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Francia, le proteste continuano in diverse città: ecco cosa prevede la riforma delle pensioni

Francia, le proteste

Francia, le proteste non si placano dopo il via libera dal Parlamento per la riforma delle pensioni. Si registrato scontri nelle più importanti città francesi con la guerriglia che dilaga. Intanto, Macron non arretra e difende il suo progetto politico.

Francia, le proteste continuano in diverse città

Nonostante l’incessante richiesta dei cittadini e il maxi sciopero che per giorni ha messo in difficoltà il paese, la riforma delle pensioni è stata approvata in Parlamento. Da allora le proteste non sono diminuite anzi si sono acuite. “Andremo avanti fino al ritiro della riforma”, “Macron vattene”, sono le grida alcuni fra le centinaia di sindacalisti e lavoratori in sciopero che hanno camminato sui binari a Gare de Lyon per impedire la circolazione dei treni.

In diverse città ormai dilaga la guerriglia: a  Bordeaux è stato dato alle fiamme il portone del Comune; a Parigi, prima del corteo pomeridiano da piazza della Bastiglia fino all’Opera, manifestanti hanno bloccato stazioni ferroviarie, l’aeroporto Charles de Gaulle e le raffinerie; anche a Marsiglia il servizio ferroviario è stato sospeso perché i manifestanti si sono posizionati vicino ai binari. Il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha twittato: “E’ una grande pagina della storia sociale di Francia quella che stiamo scrivendo. Non saremmo là se non ci fosse in ballo un tema come i 2 anni di vita libera o di costrizione”.

Ecco cosa prevede la riforma delle pensioni

 “Questa riforma non è un piacere, non è un lusso, è una necessità”, ha dichiarato il presidente Emmanuel Macron. La riforma delle pensioni tanto discussa prevede l’innalzamento progressivo dell’età pensionistica da 62 a 64 anni. Un livello che resterebbe comunque al di sotto di quello introdotto ormai da anni da tutti gli altri grandi partner europei, Italia e Germania inclusa. La riforma verrà applicata “entro fine anno” e il presidente francese si è detto pronto ad assumersene tutta “l’impopolarità necessaria, in nome dell’interesse superiore della nazione”.