Home Politics Ma che storia non è quella di Salvini e Rummo?

Ma che storia non è quella di Salvini e Rummo?

Ma che storia non è quella di Salvini e Rummo?

Perché leggere questo articolo? Rummo-Salvini…ma che polemiche stanno venendo fuori? E’ ovvio un vicepremier vada a visitare le aziende italiane e che queste gli aprano le porte. Vi ricordate il caso Barilla? Ecco qua la discesa nel baratro rasenta lo psichiatrico. Come chi pensa che Salvini porti sfiga…

Che il mondo fosse in crisi, lo sapevamo da tempo. Ma tra giornalisti, opinionisti e naviganti social serve davvero fare un po’ di pace col cervello. Da #saveRummo a #boicottaRummo è un attimo. Sui social. Dalle stelle alle stalle, così ha deciso il tribunale del web. Nel 2015 lo stabilimento della sannita Rummo, azienda leader mondiale nella produzione di pasta, fu travolta da un’alluvione. Grazie agli operai e al tam tam social rinacque letteralmente dal fango. Da ieri invece l’hashtag è tra i trend negativi del momento su X per la visita del vicepremier Matteo Salvini (con tanto di video postato su TikTok). Tra meme, attacchi e difese l’azienda di Benevento è al centro dell’ennesima polemica social-politica.

Se in soccorso di Salvini arriva Mastella…

Pur non avendo contiguità politica con il vicepremier Matteo Salvini, trovo profondamente ingiusta la campagna social che si è scatenata dopo la sua visita al pastificio Rummo e che ha fatto registrare addirittura sconsiderati incitamenti al boicottaggio commerciale: la pasta Rummo, eccellenza nazionale made in Sannio, va preservata e difesa da partigianerie estremistiche che danneggerebbero anzitutto i lavoratori”. È quanto scrive in una nota il sindaco di Benevento Clemente Mastella.

“Quando il patron dell’azienda beneventana Cosimo Rummo spiega di aver aperto le porte a politici di ogni colore anzitutto per il rispetto che si deve alle Istituzioni, ha perfettamente ragione. Le sue produzioni – ha aggiunto Mastella – sono un orgoglio per la città e ne promuovono l’immagine in giro per il mondo. Rispetto a irragionevoli battage social, sollecito a fare il contrario: sosteniamo l’azienda Rummo, come avvenne quando fu colpita dall’alluvione. È assurdo giocare con i sacrifici di chi genera lavoro e dà smalto all’economia, tra mille difficoltà e in un complicato contesto internazionale”, ha concluso il sindaco di Benevento.

Rummo è di tutti, vi ricordate il caso Barilla

E così è bastato che il leader del Carroccio facesse visita allo stabilimento Rummo di Benevento, rinato dalla disastrosa alluvione che l’aveva travolto nel 2015, perché i soliti noti dall’odio facile facessero partire un’assurda campagna contro quello che è uno dei fiori all’occhiello del made in Italy sulle tavole di tutto il mondo. L’hanno ribattezzata la pasta dei fascisti e accusano il marchio campano di fare affari col “secessionista padano”. Una shitstorm in piena regola degna dei tempi che corrono: l’hashtag #boicottarummo

Cosimo Rummo è sconvolto. Non se lo sarebbe mai e poi mai aspettato. “Sono letteralmente senza parole”, dice al Corriere della Sera. Lui che aveva accolto Paolo Gentiloni quando era presidente del Consiglio o Andrea Orlando quando era ministro, adesso si sente addosso l’astio e il rancore degli odiatori di professioni che lo vogliono in croce per aver aperto le porte dello stabilimento di Benevento a Salvini. Rummo è di tutti, un po’ come Barilla è dove c’è casa. A proposito, vi ricordate dell’affaire-Barella? Il diretto competitor di Rummo era finita nello stesso pantano social una decina di anni fa quando Guido Barilla alla Zanzara aveva detto che non avrebbe mai avallato uno spot con una famiglia gay.

La storia della sfiga di Salvini vale solo per il Milan

Apriti cielo. “Mai più” e l’hashtag #boicottabarilla. Stesso copione, insomma. Solo che allora la piattaforma si chiamava Twitter e non era ancora finita nelle mani di quel “fascio” di Elon Musk. Ma, se Guido Barilla era condannato sulla pubblica piazza dei social per aver osato esprimere un’idea fuori dal coro, Cosimo Rummo è finito alla sbarra per ancora meno. Cos’altro avrebbe mai potuto fare: mettere alla porta Salvini? Servirebbe uno psichiatra, commenta sconsolato l’imprenditore campano. Già, un bravo analista che aiuti quelli che continuano la litania social di Salvini “porta sfiga”. Anche basta: sta storia che Salvini porta sfiga vale solo per il Milan. Siamo seri!