SpaceX, i detriti del razzo esploso hanno sfiorato tre aerei di linea: tragedia sfiorata per 450 passeggeri

Un’esplosione improvvisa, la corsa dei detriti infuocati verso la Terra e tre aeroplani pieni di passeggeri costretti a manovre d’emergenza sopra le acque dei Caraibi. Non è la scena di un film catastrofico: è quanto è accaduto il 16 gennaio scorso, quando il razzo Starship di SpaceX, appena decollato dal Texas, si è disintegrato in volo dopo pochi minuti, seminando il panico tra cielo e control room.

La sequenza dell’allarme: “Detriti e fiamme in cielo”

Secondo documenti interni della Federal Aviation Administration (Faa) e testimonianze raccolte dai principali quotidiani, almeno 450 persone sono state potenzialmente a rischio, distribuite su tre aeromobili: due voli di linea — JetBlue e Iberia — e un jet privato Gulfstream. “La tragedia è stata sfiorata” riassume un dirigente di compagnia. I piloti hanno segnalato via radio la presenza di “detriti e intense fiamme” visibili in volo, richieste di deviazioni e la dichiarazione di emergenza carburante, mentre uno degli equipaggi è arrivato addirittura a lanciare il mayday.

Procedura di emergenza e manovre rischiose

Nell’improvviso caos, i controllori di volo di Miami sono stati costretti a improvvisare: “Se volete andare a San Juan lo potete fare a vostro rischio e pericolo” avrebbe detto uno di loro ai piloti JetBlue. L’emergenza ha costretto gli aeromobili a circuiti d’attesa prolungati per evitare la pioggia di frammenti. “Tutti i nostri aerei hanno evitato le zone in cui i detriti erano stati segnalati o osservati” precisano da JetBlue. Iberia, da parte sua, conferma: “La sicurezza non è mai stata in discussione: il volo IB379 ha dichiarato un’emergenza carburante dopo essere rimasto in circuito di attesa per un periodo prolungato, aspettando l’autorizzazione all’atterraggio poiché l’area era stata chiusa. Una volta che il rischio legato alla possibile caduta di detriti si è esaurito, lo spazio aereo è stato riaperto e l’aeromobile ha effettuato avvicinamento e atterraggio in condizioni normali e pienamente sicure”.

Zone di interdizione e una comunicazione tardiva

Resta il fatto che l’allerta ufficiale da parte di SpaceX non è arrivata subito. Stando a quanto ricostruito, SpaceX non avrebbe utilizzato la linea d’emergenza per informare immediatamente la Faa dell’esplosione: a dare il primo allarme sono stati piloti e controllori visivamente colpiti dal fenomeno. Le “debris response areas” — zone interdetta temporanee — sono state attivate con quattro minuti di ritardo rispetto al blackout dei dati telemetrici e la conferma formale della disintegrazione è giunta solo dopo un quarto d’ora. Un vuoto informativo non da poco, come era facile immaginare, che ha lasciato gli equipaggi a fronteggiare pericoli non ancora codificati dai protocolli federali.

Per la Federal Aviation Administration è stato un “rischio estremo potenziale”

La Federal Aviation Administration ha riconosciuto ufficialmente che si è trattato di un “rischio estremo potenziale” per la sicurezza dei voli commerciali, e ha aperto un’indagine sui rischi connessi ai detriti spaziali. Uno degli aspetti più problematici concerne la copertura delle zone interdette: per il volo di Starship, l’area di chiusura copriva soltanto lo spazio aereo americano monitorato da radar, mentre nella porzione internazionale — attraversata da decine di voli — gli aerei continuavano a transitare.

La vicenda solleva quindi interrogativi più ampi: in che modo potrà convivere il traffico aereo tradizionale con l’incremento esponenziale di lanci orbitali? La Faa prevede tra pochi anni fino a 400 lanci o rientri annuali, contro le poche decine odierne: una “accelerazione che rischia di trasformare incidenti come quello di gennaio da eccezioni a problemi strutturali per la sicurezza dei cieli”.

SpaceX, interpellata dai media, considera “errato affermare che alcun aereo sia stato messo in pericolo” e ribadisce che “la sicurezza pubblica resta una priorità assoluta”. Un commento secco, che stride con la tensione vissuta quella notte dalle torri di controllo e dagli equipaggi. Sempre sul filo dell’ironia, Elon Musk aveva scritto su X: “Il successo è incerto, il divertimento garantito”, pubblicando il video dei detriti la sera stessa dell’incidente. Un’uscita che non avrebbe affatto divertito le compagnie aeree coinvolte, decisamente “irritate” dalla leggerezza del patron di SpaceX.

Cinque lanci Starship su undici terminati con un’esplosione o un fallimento

Non manca, infine, il dato preoccupante: su 11 lanci di Starship tra l’aprile 2023 e l’ottobre 2025, cinque sono terminati con un’esplosione o un fallimento. Gli incidenti impattano già sui voli intercontinentali, come quelli della compagnia Qantas, e impongono una riflessione urgente. Lo stesso Wall Street Journal riferisce che la Faa ha convocato a febbraio un pool di esperti per riesaminare la gestione del rischio detriti, ma la revisione — definita “inusuale” — è stata sospesa ad agosto: secondo l’agenzia federale, molte raccomandazioni di sicurezza sarebbero già in atto, ma “è necessario consultare ulteriori esperti, anche al di fuori degli Stati Uniti”.

La domanda resta allora aperta: con il moltiplicarsi dei voli orbitali e la presenza crescente di vettori privati nello spazio, come si potranno garantire standard di sicurezza adeguati nei cieli di tutto il mondo? La vicenda appare destinata a proseguire, lasciando in sospeso la risposta più importante: quella sulla sicurezza dei passeggeri.