti “non scontato” fino a due settimane fa.

Toti è tornato quindi all’ovile dal quale cerca disperatamente di fuggire da tre anni, giustificandosi così: “Ad oggi, per come si è impostata la campagna elettorale, ritengo che il centrodestra, oltre ad essere la casa da cui tutti noi proveniamo per cultura e la maggioranza politica con cui molto ho fatto in Liguria, è anche l’unica coalizione in grado di realizzare davvero il programma di cui il Paese ha bisogno“.

Lo scontro Toti-Mulè

Avranno funzionato le minacce di Giorgio Mulè? Stesse passioni di Toti, giornalismo e Forza Italia, quando sembrava profilarsi un accordo del governatore della Liguria con il centrosinistra, il sottosegretario siciliano alla Difesa aveva tuonato in una intervista al Secolo XIX: “Se uno fa un accordo con la sinistra viene meno l’appoggio del centrodestra. Un avversario è un avversario”. E sul mancato invito ai vertici di coalizione del centrodestra lamentato da Toti, perfido Mulè aveva ironizzato: “Credo che Toti non l’abbiamo trovato perché disorientati da tutti i partiti che ha cambiato. Siamo alla quarta formazione, che fa? Non gli stiamo più dietro”.

La replica del governatore era arrivata via Twitter: “Giorgio, cercati un collegio va’… che per il contributo che hai dato ti abbiamo mantenuto abbastanza. E lascia tranquilli i liguri, che di guai gliene avete già combinati a sufficienza!”. E ancora: “4-4-2-1… non è la formazione di Oronzo Canà, sono gli ultimi risultati di Forza Italia alle elezioni regionali in Liguria, alle comunali di Genova, La Spezia e Savona. Con questi numeri capisco che l’onorevole Mulè abbia fretta di andare a votare”.

«Toti? Un Di Battista un po’ in sovrappeso»

Pronta la contro-replica, sempre su Twitter, di Mulè: “Il guaio di Giovanni Toti è che, poverino, vive da tempo di livore. Non avendo argomenti dispensa rancore a piene mani nei confronti di chiunque… sembra un Di Battista un po’ sovrappeso. Si prova solo molta pena e nulla più“.

“L’attacco gratuito e maleducato ricevuto dal presidente della nostra Regione Giovanni Toti dal siciliano residente in Umbria, che lavora a Milano e per arrivare a Roma ha dovuto occupare un seggio in Liguria, Giorgio Mulè, è solo l’ultima conferma del motivo per cui cinque anni fa molti di noi prendemmo la decisione di abbandonare Forza Italia”, è stato il commento del capogruppo della Lista Toti Angelo Vaccarezza -. Togliere rappresentanza alla nostra terra per sistemare l’ennesimo triste figurante del Cerchio Magico fu l’ultimo schiaffo che sopportai da un Partito che avevo rappresentato e difeso e portato alla vittoria di comuni e province”.

Toti, a dispetto dell’aspetto pacioso, non è raro che si sia trovato a battibeccare proprio con esponenti delle forze politiche con le quali oggi è alleato.

I battibecchi di Toti con Lega e Fratelli d’Italia

Alle ultime elezioni del Capo dello Stato, il presidente della Regione e leader dei centristi di Coraggio Italia, fu messo sotto accusa dalla Lega: “Ha tradito, la deve pagare, vuole fare un accordo con i renziani e vendersi la Regione per andare a Roma“, dicevano i pezzi da novanta liguri del Carroccio, che arrivarono a minacciare il ritiro dei propri  assessori in Regione Liguria. A fare infuriare i leghisti era stata la mancata votazione dei totiani per Elisabetta Casellati, definita “una pugnalata alla schiena”.

“Toti ha portato avanti con Renzi l’operazione su Casini a nostra insaputa”, attaccò ancora il leghista Edoardo Rixi, genovese, ricordando come “nel 2020 c’era un veto espresso di Berlusconi su di lui, siamo noi che lo abbiamo fatto togliere“. Anche Fratelli d’Italia della Liguria fu critica con il governatore: “Se un giorno Toti diventerà un leader nazionale, ben venga per lui. Ma oggi pensi a noi. Abbiamo una situazione sanitaria difficile e non solo per il Covid. Che lui stia qui e pensi a questo”, sentenziò il coordinatore regionale Matteo Rosso.

“Se qualcuno pensa che lascerò la Liguria per candidarmi a Roma nel 2023 si sbaglia, resto qui. Ho fatto presente a Salvini e Meloni che una candidatura unilaterale del centrodestra non aveva chance”, rispose Toti, che non rinunciò a qualche frecciatina: “Mattarella? L’hanno votato tutti i partiti di governo. E per questo il sindaco di Spezia dovrebbe saltare? Ma cosa c’entra?. Non abbiamo mai messo in discussione l’alleanza quando da quei partiti arrivavano posizioni inconciliabili con le nostre su vaccini e Green pass».

Toti: Berlusconi, ti voglio bene

Eppure, proprio con la Lega, Toti ha avuto buoni rapporti, tanto che a volte Berlusconi, il suo mentore, ha avuto il sospetto che il suo ex pupillo stesse lì lì sul punto di lasciare gli azzurri per accasarsi in via Bellerio. L’ultimo tentativo di Berlusconi di tenerlo al guinzaglio in Forza Italia data 19 giugno 2019 quando lo nomina, insieme a Mara Carfagna (oggi passata con Azione di Carlo Calenda), coordinatore di Forza Italia. Dura pochissimo. Il 7 agosto Toti abbandona Forza Italia e fonda un nuovo partito, «Cambiamo!», scegliendo come colore distintivo lo stesso arancione utilizzato dalla sinistra di Giuliano Pisapia a Milano.

