Meloni-Netanyahu: la conferma che non siamo mai stati così pro-Israele

Giorgia Meloni vede Benjamin Netanyahu rilanciando la "relazione speciale". Ma può essere un problema d'immagine. Vediamo perché.

Perché leggere questo articolo? Giorgia Meloni vede Benjamin Netanyahu rilanciando la “relazione speciale”. Ma può essere un problema d’immagine. La politica italiana è priva di partiti critici verso Israele. Nonostante la fragilità interna di Netanyahu, per questo la visita in Italia sarà politicamente importante.

Giorgia Meloni riceve Benjamin Netanyahu e la “relazione speciale” tra Italia e Israele si consolida. La politica italiana è allineata per Tel Aviv e anche un Netanyahu indebolito sul fronte interno trova in Roma un interlocutore interessato a mantenere buoni rapporti. Tutto questo con grande interesse di Giorgia Meloni. Pressato sul fronte interno dalle proteste contro le sue riforme istituzionali, “Bibi” trova conforto nell’agenda internazionale. E come analizzato in passato, Giorgia Meloni e Netanyahu possono saldarsi in nome di una visione a tutto campo di conservatorismo, occidentalismo e identità valoriale che rappresenta la nuova via della destra globale. Non più vincolata alle fortune di un uomo istrionico ma imprevedibile come Donald Trump.

I ponti d’oro di Meloni a Netanyahu

Netanyahu visiterà una Roma pronta a fargli ponti d’oro per la vicinanza politica ed energetica tra Roma e Tel Aviv. Pochi mesi dopo la cruciale visita a Est di Mario Draghi, Meloni ribadirà la vicinanza tra i due Paesi. Che si manifesta in più settori ove la cooperazione è a tutto campo. In primo luogo, l’energia. Roma punta sui gasdotti del Mediterraneo orientale, sullo sviluppo di EastMed, sulla crescita dei rapporti tra Israele e l’Egitto ove si trova il maxi-giacimento Zohr.

In secondo luogo, la Difesa. A febbraio Leonardo ha firmato una complessa partnership con la Israeli Innovation Authority per lo sviluppo di start-up militari e tecnologiche nel Paese. Saranno coinvolti negli accordi anche la società israeliana Rada e la controllata Usa di Leonardo, Drs. E anche sulla questione delle forniture di un Paese chiave come la Grecia, alleata energetica di Roma e Tel Aviv, i due Paesi vanno a braccetto. Recente è la notizia che nel centro di addestramento per l’aviazione ellenica che verrà costruito e gestito con un accordo della durata di ventidue anni dalla israeliana Elbit Systems ci saranno anche 10 velivoli da addestramento M-346 del gruppo di Piazzale Montegrappa.

Infine, i chip. Ad Agrate Brianza l’israeliana Tower Semiconductor ha avviato un investimento strategico di alta importanza geoeconomica alle spalle dell’impianto del colosso italo-francese STMicroelectronics. In quest’ottica la triade securitaria è la base di un’alleanza occidentalista che la comune vocazione conservatrice dei due esecutivi oggigiorno consolida.

Obiettivo Iran per Meloni e Netanyahu

Ci sarà spazio per tutti questi temi nel bilaterale Meloni-Netanyahu. A cui il premier israeliano aggiungerà una richiesta chiara: quella di un ruolo più assertivo di Roma nel contrasto all’Iran. Il contenimento della Repubblica Islamica unisce le ali conservatrici, sovraniste, liberali e popolari della maggioranza. Per i filo-Usa “Fratelli d’America” è un atto politico necessario. I difensori dei diritti umani ritengono un dovere contenere l’oscurantismo degli Ayatollah. Mentre i conservatori filo-Israele un ponte necessario con Tel Aviv. Fdi, Lega e Forza Italia sono unitissime sul tema Iran e Meloni lo dimostrerà a Netanyahu.

In quest’ottica, a favorire la postura del premier israeliano c’è sicuramente anche il riflusso della questione palestinese nell’opinione pubblica italiana. Elly Schlein, neosegretaria Pd, difende l’autonomia e l’indipendenza dell’Autorità Nazionale Palestinese ma non ha mai condannato duramente Israele. Il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte è meno spostato su posizioni anti-occidentali di quello dei vari Di Battista, Cabras e Petrocelli. Il Terzo Polo è convintamente pro-Israele. Sarà complesso trovare uno spazio anche di pressione politica per convincere una nazione esplicitamente amica a evitare la deriva settaria che può creare imbarazzi sul ponte Roma-Tel Aviv.

I rischi

“Il ruolo preponderante dell’estrema destra, l’assertività dei settori più religiosi  e la spregiudicatezza del primo ministro hanno prodotto una miscela molto pericolosa” in Israele, nota Michele Valsenise su Huffington Post. “Spaventa la contrapposizione frontale senza precedenti in seno alla società israeliana spaccata a metà, mentre in Cisgiordania la spirale di violenza rischia di andare fuori controllo” e Paesi come l’Italia devono evitare danni eccessivi d’immagine dalla nuova, e in certi versi inevitabile, “relazione speciale”. A cui sia Meloni che la maggioranza tengono. E che devono dunque giocare evitando che per il premier israeliano, contestatissimo e divisivo, si trasformi in una passerella.