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Vaccino anti infarto: come funziona?

Vaccino anti infarto

Vaccino anti infarto: la ricerca medica italiana non si ferma al Covid ma va avanti. Una notizia a sorpresa arriva da Milano con un nuovo tipo di vaccino ma non per il Coronavirus.

Vaccino anti infarto: cos’è

Da un vaccino all’altro. La ricerca in Italia non si ferma al Covid e va oltre. A Milano, al centro cardiologico Monzino, è partita la sperimentazione di Inclisiran, il farmaco che Eugene Brauwnwal, padre della cardiologia moderna, ha voluto definire “vaccino anti infarto”. 

“Lo studio Victorion-2p – si legge in una nota del Monzino – “è randomizzato in doppio cieco, Inclisiran vs Placebo, e prevede la somministrazione due volte l’anno con un follow up variabile tra 3-6 anni, in cui il paziente viene rivisto periodicamente in ambulatorio per controllare il suo stato di salute e registrare eventuali eventi per verificare le differenze nei due bracci. Al momento in Italia, oltre al Monzino, sono attivi o in corso di attivazione altri 5 centri, ma il numero è in continua evoluzione”. 

Come funziona?

Partirà immediatamente la prima sperimentazione. La ricerca coinvolgerà oltre 10mila pazienti nel mondo e a spiegare gli obiettivi della ricerca è Piergiuseppe Agostoni, direttore del dipartimento di cardiologia critica e riabilitativa Monzino: “con l’obiettivo di dimostrare che il nuovo farmaco di Novartis – che, come un vaccino, viene somministrato solo due volte l’anno – è in grado di ridurre il rischio eventi cardiovascolari gravi, come infarto e ictus, dimezzando i livelli di colesterolo cattivo Ldl-c”.

Ci sono state, ovviamente, le prime risposte: “È noto come l’Ldl-c giochi un ruolo chiave nello sviluppo e la progressione delle malattie cardiovascolari e aterosclerotiche ed è dimostrato che, abbassandone i livelli nel sangue, si ottiene una riduzione della loro incidenza e della mortalità”, ha sottolineato il direttore.

Dall’Istituto, i ricercatori spiegano come funziona: “Inclirisan è un farmaco di precisione: viene iniettato sottocute, come avviene ad esempio per l’eparina, e va direttamente a un bersaglio specifico senza altri target in diversi punti dell’organismo. Per questo è ben tollerato e provoca effetti collaterali meno gravi rispetto alle statine ad alte dosi. La bassa tossicità è un aspetto fondamentale perché i pazienti candidabili allo studio sono quelli in ‘prevenzione secondaria’, ovvero persone che in passato hanno già avuto un evento cardio cerebro vascolare. Per esempio, la paziente reclutata per prima qui al Monzino ha avuto un grave infarto due mesi fa e continua, nonostante una scrupolosa assunzione della terapia, ad avere valori di colesterolo troppo alti rispetto al valore soglia. Siamo particolarmente contenti di aver iniziato con un soggetto di sesso femminile perché, come è noto, negli studi clinici le pazienti sono spesso sotto rappresentate, nonostante abbiano un rischio cardiovascolare sovrapponibile a quello degli uomini”.

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