Nel frattempo, si parla di nuovo governo e di Mario Draghi. Una volta chiarite le questioni delle alleanze e dei pesi tra partiti politici, ci piacerebbe vedere un piano per l’innovazione in questo Paese. In tal senso, ci permettiamo di dare qualche consiglio non richiesto, cominciando dalle connessioni e dalla banda larga. È quasi inutile dire come la penisola abbia un bisogno cronico di investimenti e progetti per l’installazione di connessioni veloci e sicure, in grado di unire città e campagna, uniformando il servizio dalla pianura agli Appennini.

La burocrazia
“Come mostra una ricerca commissionata da Asstel, – scrive Sacco – l’associazione che mette insieme tutte le imprese delle telecomunicazioni, per portare un’infrastruttura a banda ultralarga dallo stadio di semplice progetto a quello di progetto cantierabile in un comune rurale occorrono mediamente 6 permessi da enti diversi e circa 250 giorni; in Roma Capitale 5 permessi e tra 120 e 210 giorni.
Invece di citare tanti bei progetti e settori su cui puntare, ci limitiamo quindi a questo, vista la sua importanza basilare. Rimane l’impasse, però: come uscirne? Secondo Sacco, la risposta è la centralizzazione, la creazione di un’unica piattaforma nazionale per permessi, gare e progetti infrastrutturali. Senza di questa, l’ennesima pioggia di investimenti finirebbe bloccata nel solito collo di bottiglia della burocrazia italiana.
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