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Chiara Ferragni e Balocco puniti dall’Antitrust: perché e a quale cifra?

Chiara Ferragni e Balocco

Chiara Ferragni e Balocco puniti dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per il pandoro griffato. In queste ore è stato pubblicato il comunicato in cui sono state rese note le cifre da pagare da parte delle aziende e soggetti coinvolti.

Chiara Ferragni e Balocco puniti dall’Antitrust

Chiara Ferragni e Balocco sono stati puniti dall’Antitrust per il pandoro griffato. “L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato le società Fenice S.r.l. e TBS Crew S.r.l., che gestiscono i marchi e i diritti relativi alla personalità e all’identità personale della signora Chiara Ferragni”, si legge nel comunciato. “L’Autorità contesta alle tre società di aver attuato una pratica commerciale scorretta per aver pubblicizzato il “Pandoro Pink Christmas”, “griffato” Chiara Ferragni, lasciando intendere ai consumatori che, comprandolo, avrebbero contribuito a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino per acquistare un nuovo macchinario per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing. Le società Fenice e TBS Crew hanno incassato la somma di oltre 1 milione di euro a titolo di corrispettivo per la licenza dei marchi della signora Ferragni e per la realizzazione dei contenuti pubblicitari senza versare nulla all’ospedale Regina Margherita di Torino”.

Quale la cifra da pagare

Sono state comunicate anche le cifre da pagare: 1 milione di euro alle società riconducibili a Chiara Ferragni e di 420mila euro a Balocco per pratica commerciale scorretta.  Secondo l’Antitrust “questa pratica ha limitato considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori facendo leva sulla loro sensibilità verso iniziative benefiche, in particolare quelle in aiuto di bambini affetti da gravi malattie, violando il dovere di diligenza professionale ai sensi dell’articolo 20 del Codice del Consumo e integrando una pratica commerciale scorretta, connotata da elementi di ingannevolezza ai sensi degli articoli 21 e 22 del Codice del Consumo”.