Home Economy Iit e Cnr, la guerra degli istituti di ricerca all’ombra del voto

Iit e Cnr, la guerra degli istituti di ricerca all’ombra del voto

Iit e Cnr, la guerra degli istituti di ricerca all’ombra del voto

Perché questo articolo dovrebbe interessarti: Innovazione e ricerca sono sempre più decisive nel mondo di oggi. Le elezioni decideranno anche i futuri assetti di Iit e Cnr. Principali poli che studiano le innovazioni di frontiera per difendere progresso e prosperità del sistema-Italia.

C’è una partita sotterranea che si combatte all’ombra del voto del 25 settembre. Riguarda i futuri assetti ministeriali, le dinamiche della ricerca e la direzione dei fondi strategici del Pnrr. Quella tra l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr); che potrebbe conoscere sviluppi coerentemente con lo spostamento a destra dell’asse politico del Paese.

Iit alla riscossa col governo Meloni?

In particolare è l’Iit che pare destinato a salire nelle gerarchie. Rispetto a un Cnr che nel campo del centrodestra molti identificano come esplicitamente presidiato dal campo progressista e vicino al Partito Democratico. In ballo ci sono risorse, posizioni di potere, alleanze internazionali.

Il fatto stesso che Giorgia Meloni, per tramite del fidatissimo Giovanbattista Fazzolari, abbia aperto da tempo alla possibilità che nel prossimo assetto di governo possa essere protagonista Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica nel governo Draghi, si inserisce in questa partita. Cingolani è stato per quattordici anni direttore scientifico e di fatto dirigente apicale dell’Iit, nominato dal governo Berlusconi III nel dicembre 2005. L’Iit fu fondato nel 2005 sotto il governo Berlusconi per volontà del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti: pur essendo un ente con la missione di occuparsi di tecnologia e ricerca non ha alcuna relazione con il ministero dell’Università e della Ricerca, come tutti gli altri Enti di ricerca, ma solo con il ministero dell’Economia che gli finanzia la ricerca.

La storia di Iit

Su iniziativa del consigliere del Mef e poi successore di Tremonti, Vittorio Grilli (primo presidente dal 2005 al 2011), l’Iit nacque con lo spirito iniziale di un istituto formalmente pubblico ma governato attraverso una fondazione privata – un inedito in Italia – per garantire una sorta “revanche” sulla pubblica ricerca, ritenuta dall’allora governo di centrodestra frammentata per natura e per negligenza, già allora sottofinanziata, in mano a università ed enti difficili da controllare dalle amministrazioni centrali. Attraverso partnership dirette di matrice industriale con enti come il Politecnico di Milano e l’Università di Genova; o aziende che vanno da Nikon a Ferrari l’Iit ha più volte portato brevetti in campo all’applicazione industriale.

In quest’ottica, la congiuntura attuale che vede Tremonti candidato con Fratelli d’Italia alla Camera a Milano e Cingolani vicino per il suo passaggio professionale in Leonardo tra il 2019 e il 2021 a figure di spicco dell’ala meloniana come Guido Crosetto, presidente della sezione Difesa di Confindustria, può dare all’Iit nel prossimo futuro nuova centralità all’ente a lungo diretto dal fisico di origine pugliese.

Per il quale diverse porte sembrano aprirsi per l’immediato futuro: da un ruolo di governo alla dirigenza o a un ruolo apicale nel consiglio di amministrazione di una grande partecipata (Enel o la stessa Leonardo) in una fase in cui il Pnrr potrebbe legarsi a molti piani strategici di matrice politica su temi come l’innovazione e la transizione. Dalla strutturazione del cloud nazionale al futuro dell’industria, passando per le suggestioni del centrodestra sul nucleare tanto apprezzato da Cingolani; l’Iit oggi guidato dal pragmatico Giorgio Metta nella sua sede di Genova sita sui colli di Bolzaneto potrebbe tornare centrale.

Per il centrodestra il Cnr è un feudo Pd

A farne le spese, in quest’ottica, un Cnr ritenuto “presidio” del centrosinistra. Lo storico Consiglio Nazionale delle Ricerche, in quest’ottica, è ritenuto dal centrodestra come eccessivamente gravato dalla presenza di manager e dirigenti universitari legati alla cordata vicina al Partito Democratico che potrebbero in futuro evitare ogni avanzata di figure capaci di promuovere iniziative di ricerca, sviluppo tecnologico e promozione industriale favorevole alle proposte politiche del centrodestra. Vigilato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, il Cnr è presieduto dal 2021 da Maria Chiara Carrozza. Ex deputata del Pd e Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca nel governo Letta (2013-2014). Carrozza è stata nominata da Maria Cristina Messa, Ministro dell’Università nel governo Draghi e ritenuta organica al centrosinistra milanese. Tanto che per l’ex rettrice della Bicocca nel 2015 si prefigurò un ruolo di candidata; alla carica di sindaco per il voto del 2016 nella corsa poi vinta da Beppe Sala.

Il Cnr, nei mesi finali del governo Conte II è stato posizionato dall’allora Ministro dell’Università Gaetano Manfredi, oggi sindaco della giunta giallorossa di Napoli, per ottenere uno dei cinque Centri Nazionali per la ricerca in filiera previsti dalla Componente “dalla ricerca al business” della Missione “Istruzione e Ricerca” del Piano nazionale di ripresa e resilienza grazie a 1,6 miliardi di euro. Il National Biodiversity Future Center – NBFC  nascerà a Palermo e sarà finanziato con 320 milioni di euro.

E Cingolani?

L’Iit sarà invece partner, in seconda fila del Centro Nazionale di Ricerca in High Performance Computing, Big Data e Quantum Computing. Proposto dall’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, con 51 soci su tutto il territorio nazionale, provenienti dai settori pubblico e privato, dal mondo della ricerca scientifica e dell’industria. E intende consolidare, nella fase post-elezioni, una crescita delle attenzioni per futuri bandi che dovranno stanziare una spesa totale di circa 2,3 miliardi nell’arco di cinque anni per centri di ricerca di attinenza universitaria. Su cui il centrodestra ha pronto l’Opa. E quale migliore figura, ragiona con True News un esponente di Fdi vicino al mondo della ricerca, di Cingolani per un ruolo strategico di questo tipo? Il totonomine per ministeri, partecipate e enti di ricerca potrebbe veder protagonista uno dei più divisivi ministri del governo Draghi. La cui corsa, in caso di vittoria del centrodestra, è destinata a non finire.