Home Sports Dalla questione Dybala al “cambio di struttura”, la Juventus è nelle mani di Arrivabene

Dalla questione Dybala al “cambio di struttura”, la Juventus è nelle mani di Arrivabene

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Il ritorno di Francesco Calvo alla Juventus non è certamente passato inosservato anche al di fuori dell’ambiente juventino. Il manager specialista in marketing torna a Torino dalla porta principale da cui era uscito nel 2015, non per questioni di lavoro ma per una vicenda di gossip e matrimoni infranti che aveva creato non poco imbarazzo anche in casa Agnelli. In sintesi: l’attuale compagna di Andrea, Deniz Akalin, altri non era al tempo se non la moglie dello stesso Calvo, amico e non solo collaboratore del presidente della Juventus che, invaghito della donna, aveva poi messo mano alla propria vita privata chiudendo il precedente matrimonio con Emma Winter.

Arrivabene perno della strategia futura della Juve

E’ impensabile che il ritorno sia avvenuto contro la volontà di Agnelli, ma è altrettanto evidente come la volontà di Maurizio Arrivabene di riacquistare i servigi di uno dei migliori professionisti nell’area commerciale non abbia guardato in faccia alla forma. Ed è evidente allo stesso modo come l’ex numero uno della Ferrari, entrato in punta di piedi nelle stanze operative del club lo scorso luglio, sia ora di fatto il perno su cui ruota tutta la strategia futura. Più ancora dello stesso Andrea Agnelli il cui passo indietro almeno a livello pubblico non è passato inosservato.

L’artefice della questione Dybala

E’ stato Arrivabene a gestire la questione Dybala, stella argentina passata dalla promessa con strette di mano di un rinnovo multimilionario a ottobre al benservito di marzo. Lui ha dettato i tempi anche della comunicazione, lui ha tratteggiato con il consiglio d’amministrazione le strategie e lui si è incaricato di chiudere il rapporto liquidando i rappresentanti della (ex) Joya. Proprio mentre, quasi per marcare plasticamente la distanza, Andrea Agnelli usciva e rientrava dalla sede nelle due ore scarse dell’incontro dell’addio.

Ed è stato lo stesso Arrivabene a mettere la faccia a poche ore dall’eliminazione choc dalla Champions League per mano del Villarreal, la terza di fila agli ottavi di finale e dunque sotto il limite considerato fisiologico dai programmi estivi. Lo ha fatto in un’intervista già fissata con il Corriere dello Sport ma strategicamente non rinviata nemmeno dopo il cappottone con gli spagnoli. Anzi. Due pagine utilizzate dal manager bresciano per placare la furia dei tifosi bianconeri, confermare il piano triennale di sviluppo di squadra e società e, soprattutto, ribadire come il nuovo mantra sia ritrovare l’equilibrio tra lato finanziario e lato sportivo perso negli ultimi anni dell’era Agnelli, non solo a causa del Covid.

“Alla Juve è cambiata la struttura”

Una sorta di manifesto programmatico con un passaggio significativo perso dai più nel grande mare della cronaca di quelle ore. Ha detto Arrivabene: “Alla Juve è cambiata la struttura, siamo qui non per ricostruire, ma per costruire. Io, Nedved, Cherubini e Allegri: scelte, decisioni e programmi sono il frutto di riflessioni a quattro teste e non prescindono dalla condivisione di percorsi e obiettivi. Naturalmente sotto la supervisione di Andrea Agnelli”. Supervisione, una descrizione ambigua che ha l’unica conseguenza effettiva di confermare come AA non sia più il centro permanente della Juventus da lui riportata ai vertici italiani ed europei.

I maligni lo leggeranno come una sorta di commissariamento da parte della proprietà (John Elkann), per nulla soddisfatta di essere stata costretta ad aumenti di capitale per 700 milioni di euro in un paio d’anni. Oppure si può anche immaginare che si tratti del tentativo di non coinvolgere fino in fondo il club nella guerra della Superlega; non perché la decisione di andare avanti non sia condivisa, ma perché a livello europeo tutta la storia si è ormai personalizzata sul ruolo di Andrea, divenuto il grande nemico del presidente della UEFA Ceferin e del supposto calcio del popolo.

Di sicuro rimangono gli atti ufficiali a ricordare come Maurizio Arrivabene, entrato il 1° luglio del board come capo dell’Area Tecnica, dal fine ottobre sia stato ufficializzato come amministratore delegato unico cui rispondere tutte le componenti della Juventus. Di fatto il capo azienda bianconero.