Home Politics Green Pass obbligatorio: facile a dirsi, difficile a farsi

Green Pass obbligatorio: facile a dirsi, difficile a farsi

green pass europeo

L’obiettivo del governo, che ha da poco redatto il testo del nuovo decreto legge sul green pass che il Parlamento sarà chiamato a vorare in questi giorni, è chiaro: estendere il più possibile il decreto verde, votando già all’inizio della prossima settimana il dl che renderebbe obbligatorio il pass dal 15 ottobre per tutti i lavoratori del comparto pubblico e privato. Il problema restano i controlli a quasi 18 milioni di persone (di cui quasi quattro non sono ancora vaccinati o con il certificato).

Green pass obbligatorio, il modello è la scuola

Il sistema di riferimento per i vari settori rimane la scuola: da inizio settembre i dirigenti scolastici gestiscono una piattaforma informatica che verifica corrispondenza e validità del green pass del personale docente e non. Ospedali e strutture sanitarie si sono dotati di personale dedicato per effettuare controlli quotidiani al personale di un altro comparto sensibile, dove già da tempo vige l’obbligo per medici, infermieri e lavoratori amministrativi.

Green pass nei bar e nei ristoranti: il ruolo di controllori è affidato ai gestori (che storcono il naso)

La stessa cosa dovrebbe già teoricamente avvenire per chi frequenta palestre, consuma al chiuso in bar o ristoranti, viaggia in porti, aeroporti e stazioni per tratte a lunga percorrenze, che dovrebbero imporre il lasciapassare sanitario. Qui però iniziano le prime problematiche. Non sono mancate le lamentele di gestori ed esercenti che non gradiscono il nuovo ruolo di controllori. Capita che nei bar ci si limiti a un laconico “Ha il green pass?” a cui non fa seguito l’effettivo riscontro; se allontanare da una palestra gli avventori senza green pass risulta complicato, figurarsi quelli di un treno a lunga percorrenza, magari ad alta velocità.

Green pass obbligatorio nel settore privato? Non semplice da applicare

Giunge ora l’ulteriore complicazione dell’introduzione dei controlli nel settore privato, dove i problemi aperti e le questioni da chiarire sono ancora molti. Per cominciare c’è il paletto fissato dal garante della privacy, che con un provvedimento dell’aprile scorso non consente alle aziende di memorizzare i dati inseriti nei green pass dei loro dipendenti, rendendo impossibile l’utilizzo delle informazioni già archiviate.

Green pass per i non vaccinati, necessaria la verifica del tampone

Un’altra questione riguarda la verifica sui lavoratori non vaccinati: per essere in regola con un certificato verde, dovrebbero mostrare di volta in volta i risultati di un tampone negativo; malgrado i costi sempre più calmierati, finora manca un accordo tra rappresentanti di aziende e lavoratori che non intendono farsi carico delle spese. Una via d’uscita potrebbe essere l’introduzione dei test salivari, più economici ma considerati meno attendibili dagli esperti. In ogni caso, il nuovo decreto prevede un prezzo più basso per i tamponi: saranno gratuiti per chi è esonerato dal vaccino, calmierati a 8 euro sotto i 18 anni, a 15 euro per tutti gli altri, ma solo fino al 31 dicembre. Per le farmacie dovrebbe scattare l’obbligo di adeguarsi alla convenzione, che non sarebbe quindi più solo facoltativa come avvenuto finora.

Green pass obbligatorio, ma non se si è in smart working

La questione smart working rimane aperta: l’obbligo di Green Pass vale solo per l’ingresso sul luogo di lavoro. Se il dipendente si accorda per lo Smart working, che gli viene concesso, non deve necessariamente esserne fornito. Il datore di lavoro è tenuto a controllare, pena una sanzione, ma non è stata ancora stabilita una modalità univoca (ad esempio all’ingresso o a campione).

Il Green pass obbligatorio, le richieste del mondo della cultura

L’introduzione del green pass a tutti i lavoratori apre lo scontro sul fronte della cultura, in particolare tra il titolare dei Beni Culturali, Dario Franceschini, e quello della Salute, Roberto Speranza. Franceschini insiste per un ritorno all’ingresso a capienza normale per teatri, cinema, musei. Speranza si è però opposto, con il presidente del Consiglio Draghi che si è schierato dalla sua parte.

Il Green pass obbligatorio e i protocolli di sicurezza da rivedere

Tutti i protocolli di sicurezza andranno rivisti alla luce del Green Pass obbligatorio – anche quelli che riguardano gli altri luoghi di lavoro – e l’obiettivo di Draghi è dar vita a un’azione organica, che non tralasci nessun settore produttivo. Per fare questo è però necessario avere chiaro il quadro della situazione epidemiologica dopo l’apertura delle scuole. Si prospetta un mese decisivo e non privo di polemiche.