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Peppino Impastato, chi era e com’è morto il giornalista ed attivista siciliano

Peppino Impastato

Peppino Impastato è stato un bene e una speranza nel territorio di Cinisi tra gli anni 60′ e 70′. Con coraggio si è sempre battuto contro la mafia anche se questa faceva parte della sua famiglia.

Peppino Impastato, chi era

Giuseppe Impastato, per tutti Peppino, è nato a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948. La sua famiglia, a partire dal nonno, era complice della mafia. Lui però si è sempre ribellato ed infatti fu cacciato di casa dal padre quando era molto giovane.

Nel 1965 fonda il giornalino L’Idea socialista e aderisce al PSIUP. Dal 1968 in poi milita nei gruppi di Nuova Sinistra. Condivide e racconta le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati.

Nel 1975 fonda l’associazione “Musica e cultura”, che svolge attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti ecc.). In seguito, nel 1977 fonda “Radio Aut”, radio libera autofinanziata, con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. L’obiettivo principale delle sue battaglie è stato il capomafia Gaetano Badalamenti, che ricopriva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto.

Com’è morto il giornalista ed attivista siciliano

Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Il 9 maggio del 1978 è anche lo stesso giorno in cui fu trovato il cadavere di Aldo Moro.

Una figura importante, soprattutto per scoprire la verità sulla morte di Peppino, è stata la madre Felicia. La donna rompe pubblicamente i rapporti con i parenti del marito (morto nel 1977) legati a Cosa Nostra e, con l’aiuto del figlio Giovanni e della nuora, anch’essa di nome Felicia, consapevole delle reali circostanze in cui è morto il figlio, dà vita a una battaglia continua e costante perché la giustizia scopra la verità e punisca i responsabili.

Nel 2002 Badalamenti viene riconosciuto come colpevole dell’uccisione di Peppino Impastato e condannato. Dopo aver ottenuto giustizia per il figlio, Felicia racconta la sua vita nel libro “La mafia in casa mia”. La sua abitazione è stata rinominata “Casa memoria Felicia e Peppino Impastato”

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