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Mimmo Lucano assolto e pena ridotta: perché era stato condannato?

Mimmo Lucano

Mimmo Lucano è stato assolto e non dovrà scontare nessun giorno di carcere: finalmente si conclude la vicenda che ha visto imputato l’ex sindaco di Riace e il suo modello di integrazione degli extracomunitari.

Mimmo Lucano assolto e pena ridotta

Mimmo Lucano ha avuto giustizia o quasi: l’ex sindaco di Riace è stato assolto: condanna a un anno e sei mesi con pena sospesa. “E’ la fine di un incubo che in questi anni mi ha abbattuto tanto, umiliato, offeso. E’ la fine di incubo che per anni, ingiustamente, mi ha reso agli occhi delle gente come un delinquente. Lucano è stato attaccato, denigrato e accusato, anche a livello politico e non solo, quindi, giudiziario, per distruggere il ‘modello Riace’, la straordinaria opportunità creata per accogliere centinaia di persone che avevano bisogno e per ridare vita e ripopolare i centri della Calabria. A questo punto spero che pure la Rai si ricreda e mandi in onda la famosa fiction girata con Fiorello a Riace”. Così lo stesso Lucano dopo la sentenza d’appello.

La Corte d’appello ha assolto anche tutto gli altri 17 imputati: Fernando Antonio Capone, Cosimina Ierinò, Jerry Tornese, Pietro Curiale Oberdan, Abeba Abraha Gebramarian, Giuseppe Ammendolia, Nicola Audino, Assan Balde, Oumar Keita, Anna Maria Maiolo, Gianfranco Musuraca, Salvatore Romeo, Maria Taverniti, Lemlem Tesfhahun, Filmon Tesfalem, Cosimo Damiano Musuraca e Maurizio Senese.

Perché era stato condannato?

L’ex sindaco, in particolare, era stato ritenuto colpevole di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti in relazione ai progetti di accoglienza agli immigrati. Il sindaco di Riace era stato sottoposto ai domiciliari il 2 ottobre 2018 dai finanzieri del gruppo di Locri che avevano eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale della città calabrese con cui si disponeva anche il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem.

Le indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, erano state avviate in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico.

Nel corso dell’inchiesta e dell’indagini, secondo gli inquirenti, erano emerse irregolarità che il primo cittadino avrebbe commesso nell’organizzare “matrimoni di convenienza” tra cittadini del posto e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza delle donne. Lucano e la sua compagna avrebbero architettato degli espedienti volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia.

Viene imputato a Mimmo Lucano la gestione fraudolenta di denaro destinato alla gestione dell’accoglienza dei migranti. Definito “fraudolento” anche il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti senza le procedure di gara previste dal codice dei contratti pubblici. Due le cooperative sociali, la “Ecoriace” e L’Aquilone”, che secondo l’accusa, il sindaco avrebbe favorito. Infine, arriva la condanna. Il 30 settembre l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano è stato condannato a 13 anni e due mesi di reclusione nel processo “Xenia”.