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Chi è Sangue Blu nella realtà e a chi si ispira il personaggio di Gomorra

Chi è sangue blu nella realtà

Chi è Sangue Blu nella realtà. Dalla terza stagione, viene portato in scena dalla splendida interpretazione di Arturo Muselli, si ispira a due figure che hanno fatto discutere nel mondo criminale napoletano.

Chi è Sangue Blu nella realtà

Arturo Muselli, 34 anni, è laureato in Lettere. Dalla terza stagione di Gomorra interpreta il personaggio di “Enzo O’ Talebano Sangue Blu”.

In una vecchia intervista a Il Mattino. si è saputo che Arturo Muselli è fidanzato con un ingegnere, ha vissuto un rapporto burrascoso con la famiglia, che all’inizio non lo sosteneva nella sua carriera da attore. I genitori avrebbero voluto che facesse l’insegnante: posto fisso, stipendio assicurato. Ma lui ha lottato per emergere e ora si è ritagliato un posto importante in una delle serie cult degli ultimi anni.

Il personaggio di Enzo, nella serie, proviene da Forcella, quartiere storicamente legato alla famiglia Giuliano. Per qualcuno il riferimento sembra essere a Luigi Giuliano, storico boss del quartiere temuto e allo stesso tempo amato dalla gente del centro storico. Per il look, invece – barba e maglione lungo – ricorda Emanuele Sibillo, il boss della “Paranza dei Bambini”, ucciso il 30 giugno del 2015.

A chi si ispira il personaggio di Sangue Blu

Il personaggio di Sangue blu pare sia ispirato a due figure che hanno fatto discutere nel mondo criminale napoletano.

  • Il primo è il giovane Walter Mallo del Don Guanella che, allora 26enne, che sfidò il potere del clan Lo Russo di Miano, prima di essere arrestato. In comune con “Sangue Blu”, Mallo ha in comune soprattutto il passato. Una delle frasi iconiche di Enzo è “Nuje simm’ figli ‘e fantasmi”, a voler ricordare l’omicidio del genitore, del quale non si è mai ritrovato il corpo. E anche il padre di Walter Mallo fu vittima di “lupara bianca”. Altro punto in comune con quest’ultimo è un tatuaggio che sta a ricordare e rappresentare proprio quel passato così tormentato. Per Sangue Blu della fiction sono le tre croci sul collo, mentre per quello della realtà una lacrima sotto l’occhio sinistro. Walter Mallo si era impossessato di una casa popolare a Miano, in cui aveva persino un rettilario con i serpenti, e da cui aveva deciso di dichiarare guerra a uno dei clan più potenti di Napoli, creando un covo di killer. Ogni sera usciva armato con una “paranza” e si spingeva, rione dopo rione, sempre di più verso  don Guanella. Un affronto inaccettabile per Lo Russo, che, l 26 aprile del 2016, ne decretò la morte, ordinando che la sua testa fosse tagliata e esposta in un water come trofeo. Ma non ci riuscì mai. Anzi, Walter non ne ha paura, è spavaldo, sul suo profilo Facebook citava Fidel Castro (“Patria o morte”) e Che Guevara (“Hasta la victoria siempre”).  Il 5 maggio del 2016 viene arrestato. Le immagini della sua uscita in manette con aria spavalda, a testa alta, sono lo specchio di quello che è sempre stato. Oggi, a soli 31 anni, si trova rinchiuso nel carcere di Badu ‘e Carros, al regime del 41 bis.

 

  • Emanuele Sibillo, l’altra figura criminale a cui si ispira il personaggio di Enzo “Sangue Blu”.  Emanuele ha in programma di diventare ES17, dalle sue iniziali e dal numero che nella ‘smorfia’ rappresenta la sfortuna. Sarà il capo di quella che sarà ribattezzata, nel corso della cosiddetta ‘terza faida di Forcella’, come la “Paranza dei bambini”, proprio per la giovane età di tutti i suoi appartenenti. Un gruppo camorristico che, però, ha tutto per poter essere definito tale. La Paranza dei bambini dichiara guerra al cartello Mazzarella-Del Prete-Buonerba per il controllo dei rioni di Forcella, Maddalena e Duchesca. “Io voglio quello che mi spetta. Io voglio Forcella”, dice Enzo “Sangue Blu” a Genny Savastano durante la guerra di camorra contro le vecchie famiglie del centro storico.

    Nel giugno del 2015 riesce anche a sfuggire a un blitz, in cui vengono arrestate circa 60 persone, tra luogotenenti, killer ed estorsori che terrorizzano il centro storico di Napoli. Da quel momento, insieme con il fratello Pasquale, detto Lino, diventa a tutti gli effetti un latitante. Fino alla sera del 2 luglio 2015. Quando i due fratelli Sibillo e altri sodali del clan, sono sui loro scooter in direzione via Oronzio Costa, a pochi passi da Forcella. L’obiettivo è dimostrare ai Buonerba che loro non hanno paura ma il gruppo rivale li sta aspettando. Sono appostati. E una volta entrati in quella strada, da quella sera ribattezzata “la strada della morte”, uscire è complicatissimo. E’ un senso unico e stretto. Rispondono agli spari contro i palazzi, mirando ad altezza uomo. E prenderanno, con i loro proiettili, quello che loro stessi, definiranno “quello più pesante”. Un colpo solo. Alla schiena. Tanto basta a Emanuele per crollare e morire. Ad appena 19 anni. I suoi ultimi istanti di vita sono riportati nel documentario prodotto dalla Divisione Digitale del Gruppo Gedi (Espresso), in collaborazione con 42° Parallelo e Sky. Con le videocamere di sorveglianza che riprendono una moto di grossa cilindrata arrivare al pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare. E due persone che trasportano in braccio il corpo di Emanuele. A soli 19 anni perde la vita. Alla sua figura si ispira anche il romanzo di Roberto Saviano e poi il film “La paranza dei Bambini”.

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