Home Politics Scacchiera Palazzo Marino: gli equilibri tra Sala, Verdi e Pd

Scacchiera Palazzo Marino: gli equilibri tra Sala, Verdi e Pd

Elezioni Milano 2021 candidati sindaco

Consumo di suolo, parità di genere nelle candidature. E un programma da definire. A breve. Si muovono i pedoni sulla scacchiera di Milano. La partita? Le elezioni comunali. Si vota il 10-11 ottobre e iniziano a definirsi gli equilibri dentro la coalizione che pullula di liste per portare alla riconferma di Beppe Sala a Palazzo Marino. I sondaggi – alcuni – dicono che i numeri fra gli elettori ci sono. Gli equilibri interni? Tutti da definire.

Elezioni Milano, i Verdi puntano su “zero consumo di suolo”

I Verdi, a cui il sindaco di Milano si è iscritto da poco e di cui di fatto è il volto più noto in Italia, dopo il passo indietro che li ha portati a trasformarsi da nemici giurati di Sala a sostenerlo come candidato già al primo turno, non vogliono perdere la faccia. Sui “loro” temi nessun passo indietro: zero consumo di suolo, ecco lo slogan che vogliono come punto focale del programma in una città che negli ultimi cinque anni di amministrazione di centrosinistra è stata trainata, nel bene e nel male, proprio dal nuovo volto della finanza immobiliare. Eppure i dati parlano di Milano quasi come un’isola felice: solo un ettaro di terreno consumato nel 2019 secondo l’ultimo rapporto Ispra che ha messo in fila i numeri sul consumo di suolo per le città italiane. Possibile? Il dato è vero ma c’è il trucco: lo ha spiegato direttamente il curatore del rapporto, Michele Munafò dell’Ispra. “Il fenomeno del consumo di suolo dovrebbe essere valutato su un periodo temporale più ampio di un singolo anno. Per esempio, bisogna considerare che nei sette anni della rilevazione di Ispra, Milano ha aumentato il consumo di suolo di 125 ettari e il trend discendente dovrà semmai essere confermato nei prossimi anni” ha detto Munafò contestualizzando quella rilevazione. “Inoltre – aggiunge – va considerata la situazione del suolo attuale, che vede il 58% dell’area comunale, pari a 10.500 ettari, ormai artificializzato: un territorio in una situazione di criticità evidente. Roma – per fare un paragone – ha consumato il 23% della sua area, anche se le aree costruite coprono una superficie molto più vasta, pari a 30.000 ettari”. Non è tutto oro quello che luccica, quindi, e gli ambientalisti milanesi non sono disposti per ora a perdere la faccia in cambio di un’alleanza che li porterà ad avere almeno qualche loro nome nella lista del sindaco.

Elezioni Milano, per il consiglio ticket Zambelli-Pirovano

Un atteggiamento che fa innervosire alcuni degli alleati. Convinti che un vero lavoro sull’ambiente si fa con il progresso, l’organizzazione, la tecnologia e non con quelle che definiscono posizioni ideologiche e pregiudizi. Nel frattempo si riempiono le caselle. Tra i volti noti della lista Sala presentata due sabati fa sui Navigli c’è l’ipotesi del ticket in consiglio comunale fra Simone Zambelli, presidente del Municipio 8 molto apprezzato nel centrosinistra, e la consigliera comunale Anita Pirovano. Pirovano però potrebbe essere anche la carta da giocare come candidato presidente del Municipio 9, zeppo di quartieri popolari, storico bacino elettorale dell’ex assessore Carmela Rozza, oggi in Regione. Lei smentisce dicendo che “è prematuro parlarne” ma è un fatto che questi ragionamento avvengano nella lista Sala. Del resto uno dei temi è la parità di genere nelle candidature sui Municipi. Con l’impossibilità di realizzarla in toto essendo dispari. È proprio lì che si vince – ha detto Sala presentando la sua lista – e serve trovare volti femminili per le presidenze delle nove circoscrizioni milanesi.

Elezioni Milano, il Pd punta su 4 Municipi (soprattutto il 7)

Il Partito democratico di Milano, ancora scottato dalla scelta del sindaco di iscriversi ai Verdi, vuole invece quattro municipi. Di certo il sesto con la riconferma del giovane Santo Minniti e il terzo con la dem Caterina Antola per tentare il secondo colpaccio sui quartieri di Lambrate, Città Studi e Porta Venezia. Poi ci sono da conquistare le zone dove alla scorsa tornata, nel 2016, il centrodestra ha vinto 5 a 4 nonostante la sconfitta per lo scranno più alto di Palazzo Marino. In particolare il Municipio 7: lì si gioca la partita sul nuovo stadio di San Siro e i caseggiati popolari dell’Aler dove dieci giorni fa c’è stato lo scontro fra gli adolescenti e le forze di polizia. Fra i dem milanesi c’è una convinzione: l’unico che al momento può battere l’avvocato Marco Bestetti del centrodestra è Rosario Pantaleo. Classe ’57, l’uomo da Baggio fa politica a Milano da 20 anni esatti. Di recente ha usato parole durissime contro Milan e Inter sul progetto del nuovo stadio in relazione all’idea naufragata della SuperLeague. “Dopo la notizia della costituzione di una nuova ed esclusiva super lega calcistica europea – ha scritto sul suo profilo – appare ancor più evidente la ragione per cui, secondo Inter e Milan, lo stadio Meazza non può essere riqualificato ed al suo posto è “necessario” costruirne uno nuovo. L’operazione è con evidenza tutta finanziaria e ben si collega alla richiesta delle squadre di costruire nell’area adiacente il Meazza degli edifici di terziario, commerciali e alberghieri. Ora che le carte sono sul tavolo, finalmente scoperte, sarà più facile, per l’amministrazione comunale, giocare la sua partita in favore del bene pubblico”.

