Home Sports Rivoluzione copernicana in salsa carioca: il primo allenatore straniero al Brasile

Rivoluzione copernicana in salsa carioca: il primo allenatore straniero al Brasile

Rivoluzione copernicana in salsa carioca: il primo allenatore straniero al Brasile

Rivoluzione copernicana. Una di quelle che rischia di scrivere una pagina storica per le sue dimensioni clamorose. La patria per eccellenza del calcio è pronta infatti ad affidarsi a un invasore straniero per ritornare grande. Incredibile ma vero. Parliamo ovviamente del Brasile che ha steccato ancora una volta al Mondiale. Quinta Coppa del Mondo di fila con i verdeoro esclusi prematuramente. Dopo il trionfo di Yokohama nel 2002 con la doppietta di Ronaldo alla Germania solo delusioni. Francia, Olanda, Germania Belgio e Croazia hanno fatto piangere i penta campioni mondiali. Quattro delle cinque eliminazioni sono arrivate addirittura ai quarti di finale. L’unica semifinale recente rimane quella del Mondiale casalingo del 2014, anche se quell’1-7 incassato dai tedeschi resta l’umiliazione più grande della storia brasileira. Uno sfregio che brucia ancora dalle parti di Rio de Janeiro. Impossibile dimenticare. Peggio del Maracanazo del 1950. 

Un’onta difficilmente cancellabile dalla torcida brasileira

A proposito di schiaffi pesanti: l’uscita per mano della Croazia ha riacceso la contestazione dei tifosi verso la Seleção. Un’onta difficilmente cancellabile dalla torcida brasileira, tanto che il commissario tecnico Tite ha immediatamente rassegnato le dimissioni all’indomani della cocente delusione con la Croazia. Un’eliminazione che ha fatto tanto male e sta inducendo i vertici della federazione calcistica brasiliana a cambiare rotta. L’idea sempre più concreta porta a una svolta clamorosa: affidare la Seleção a un allenatore straniero. Una prima volta assoluta.

Due i nomi che fanno sognare il mondo brasiliano: Carlo Ancelotti e Josè Mourinho

Due i nomi che fanno sognare il mondo brasiliano: Carlo Ancelotti e Josè Mourinho. Due nostre vecchie conoscenze. Carletto coronerebbe una carriera straordinaria alla quale manca appunto solo un Mondiale per completare un palmares irripetibile. Ecco perché il tecnico italiano ci pensa ed è stuzzicato dalla sfida. Certo lasciare il Real Madrid in estate sarebbe non dura, ma durissima tuttavia a 60 anni suonati sedersi sulla panchina della nazionale più vincente della storia per riportarla al titolo mondiale sarebbe il coronamento ideale e forse perfetto di una carriera. Occhio anche allo Special One che avrebbe il vantaggio di conoscere bene la lingua portoghese, oltre a un curriculum di altissimo livello tale quale a quello di Ancelotti. Mou ha un contratto in essere con la Roma fino al 2024, ma aspetta segnali importanti sul mercato da parte dei Friedkin. Tradotto: senza grandi investimenti potrebbe anche valutare altre opzioni, anche se il suo desiderio sarebbe quello di guidare il Portogallo. Non subito ma tra quattro-cinque anni. Ecco perché la candidatura ancelottiana resta quella più congeniale a un Brasile che vuole ritornare in cima al mondo. Per riuscirci potrebbe affidarsi a un italiano di successo.