Home Economy Caporalato a Grafica Veneta, la sentenza: “Riconosciute le accuse”

Caporalato a Grafica Veneta, la sentenza: “Riconosciute le accuse”

Caporalato a Grafica Veneta, la sentenza: “Riconosciute le accuse”

Non abbiamo mai saputo dei maltrattamenti: né io, né i miei dirigenti”. Il patron di Grafica Veneta, Fabio Franceschi, non ci sta a passare per sfruttatore nel caso di caporalato che ha coinvolto la stamperia del padovano di fama mondiale. I due manager – l’ad Giorgio Bertan e il procuratore di Grafica Veneta Giampaolo Pinton – che hanno chiesto e ottenuto il patteggiamento a nemmeno tre mesi dall’inchiesta? “Mai nessun dubbio sull’onestà dei miei manager – è la risposta secca di Franceschi alla stampa –: Bertan è un boyscout: piuttosto di fare un torto a qualcuno, ci rimette del proprio. Pinton è maturo e affidabile”.

Grafica Veneta, caporalato? “Mai saputo nulla, ora basta con i pakistani”

Il Presidente del colosso editoriale con centinaia di titoli stampati in portfolio, pubblicando best seller come Harry Potter e i libri di Barack Obama, è sicuro: la colpa è solo dei pakistani della BM Services di Lavis (Trento), l’impresa dai bilanci misteriosi che lavorava in subappalto nello stabilimento di Trebaseleghe i cui titolari subiranno il processo. Costavano anche di più che assumere dipendenti – giura Franceschi – ma garantivano la flessibilità necessaria su alcune lavorazioni. Adesso? “Mai più pakistani, assumerò solo veneti” ha dichiarato strizzando l’occhio al territorio.

Grafica Veneta, la sentenza di patteggiamento

Questa la versione del numero dell’azienda. La sentenza di patteggiamento che ha coinvolto i due manager, firmata dal giudice di Padova Claudio Marassi, racconta anche un’altra storia. Il loro ruolo? È sì da “ritenersi marginale a fronte di quello svolto dai soggetti coimputati direttamente collegati a BM Services, principali protagonisti e artefici dell’attività di sfruttamento dei lavoratori pakistani” ma, fa notare il giudice, “hanno riconosciuto la sostanziale fondatezza delle accuse” durante l’interrogatorio del 24 agosto 2021. Tanto che è proprio in virtù del “corretto comportamento processuale e in particolare dell’interrogatorio reso” che ai due dirigenti vengono concesse le attenuanti generiche. Così come è stato riconosciuta come “elemento favorevole” la decisione del Presidente del Cda di Grafica Veneta di elargire a titolo di donazione 220mila euro in favore delle 11 persone offese.

Grafica Veneta, il ruolo dei caporali pakistani

Ma per quali accuse hanno patteggiato Bertan e Pinto? Sei mesi di reclusione (convertiti in 45mila euro di multa) e ulteriore 2.600 euro ciascuno per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro in concorso con i quattro caporali pakistani per i quali ora si procede separatamente con anche le aggravanti della minaccia: Arshad Badar, Asdullah Badar, Hassan Bashir e Zaheer Abbas.

Nel dettaglio la sentenza ricostruisce cosa accadeva nello stabilimento di Trebaseleghe: 10 lavoratori stranieri addetti alla linea di confezionamento-imballaggio merce per il mercato nazionale ed estero erano assunti dalla BM Services con contratti di 8, 6 e 4 ore giornaliere per prestare servizio a Grafica Veneta. In realtà lavoravano 12 ore, sette giorni su sette, con il mancato riconoscimento di ferie, malattia, tredicesima e dispositivi di protezione individuale. Ogni mese retrocedevano una parte dello stipendio fino a far calare la paga oraria a 4,5-5 euro l’ora “ben al di sotto di quanto previsto dai contratti collettivi nazionali” e dovevano sborsare anche 120-150 euro ogni 30 giorni per “l’ospitalità in camere con almeno tre persone ad uso promiscuo di servizi igienici e cucina, il tutto mediante detrazione diretta dallo stipendio così di fatto sfruttando i lavoratori che venivano privati dei diritti basilari”.