Elezioni Milano, cruciale anche il Municipio 4

Un altro Municipio “convertito” al centrodestra cinque anni fa è il numero 4. Cruciale per una serie di partite milanesi che vanno dalle Olimpiadi invernali allo sviluppo di Rogoredo-Santa Giulia, anche lì il Pd vuol mettere il cappello. E forse non è un caso che fra le azioni che più si ricorderanno della prima giunta Sala, c’è proprio lo spostamento nell’area – al Corvetto – di importanti uffici comunali con circa mille dipendenti e ben sei Direzioni (Urbanistica, Mobilità, Transizione Ambientale, Politiche sociali, Quartieri, Audit). Obiettivo ufficiale? Decentralizzare gli uffici anche nell’ottica della nuova formula che tutti si intestano – la “città a 15 minuti” – e allo stesso tempo far rinascere il quartiere. Lo spostamento di mille dipendenti avrà di certo un impatto sulle attività in zona. E mentre nel Pd cominciano a prendere piede i primi ticket (per esempio Federico Bottelli con Gaia Romani), fra i dem c’è un altro tema: chi sono i candidati forti del Partito democratico, quelli in grado di prendere da soli migliaia di preferenze? Nel 2016 c’era Pierfrancesco Majorino a fare la parte del leone. Oggi è a Bruxelles e Strasburgo. Ci sono gli assessori Maran, Granelli e Tajani su cui però ancora pende la “fatwa” di Sala: chi ha già fatto due mandati è fuori dalla giunta, anche se potrebbero esserci dei ripensamenti in questo senso. Mentre è un fatto noto, o quantomeno tradizione, che il centrodestra candidi sempre volti iper conosciuti della politica italiana per fare “cassa” alle urne. Anche mettendo in conto che poi, in consiglio comunale, non ci andranno. Alla scorsa tornata? Maria Stella Gelmini (oggi ministro); Matteo Salvini; Silvia Sardone (europarlamentare); Alessandro Morelli (vice ministro). E via dicendo.

In zona 2 voci di corridoio parlano di un’opzione diversa: la candidata presidente del Municipio potrebbe essere Elena Comelli. È tutto ancora da decidere, ma la mossa si inserirebbe dentro la strategia nel centrosinistra di dare un Municipio, almeno in potenza, alla lista di “Milano Unita”, espressione di Sinistra Italiana che ha deciso di appoggiare sin da subito il sindaco Sala, attirandosi le ire di Rifondazione comunista e Milano in Comune che invece andranno da sole, almeno al primo turno. Comelli vive e frequenta via Padova, dove ora c’è da gestire il grande piano di riqualificazione del quartiere appena presentato a colpi di render dagli assessori Granelli e Maran e che arriva fino all’altezza di via Arici. Allo stesso tempo però il centrodestra in zona è forte: pare che il presidente del Municipio della Lega, Samuele Piscina, sia dato ben oltre il 60%.

Elezioni Milano, per Sala almeno 10 liste

C’è poi un altro nodo ancora. Tutto politico-elettorale. Sala è appoggiato da almeno dieci liste diverse (ma potrebbero ben presto essere 13). Alcune microscopiche. Si va dai giovani “progressisti e paneuropei” di Volt, al “partito di Librandi”, la sinistra di “Milano Unita” ma anche Azione di Carlo Calenda, Italia Viva, Più Europa. Da qualche settimana si tratta con i grillini. Un po’ troppi, dice qualcuno. Di certo troppi per cedere a concessioni sui Municipi a chiunque pretenda una poltrona. Ci si confronta sui voti, non sui loghi depositati – è l’idea che comincia a prendere piede nel campo largo – per evitare di finire ostaggi di ricatti incrociati e prebende su richiesta.

Elezioni Milano, programma condiviso o no?

Nel frattempo c’è da scrivere un programma. Documento condiviso o ognuno fa il suo? Chissà. Di certo circolano pezzi di documenti, bozze, suggerimenti, idee. Con un minimo comune denominatore: ricordano molto da vicino le carte fondanti di “100 Resilient Cities”, il network delle città “resilienti” costituitosi con l’obiettivo di rafforzare la “resilienza” delle città che vi aderiscono e con al centro alcune sfide ambientali, sociali ed economiche. A loro volta molto simili – almeno negli obiettivi – ai programmi elettorali della sindaca di Parigi, Anne Hidalgo. Sarà un caso ma Sala la cita e la invita a parlare ogni volta che è possibile.

Certo, il concetto di “resilienza” è parecchio abusato. Tutti ne parlano. Nessuno farà a meno di essere “resiliente” – anche perché dirlo non costa fatica – nei prossimi anni: dagli assessori, al recovery plan, passando per i piani industriali delle multinazionali fino alle onlus. Tutti sono resilienti. Per qualcosa di più “caratterizzante”, per ora bisogna attendere.