Del suo rapporto con l’ex Cavaliere oggi Toti dice: ” Con Silvio Berlusconi non litigo da molto tempo, ha le sue idee rispettabilissime e gli voglio bene, ma nessuno può dire che l’abito blu è solo suo e nessun altro può indossarne uno uscendo la mattina”.

Così, invece, si esprime su quella che è stata la sua casa politica per almeno un quinquennio: “Mi pare che Forza Italia oggi rappresenti un pezzo di storia importante di questo Paese, certamente rappresenta un partito presente numericamente in modo significativo in Parlamento, ma nelle ultime elezioni non è stato in grado di raccogliere tutto il consenso degli elettori che raccoglieva una volta. Evidentemente c’è bisogno anche di altro”.

Da stagista a direttore

La casa politica di origine di Giovanni Toti è, invece, un’altra ed è quella socialista, nella cui Federazione giovanile comincia a fare attività politica nella sua Viareggio.

La passione per il giornalismo lo porta alla corte di Berlusconi, dove entra come stagista e nel 1996 viene assunto. Percorre tutta la scala gerarchica e quando  Berlusconi, nel 2014, lo chiama accanto a sé come consigliere politico, Toti lascia con la qualifica di direttore. Oltre alla direzione di Studio Aperto, il telegiornale di Italia 1, ha ereditato anche quella del Tg 4 da Emilio Fede. Come direttore passerà alla storia non per qualche scoop, ma per aver cancellato, appena arrivato al Tg4, le “meteorine”  per sostituirle con i meno succinti e sicuramente più esperti meteorologi del Centro Epson.

A Mediaset conosce la moglie, Siria (Rosa all’anagrafe) Magri, condirettrice di Videonews, che è considerata una delle donne più potenti dell’impero televisivo del Biscione. Scrive  di lei Francesco Specchia in un articolo su Libero: “Apparecchia i palinsesti informativi e i destini dei conduttori tv. Gestisce la personalità di Barbara D’Urso; ha creato e continua a curare programmi cult come Quarto grado e Quinta colonna; è il deus ex machina di tutti i talk del Biscione che consegna con precisione maniacale ai vari Del Debbio, Nuzzi, Porro, Palombelli. A Quarto grado, soprattutto, la sua tigna nello studiare le ordinanze processuali, sapendone più dei suoi stessi inviati, rasenta l’imbarazzo. Siria è la Grande Madre“.

Le passioni di Toti: Elisabetta Canalis e gli sprechi

E sarà un altro giornalista la spina nel fianco di Giovanni Toti. E’ Ferruccio Sansa, inviato del Fatto Quotidiano, che gli farà le pulci prima dal giornale diretto da Marco Travaglio e dopo dai banchi dell’opposizione in Regione, dove approda come candidato presidente della coalizione di centrosinistra uscita sconfitta dalle urne.

L’ultimo affondo di Sansa è di un mese fa, quando posta su Instagram le fotografie di Toti e dell’assessora Ilaria Cavo (ex inviata Rai e Mediaset e in odor di seggio alle prossime politiche in quota totiana) appisolati in consiglio regionale: “Oggi, per una volta, il presidente Toti è presente in Consiglio regionale – scrive Sansa, alludendo al fatto che il governatore sarebbe spesso assente dall’aula – e per una volta c’è pure l’assessore Ilaria Cavo”.

Sono passati solo dieci giorni da quando in Consiglio regionale Sansa ha protestato per quasi 21 mila euro di fondi pubblici spesi dalla Regione Liguria per organizzare una cena di gala a Portofino con Elisabetta Canalis e 170 invitati nell’ambito della nuova campagna turistica promozionale per l’estate in Liguria di cui la showgirl è testimonial.

“Grazie ad una nostra interrogazione abbiamo scoperto le cifre della serata organizzata lo scorso 15 giugno presso lo Yacht Club di Portofino – spiega Sansa. Non soddisfatto di aver speso 240 mila euro per gli spot con Elisabetta Canalis, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è riuscito nell’impresa di spendere altri 21 mila euro di fondi pubblici per organizzare una cena con la soubrette sarda e 170 amici. Mangiano a Portofino in 170, a spese nostre, e la chiamano promozione“.

All’Expo di Dubai con tre addette stampa

Il governatore sembra avere un debole per le spese destinate a pubblicità e rappresentanza e per la ex Velina sarda. In occasione del Festival di Sanremo 2022 la Regione Liguria spende centomila euro per uno spot tv con testimonial Elisabetta Canalis.

Affidare l’invito a visitare le bellezze liguri a una soubrette di Alghero che vive da tempo negli Stati Uniti fa storcere il naso a molti. Possibile, si chiedono, che non ci fosse un personaggio famoso, ligure doc, che potesse promuovere la sua Regione, magari anche con un cachet più contenuto?

Il festival è finito da due mesi ma Toti continua a non badare a spese. Per una trasferta a Dubai in occasione dell’Expo, denuncia Sansa, fondi sono stati elargiti a tv e giornali locali, a partire dal Secolo XIX che ha inviato a proprie spese un suo giornalista, ma che ha ottenuto che a pagare un videomaker freelance che lavorasse per la testata storica genovese fosse la Regione.

“Quindicimila euro”,  entra nel dettaglio Sansa, sono andati all’emittente Primocanale, 4mila a Telenord e 4mila al sito Genova 24. La parte del leone l’ha fatta la Manzoni, concessionaria di pubblicità del Secolo XIX (e di tutte le testate Gedi: Repubblica e Stampa in Liguria hanno edizioni regionali): 30mila euro.

Nella trasferta a Dubai, ad accompagnare Toti, nella delegazione si contavano, oltre alla portavoce Jessica Nicolini, ben tre addette stampa.