Home Sports Campioni sportivi italiani, sì, ma con il portafoglio… a Montecarlo

Campioni sportivi italiani, sì, ma con il portafoglio… a Montecarlo

sportivi italiani montecarlo

“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta”. Se poi quando ti risvegli stai guardando il mare di Montecarlo è meglio, molto meglio. Per una semplice ragione fiscale. A far tornare d’attualità la questione dei campioni sportivi italiani con residenza fiscale a Montecarlo, ovvero con il tricolore al collo ed il 730 dal Principe Alberto, la notizia che Jannick Sinner, il neo fenomeno del tennis nostrano, avrebbe deciso di attraversare anche lui il confine di Ventimiglia per trovare casa in Costa Azzurra come fatto da altri colleghi: dai campioni di ieri (Pietrangeli, Lea Pericoli, Gaudenzi, Volandri) fino a Berrettini con cui oggi divide il ruolo di punta di diamante azzurra.

Sportivi italiani con il portafoglio a Montecarlo

Tutto corretto e lecito, sia chiaro, anche se la cosa intristisce. Intristisce vedere un ragazzo di 19 anni che sembrerebbe avere già chiare le sue priorità. Tra queste il fatto che il Paese, il suo paese, è tale fino alla dichiarazione dei redditi. Da quel punto in poi comincia un mondo diverso. In molti si sono indignati ed è anche difficile dar loro torto. Come ci si possa dire italiani se oltre agli onori non si divide anche quell’onere che colpisce al 50% più o meno le nostre tasche? Difficile.

La storia ci ha insegnato che diversi grandi dello sport nostrano hanno fatto lo stesso o abbiano avuto in una maniera o nell’altra, problemi con il Fisco senza veder lesa la loro fama: come non ricordare il video di Valentino Rossi, in maglietta rigata, da Londra mentre si difendeva dall’accusa di evasione fiscale per diverse decine di milioni di euro? La lista poi è lunga e ce n’è per tutti gli sport: Alberto Tomba, Max Biaggi, Mario Cipollini, Michele Bartoli, Paolo Bettini, Giancarlo Fisichella, Jarno Trulli. Chi più chi meno, chi a Montecarlo o altrove. Chi è stato pizzicato (ed ha patteggiato una multa) e chi invece contesta ancora ogni accusa.

“L’Italia chiamò, recita alla fine l’Inno di Mameli”. Il rischio è che a chiamare prima o poi sia l’Agenzia delle Entrate.