Home Sports Chi è Bernd Reichart, l’uomo che deve convincere la Uefa a fare la Superlega

Chi è Bernd Reichart, l’uomo che deve convincere la Uefa a fare la Superlega

Chi è Bernd Reichart, l’uomo che deve convincere la Uefa a fare la Superlega

Tedesco, con una notevole esperienza in materia di diritti sportivi e media e un curriculum lungo e prestigioso dall’inizio degli anni Duemila a oggi. Bernd Reichart, 48 anni, messo a capo di A22 Sports Management è l’uomo che Real Madrid, Barcellona e Juventus hanno scelto per giocare su due tavoli la partita della Superlega non legandola solo al pronunciamento della Corte di Giustizia europea atteso per i primi mesi del 2023 e che, come troppo di rado precisato, non verterà sulla possibilità o no di far nascere una nuova competizione fuori dal cappello della Uefa ma sull’eventuale conflitto di interessi di Nyon e sulla legittimità della sua posizione rispetto alle norme europee sulla libera concorrenza.

Il confronto nelle aule dei tribunali non si fermerà fino a sentenza

Il confronto nelle aule dei tribunali non si fermerà fino a sentenza (e i segnali non sono favorevoli ai club visto il fronte compatto pro-Uefa della politica), mentre l’altro aspetto è tutto da scrivere ed è per questo che Reichart è stato chiamato a guidare la società costituita – si legge negli stessi comunicati – “per sponsorizzare e supportare la creazione della Super League Europea”. Un’azione di lobbying per evitare di ripetere gli errori che nell’aprile del 2021 sono costati alla Superlega la morte in culla, schiacciata dall’onda lunga delle proteste dei tifosi e della saldatura tra governi e Uefa. Anche perché l’idea di sganciarsi da Nyon per mettersi in proprio, creare un nuovo campionato europeo, spartirsi i proventi senza passare da Ceferin e creare una nuova governance del calcio nel Vecchio Continente non è svanita. Anzi.ù

Il progetto andrà rivisto, l’orizzonte temporale è il 2024/2025:

Il progetto andrà rivisto, l’orizzonte temporale è il 2024/2025: queste sono le certezze. Tutto il resto è una sorta di “lavagna pulita” su cui Reichart sarà chiamato a scrivere i contenuti confrontandosi con tutti gli stakeholder potenzialmente interessati: calciatori, tifosi, leghe e anche le istituzioni. Quali? Certamente i governi nazionali e non ultima la stessa Uefa, anche se la certa rielezione a presidente di Ceferin non renderà semplice il compito. La nuova Superlega (cambierà il nome per evitare ogni link con il catastrofico fallimento del 2021) non sarà più un progetto chiuso, lascerà spazio ai canali d’accesso dai campionati nazionali, punterà ad affiancare la Champions League e le altre competizioni Uefa e a non sostituirsi a tutta l’attività dei movimenti non di punta, altrimenti condannati a rapida morte.

Manca la Francia, ma qui lo scoglio è durissimo

Certamente proverà a comunicare meglio, ad esempio sui meccanismi di redistribuzione del denaro raccolto dagli investitori, così da evitare di finire nuovamente in isolamento rispetto a tutto il resto del sistema. Non è un’operazione semplice e per questo la notizia della nomina di Reichart ad amministratore delegato di A22 Sports Management è stata accompagnata da un’attività media che è andata a posizionarsi laddove la vecchia Superlega era naufragata: Inghilterra (Financial Time) e Germania (Bild). Manca la Francia, ma qui lo scoglio è durissimo perché è il terreno di caccia di Al Khelaifi, uscito dalla tempesta come nuovo uomo forte al fianco di Ceferin malgrado le evidenti contraddizioni del modello Psg, una macchina che brucia centinaia di milioni di euro (il passivo 2022 sarà tra i 300 e 350 portando il totale dell’ultimo triennio a oltre 700) e che vive border line rispetto alle regole della stessa Uefa.

Nel curriculum di Reichart ci sono collaborazioni, con ruoli sempre più importanti

Nel curriculum di Reichart ci sono collaborazioni, con ruoli sempre più importanti, in UFA Sports, Sportfive (agenzia di diritti sportivi), Antena 3 in Spagna e soprattutto RTL Deutschland dove è stato amministratore delegato dal 2019 al 2021 per poi passare al comitato direttivo di Bertelsmann. La sua presenza deve consentire anche ad Andrea Agnelli, Florentino Perez e Joan Laporta (presidenti dei tre club ribelli) di fare un passo indietro così da rendere meno personale lo scontro con Ceferin che non ha perdonato il tradimento, soprattutto del numero uno juventino, e che non ha ancora riaperto alcun canale di comunicazione con chi non si è dissociato dalla (fu) Superlega.

La speranza dei promotori è che sia apra almeno un secondo fronte

Basterà? La speranza dei promotori è che sia apra almeno un secondo fronte in attesa della Corte di Giustizia europea dove il rischio è che le indicazioni della politica abbiano un peso determinante. L’ultimo in ordine di tempo ad esporsi è stato il vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas e non sono state parole gradite: “La Superlega sarebbe un circuito chiuso formato dai club più ricchi, che si spartirebbero tra loro circa cinque miliardi di euro all’anno a discapito degli altri. Questo contravviene totalmente al modello europeo dello sport – ha detto -. Andare a sostituire le intese nazionali non è nostro compito; invece, la salvaguardia dell’apertura del calcio a livello europeo lo è, ed è collegato al modello europeo di sport che deve essere tutelato”.