Home Future Il trasporto navale rimane sporchissimo. Anche per IKEA emergenza inquinamento

Il trasporto navale rimane sporchissimo. Anche per IKEA emergenza inquinamento

L'economia mondiale torna sull'ottovolante sulla scia delle crisi globali come quella delle catene del valore imposta dal blocco del Mar Rosso 

Si fa presto a dire “transizione ecologica”. Ci possono essere anche ottime e sincere intenzioni, ma è difficile trasformare un intero indotto in chiave ecologica. Ad esempio, settori come il trasporto e la logistica sono ancora molto inquinanti. È soprattutto lo spostamento marino a preoccupare: un’emergenza inquinamento che riguarda anche brand come IKEA, da sempre molto “green”.

Un settore ancora molto sporco

Un’azienda, ad esempio, può decidere di installare pannelli solari, controllare le proprie risorse o piantare alberi. Ma se poi la merce che produce viaggia per il mondo a bordo di chiatte e portacontainer, poco cambia, perché inquinano tantissimo. Troppo. Un nuovo report dell’organizzazione Pacific Environment (scarica qui il pdf) mette in fila dei dati piuttosto allarmanti su questo settore.

I quattro giganti al centro del problema

Per dare un’idea, nel 2019, appena quindici aziende di retail hanno emesso le stesse sostante inquinanti di 1,5 milioni di case negli Stati Uniti. Come? Importando merce usando navi e portacontainer. Secondo questa ricerca, il trasporto su acqua sarebbe responsabile del 10-15% delle emissioni di ossidi di zolfo e ossidi di azoto. E di 260 mila morti premature in tutto il mondo.

Nulla di particolarmente nuovo, fin qui. Il report però si spinge oltre stilando una vera e propria classifica delle aziende più inquinanti in questo campo. E fa i nomi, precisamente quelli di quattro corporation che “hanno potere e influenza immensa sul settore”, e che potrebbero quindi spingere per standard ecologici più alti. E invece no. Quali sono? Walmart, Target, Amazon e IKEA.

La top 15 delle aziende che inquinano di più con i trasporti marini (Pacific Environment).

IKEA e inquinamento, il controsenso

Quest’ultima, in particolare, si legge, “si vanta di essere leader internazionale di sostenibilità” ma continua a usare navi alimentate a combustili fossili. E anche per questo non è in grado di rispettare i suoi stessi standard climatici, conclude severa la ricerca. Quanto ad Amazon, poi, gli autori dello studio sono riusciti a rintracciare solo il 15% dei suoi trasporti su acqua. Il resto è nascosto, sommerso, e quindi il gigante potrebbe inquinare molto, molto di più di quello che risulta ad oggi.

Va bene, dirà qualcuno. Ma che si può fare? Il report sottolinea come il business dei container sia in ottima forma, nonostante il caos logistico. Sarebbe quindi il momento di chiedere alternative green, come i moderni sistemi a vela, in grado di ridurre del 30% le emissioni di gas per viaggio.

Il futuro? Esiste già, ed è vela

Un recente prototipo svedese di nave a vela assicura una velocità di crociera pari a quella tradizionale, riducendo del 90% le emissioni di CO2, ad esempio.

Il problema principale? È che in pochi pensano alle navi, quando si parla di inquinamento. E buona parte del progresso fatto nei motori elettrici (o più efficienti) per la strada, è stato del tutto assente in questo settore. E i risultati si vedono.