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Agent Elvis, quando gli americani si scordano il politically correct sanno ancora scrivere serie tv

Agent Elvis

Agent Elvis. Nessuno o quasi ne parla ma è la serie del momento. Su Netflix da un paio di settimane, il titolo vede il Re del Rock nei panni di un giustiziere della notte che fa a fette i più grandi cattivi della storia, da Charles Manson in su. Interamente realizzata in animazione, non fa certo rimpiangere il biopic su di lui candidato agli ultimi Oscar per la regia di Baz Luhrmann. Anzi, praticamente lo cancella. Agent Elvis è un progetto fuori di testa, sopra le righe, esageratissimo. E questi sono solo alcuni dei motivi per cui è impossibile non rimanerne ipnotizzati. Inoltre, in tutta la sua meraviglia, presta il fianco a una riflessione oltremodo confortante: quando gli americani si scordano il politically correct, sanno ancora scrivere serie tv. Analizziamo, con gioia, il prodigio. Nella speranza che se ne possano, presto, verificare di nuovi.

Agent Elvis: il Re del Rock picchia duro al fianco di una scimmia strafatta

Agent Elvis è un picchiaduro. Però, ha anche una trama. Il Re del Rock, disegnato per altro alla perfezione, di giorno è la star che tutti conosciamo e amiamo. Appena scende dal palco, però, posa strumenti e voce per prendere in mano armi, asce e qualsivoglia oggetto contundente. Ha un doppio lavoro. E il secondo, segretissimo, è quello di intervenire a colpi di mazza chiodata contro chi mina la pubblica quiete. Già nel primo episodio, lo vediamo randellare Charles Manson e tutta la Family. Al suo fianco, due scagnozzi del tutto improbabili: il galoppino Bobby Ray e soprattutto il già mitologico scimpanzé Scatter. Entrambi dipendenti da varie sostanze ricreative illecite, è l’animaletto a dare il meglio del proprio peggio tra cocaina, squillo e pistole. Non necessariamente in quest’ordine ma, anzi, ove possibile tutti insieme. Tirapiedi dal grilletto facilissimo e randomico, Scatter è di misura il miglior personaggio dell’intera serie. Per quanto il protagonista, Agent Elvis, con la sua calma super cool in ogni situazione, sia doppiato nientemeno che dal premio Oscar Matthew McConaughey. Un’ottima ragione per lasciar stare il doppiaggio italiano (comunque, non disponibile per il momento). Chi c’è dietro a questo gioiello di locura e politicamente scorretto? 

Agent Elvis: la showrunner è la moglie Priscilla (classe 1945)

Agent Elvis, pur strizzando l’occhio agli action dei bei tempi andati, rispetto al grigio politicamente corretto che impera oggi come oggi, sembra provenire dal 2030. E, invece, il progetto della serie è stato partorito da una showrunner nata nel 1945. E non una a caso. Stiamo parlando di Priscilla Presley, moglie del Re del Rock, e oggi 77enne. In poche parole, con una serie del genere, bagna il naso a qualunque sceneggiatore contemporaneo, con la metà degli anni e il centuplo dei paletti “morali” rispetto a una Lady nata a metà del secolo scorso. Agent Elvis è una vera e propria goduria per così tanti motivi che preferiamo, forse, lasciarveli scoprire coi vostri occhi. Vero e proprio inno alla libertà, anche maleducatissima, pare uscito dalla fantasia di un Quentin Tarantino in hangover pesante. Deliziosa, picchia duro il politicamente corretto facendo scendere in campo il più figo di tutti: Elvis. Pardon, Agent Elvis. Dice bene Guillermo del Toro: “L’animazione non è roba per ragazzini”. E nemmeno per perbenisti dell’ultima ora. Un trionfo di violenza e scorrettezza epocale. Qui giace il politicamente corretto. Per una buona volta.