Nel 2021 il nome di Gabriele Albertini è tornato prepotentemente sotto i riflettori a causa del serrato “corteggiamento” del centrodestra in vista delle elezioni comunali che si terranno a Milano il prossimo ottobre.

Già due volte sindaco del capoluogo lombardo, dal 1997 al 2006, Gabriele Albertini ha annunciato in una lettera al quotidiano Libero la sua decisione di non correre come candidato sindaco di centrodestra, al contrario ha manifestato la volontà di restare in famiglia: “Grazie per l’affetto ma resto in famiglia”. E ha spiegato: “Mi sono fermato davanti alla mia famiglia…
Prima di questa decisione Albertini aveva dichiarato al TgR Lombardia: “Prima devono mettersi d’accordo loro (i partiti di centrodestra, ndr) e poi sarò io a dovermi mettere d’accordo con me stesso”.
Ma chi è la moglie di Gabriele Albertini?
Poco si sa della moglie di Gabriele Albertini, perché lui ha sempre mantenuto un’attenta privacy sull’argomento.
Uno dei rarissimi casi nel quale ha parlato della sua vita amorosa risale al 2010 quando, in un’intervista a Rai Radio 2 con i conduttori Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro, aveva ammesso di aver trovato l’amore e di essersi sposato dopo una vita passata da single.
Una piccola curiosità in tal senso l’ha fornita lo stesso Albertini che ha ammesso di non aver invitato nessuno al matrimonio, preferendo dunque condividere quel momento solo con la propria dolce metà. Un mistero, a metà tra la finzione e il reale, che però Albertini riesce ancora a mantenere tale.
Chi è Gabriele Albertini
Gabriele Albertini, nato a Milano il 6 luglio 1950, non è solo un politico, ma anche un imprenditore. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza alla Statale, dal 1974 insieme al fratello Carlo Alberto è infatti alla guida dell’azienda di famiglia, la Cesare Albertini S.p.A., che si occupa di pressofusioni in alluminio.
La sua carriera politica iniziò molti anni dopo, alla fine dell’ultimo decennio del secolo scorso, grazie alla spinta di Silvio Berlusconi.
Gabriele Albertini, le basi per la rinascita di Milano
Nel 1997 Silvio Berlusconi dovette incassare ben quattro “no” prima di convincere Gabriele Albertini a candidarsi come sindaco di Milano. Il futuro primo cittadino meneghino non credeva infatti di essere la persona giusta per una carica così importante, data la sua incapacità di accettare compromessi.
Albertini vinse le amministrative al ballottaggio, con il 53,14% dei consensi. Per le successive elezioni, quelle del 2001, non si scomodò a fare campagna elettorale e venne rieletto al primo turno con il 57,54% delle preferenze – circa 500mila voti – figlie della scossa data a una Milano uscita sonnacchiosa e impaurita dagli anni di governo leghista. La riqualificazione della Scala, le basi per i grattacieli di Garibaldi-Repubblica che avrebbero modificato lo skyline della città, la valorizzazione di eventi come il Fuori Salone e la Fashion Week (sfilò anche per lo stilista Valentino in mutande di cachemire): tante le azioni per la rinascita del capoluogo lombardo che hanno portato al plebiscito per il secondo mandato di colui che si definiva “l’amministratore di condominio”.
Albertini viene ricordato come il sindaco geloso della propria autonomia e con la lettera di dimissioni sempre in tasca, pronto ad andarsene di fronte ad alcuni meccanismi della politica. Ma anche come un uomo all’occasione vendicativo, con la memoria da elefante.
Nel 2001, arrivato il momento di ricandidarsi, erano passati quattro anni da quando l’allora leader della Lega Umberto Bossi l’aveva chiamato “Albertina”. Prima di approvare l’alleanza con il Carroccio in vista delle imminenti elezioni, Albertini fece firmare al Senatur una lettera di scuse dai toni surreali.
La carriera come eurodeputato e senatore
Nel 2004 Albertini venne eletto europarlamentare per Forza Italia nella circoscrizione nord-ovest con 144mila preferenze. Questo fu possibile grazie a una norma transitoria che gli permise di candidarsi senza lasciare la carica di sindaco di Milano – una legge che molti definirono “ad personam”.
Iscritto al Partito Popolare Europeo, durante il primo mandato ricoprì diversi ruoli: vicepresidente della commissione per i trasporti e il turismo, membro sostituto della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, vicepresidente della delegazione per le relazioni con l’Assemblea parlamentare della NATO e membro della delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti e della delegazione per le relazioni con Israele.
Fu rieletto nel 2009 nella circoscrizione nord-ovest per il Popolo della Libertà con quasi 67mila voti. Durante il secondo mandato, fu presidente della Commissione per gli affari esteri.
Nel 2013 si presentò in Lombardia come capolista per il Senato con il partito Scelta Civica con Monti per l’Italia e venne eletto. Inizialmente fu membro della Commissione Giustizia e Difesa, poi anche membro della Commissione Affari Costituzionali e presidente della “sottocommissione pareri” della Commissione Giustizia. Nello stesso anno, sempre con l’appoggio di Mario Monti, si candidò per la presidenza della Regione Lombardia, poi vinta dalla coalizione di centrodestra a sostegno di Roberto Maroni – il partito di Albertini ottenne appena il 4,12% delle preferenze e nessun seggio al Consiglio regionale lombardo.
Nel 2014 si candidò alle elezioni europee nella circoscrizione nord-ovest per il Nuovo Centrodestra – Unione di Centro, ma con 11.433 voti non venne eletto.
Nel 2016 fu capolista a sostegno del candidato a sindaco di Milano Stefano Parisi, ma raccolse solo 1.376 voti preferenze, senza essere eletto, e a vincere fu il centrosinistra di Beppe Sala.
Nel 2018 sostenne i candidati della lista di Parisi alle elezioni regionali lombarde, che a loro volta supportavano il candidato di centrodestra Attilio Fontana, dopo aver rifiutato di candidarsi con il centrosinistra.