Home Sports Juventus e Figc, che guaio: i processi sportivi rischiano di non finire a giugno

Juventus e Figc, che guaio: i processi sportivi rischiano di non finire a giugno

Juventus, sulle plusvalenze

Agenda alla mano, chi si occupa del calcio italiano comincia ad avere il sospetto che difficilmente le questioni giudiziarie relative alla Juventus potranno essere chiuse entro la fine di questa stagione. Non manca molto e troppi passaggi devono essere compiuti perché si eviti il cortocircuito di spostare anche sul prossimo campionato parte del peso dei processi bianconeri, con il rischio di moltiplicare tensioni e incertezza. Non conviene a nessuno, Juventus per prima, ma ci sono una serie di scadenze da prendere in considerazione e la data limite del 30 giugno si avvicina. Anche immaginando di allargare i termini di qualche settimana, si tratta di un tempo limitato per la vastità di atti e procedimenti.

Partiamo dal processo che è più avanti e che in teoria potrebbe anche considerarsi concluso

Partiamo dal processo che è più avanti e che in teoria potrebbe anche considerarsi concluso. Se il 19 aprile il Collegio di Garanzia del Coni confermerà la penalizzazione di 15 punti inflitta a fine gennaio revocando le precedenti assoluzioni, dal punto di vista sportivo non ci sarà margine per altro intervento. La Juventus o i suoi ex dirigenti potranno andare al Tar del Lazio e poi al Consiglio di Stato, ma solo per l’eventuale quantificazione di una richiesta danni. Se però il Collegio dovesse esprimersi diversamente, in particolare rimandando alla Corte federale d’Appello le motivazioni per chiederne la riformulazione totale o parziale, avendo riscontrato dei difetti, allora anche questo capitolo si avvicinerebbe pericolosamente al mese di giugno. La CAF dovrebbe infatti costituirsi con un collegio differente rispetto a quello guidato dal giudice Torsello e ricominciare ad analizzare gli atti in punta di diritto. Il tutto con un finale di campionato in corso e con la Juventus che è rientrata nella volata Champions League anche da penalizzata.

Il capitolo stipendi e rapporti con i procuratori

C’è poi l’altro capitolo, quello relativo alle manovre stipendi e ai rapporti con i procuratori. Qui siamo alla vigilia del deposito alle parti del dispositivo che certifica la chiusura delle indagini con le valutazioni del capo della Procura Figc, Giuseppe Chiné. Chi si aspettava la massima celerità è rimasto deluso. Non solo la doppia proroga chiesta (in tutto 60 giorni), Chiné sta esercitando il diritto di trattenere a sé le carte per tutto il tempo che gli è consentito. Le ragioni strategiche saranno chiare più avanti, magari proprio dopo il 19 aprile e dopo la pronuncia del Collegio di Garanzia del Coni. Di sicuro, senza un patteggiamento che taglierebbe drasticamente i tempi si rischia di trascinarsi all’estate tra primo grado, appello ed eventuale conseguente ricorso al Collegio di Garanzia del Coni. Per capirci, la revocazione sulla questione plusvalenze per la quale si è celebrato un solo processo e pure con tempi compressi in una giornata, non ha ancora garantito una sentenza sportiva passata in giudicato e sono trascorsi due mesi e mezzo.

La questione partnership con le società

Rimane poi la questione partnership con le società che secondo la Procura di Torino si sono prestate ad essere satelliti del club bianconero. Qui la Procura Figc ha scelto di non procedere per il momento, aspettando il corso degli eventi perché sulle carte dell’inchiesta Prisma hanno cominciato a muoversi anche altre procure in Italia: Genova, Udine, Modena, Bergamo, Bologna. Non esiste nessuna possibilità di avere un riscontro entro l’estate e quindi c’è la certezza di sconfinare nella prossima stagione, magari non solo per la Juventus. Un vulnus per l’intero campionato che rischia di trascinarsi tra sentenze e asterischi in classifica. Il tutto per non considerare il fronte internazionale.

La Uefa attende che la giustizia sportiva italiana abbia concluso il suo iter, ma come si è capito in questi giorni in cui Alksandr Ceferin è stato rieletto per acclamazione (secondo mandato di… quattro potenziali fino al 2031) non vede con grande favore la permanenza dei bianconeri nella prossima Champions League. A meno che non ci sia una dissociazione netta e inequivocabile dal progetto della Superlega che fin qui non c’è stata. Succederà? Difficile fare previsioni, come è difficile capire quando la Corte di Giustizia UE si pronuncerà sul monopolio della Uefa visto che la scadenza di marzo è passata e ora si ipotizza un verdetto tra maggio e giugno. Forse.

Un quadro confuso

Il quadro, insomma, è confuso. La scelta del Tar del Lazio di dare torto alla Figc obbligandola alla consegna dell’ormai celebre carta Covisoc (entra nelle memorie difensive presentate al Collegio di Garanzia del Coni) ha segnato un punto a favore della Juventus e degli altri imputati. Una vittoria di forma e di sostanza non ribaltata dal Consiglio di Stato che si è limitato a dichiarare “improcedibile” l’ulteriore ricorso della Figc semplicemente perché ormai le carte erano note e non serviva più deliberare nel merito. E’ vero? No. Si è trattato di un pareggio che potrà, però, pesare sul futuro del processo sportivo perché il Tar del Lazio si era spinto oltre disegnando confini precisi all’autonomia dell’ordinamento sportivo senza che il Consiglio di Stato gli abbia dato torto nel merito. Dunque la questione potrebbe riproporsi nei prossimi mesi allungando i tempi della guerra legale in corso.