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Il no vax Djokovic e l’esenzione agli Australian Open 2022: che brutta figura per il tennis

Djokovic australian open 2022

ULTIMA ORA: La partecipazione di Djokovic agli Australian Open 2022 è attualmente in dubbio. Mercoledì 5 gennaio il campione è sbarcato all’aeroporto di Tullemarine ed è stato respinto, perché il suo visto non sarebbe valido. Ma lui ha annunciato che farà ricorso…. Si attende ora la prossima puntata: QUI TUTTI GLI AGGIORNAMENTI

Novak Djokovic potrà partecipare (o no?) ai prossimi Australian Open di tennis per difendere il titolo conquistato lo scorso anno? In ogni caso, comunque andrà a finire, c’è un «però» su tutta questa notizia che sta sconvolgendo il mondo del tennis e non solo. La partecipazione del serbo al primo torneo dello Slam dell’anno è stata al centro di violente discussioni attorno al fatto che Djokovic è un no-vax (convinto). Scelta in contrasto con le norme sanitarie in vigore in Australia e che prevedono l’obbligo vaccinale per chi arriva dall’estero. E quindi? Cos’è successo?

Il no vax Djokovic agli Australian Open 2022: perché?

La risposta alla domanda arriva dallo stesso Nole che sui suoi social nell’annunciare la partenza per Melbourne scrive «grazie ad un’esenzione sanitaria». Una deroga che ha fatto arrabbiare alcuni colleghi e che sta infiammando il dibattito politico in Australia. Da quelle parti infatti sono piuttosto restii ad andare contro la legge, a creare precedenti, a fare (appunto) eccezioni. Anche se sei il numero 1 del mondo.

Le pressioni sul governo però non sono mancate. Inutile dire che gli organizzatori rischiavano fino a pochi giorni fa di trovarsi davanti ad un tabellone decimato dai veri big del tennis; Federer è ancora ai box (e chissà quando e se tornerà), Nadal fino a 5 giorni fa era alle prese con il Covid e la sua presenza è stata a lungo in forte dubbio (salvo poi essere confermata dopo la negatività al virus). Capite bene che un torneo in più senza il numero 1 avrebbe tolto appeal. Così ecco le richieste, nascoste, sotterranee, di un’esenzione che alla fine è arrivata per una semplice questione di marketing, spettacolo. In sintesi: soldi.

Ad ogni azione ne corrisponde una uguale e contraria, dice la fisica, ed il tennis non fa eccezioni. Nei giorni scorsi diversi giocatori si erano schierati contro l’esenzione, certo in maniera molto pacata dato il peso di Djokovic nell’ambiente, ma il tennis poi ha comunque deciso forse per la prima volta si «vendersi» ad interessi che di sportivo non hanno nulla. Seguendo in questo quanto fatto da diversi altri sport.

Ci apprestiamo ad Olimpiadi invernali in Cina su piste sconosciute, in una nazione che non ha atleti di alto livello negli sport invernali (se non poche eccezioni), con gare in orari scomodi per noi (la discesa libera maschile del nostro Paris sarà alle 4 del mattino…).

Ci apprestiamo ai Mondiali di calcio da disputarsi in Qatar, di certo non il paese più tollerante e rispettoso dei diritti umani del mondo, per di più in pieno inverno, creando problemi alla stagione dei club. Questo in nome di cosa?

Djokovic non è il primo e non sarà nemmeno l’ultimo ad ottenere un’esenzione (che tra l’altro non ha mai preteso) ma la brutta figura resta. Non ci stupiremo se per tutto il torneo le partite del serbo (di sicuro il meno amato dei Big Three del tennis mondiale) fossero accompagnate da fischi. Per una volta, meritati.