Home Sports E’ giugno: nel calciomercato spende solo la Premier

E’ giugno: nel calciomercato spende solo la Premier

Premier League, chi è il calciatore arrestato

L’immagine simbolo sono Manchester City e Arsenal che si scannano per convincere il West Ham a cedere il giovane talento Declan Rice, prezzo salito a 105 milioni di sterline senza che gli Hammers si siano fatti impietosire fino a che non hanno raggiunto l’obiettivo deciso. Cifre fuori mercato e fuori da ogni realtà, conferma che nel calcio europeo ormai la Superlega esiste e si chiama Premier League e che solo gli inglesi sono in grado di spendere e spandere oggi mentre gli altri si devono mettere in fila. E appendere il cartello ‘Vendesi’ sull’uscio di casa oppure, ed è anche il caso di una big come il Barcellona, fiondarsi su qualche parametro zero di alto livello come il tedesco (ex Manchester City) Gundogan.

Finisce il mese di giugno che è la fotografia dello stato di salute del pallone nel Vecchio Continente

Finisce il mese di giugno che è la fotografia dello stato di salute del pallone nel Vecchio Continente. La Premier League ha in mano i soldi e detta modi e tempi, solo parzialmente insidiata dall’esplosione del mercato dell’Arabia Saudita che oggi è visto ancora come fenomenale opportunità di rientrare di acquisti sbagliati negli anni scorsi piuttosto che come vero e proprio pericolo. Al netto di trattative già definite e non ancora annuncia ufficialmente e dunque contabilizzate, secondo il sito specializzato Transfermarkt nel primo mese di calciomercato i club inglesi hanno investito una cifra già superiore ai 400 milioni di euro con un saldo negativo di oltre 200. Per dare una misura, nello stesso periodo la Serie A ha provveduto a vendere il più possibile (Tonali e Vicario sono finiti in Premier League) e la stessa Bundesliga ha registrato un saldo positivo pur dovendo scontare il colpo Bellingham preso dal Real Madrid a 103 milioni di euro.

La Serie A è nel mezzo della trattativa più difficile della sua storia per la cessione dei diritti tv dal 2024

Nessuna sorpresa e nemmeno una novità: funziona così da un paio di anni e la crisi Covid ha allargato il gap tra la Premier League e tutti gli altri perché a Londra e dintorni hanno visto crescere comunque l’appeal a livello mondiale mentre nel resto d’Europa si sta facendo fatica a confermare le cifre sui mercati interni. La Serie A è nel mezzo della trattativa più difficile della sua storia per la cessione dei diritti tv dal 2024: alla Lega di via Rosellini sono arrivate offerte per meno della metà del miliardo e 115 milioni a stagione che rappresentavano l’obiettivo dichiarato, con rifiuto a partecipare da parte di nuovi operatori al di fuori di Sky, Dazn e Mediaset. I soliti noti, insomma.

Serviranno buone idee da luglio in poi per provare a confermare l’ultima stagione

Serviranno buone idee da luglio in poi per provare a confermare l’ultima stagione, quella che ci ha visto arrivare in finale in tutte le competizioni Uefa con anche Milan (Champions League) e Juventus (Europa League) in semifinale. La verità è che i club italiani generalmente non avranno budget o quasi per fare il mercato, ma dovranno impiegare unicamente quello che riescono a incassare dalle cessioni. E c’è chi, come la Roma, ha dovuto impegnarsi a fondo per chiudere entro il 30 giugno un numero adeguato di plusvalenze per evitare di incorrere nelle ire della Uefa per violazione del settlement agreement firmato nei mesi scorsi: Thiago Pinto ha ceduto una serie di giovani, ora dovrà passare alla seconda fase per accontentare le richieste di Mourinho che rimane, raddoppia, ma pretende una rosa più competitiva di quella della passata stagione.

Sullo sfondo la Juventus del nuovo corso, la vera anomali rispetto alla storia recente del calcio italiano

Sullo sfondo la Juventus del nuovo corso, la vera anomali rispetto alla storia recente del calcio italiano. Nell’ultimo decennio in tanti si erano abituati ad essere foraggiati dai soldi provenienti da Torino, spesso investiti in Italia e non all’estero con beneficio per tutta la filiera: ora è il momento dell’austerity e anche la Juventus deve fare di conto, vendere, tagliare il monte ingaggi e cercare di rientrare dal passivo che caratterizza anche questa stagione. Compito difficile, come quello di tutte le società italiane in questo inizio di estate 2023.