Home Politics No ai 5 stelle in Europa, la versione dei Verdi: “Retromarce, tradimenti e opportunismo”

No ai 5 stelle in Europa, la versione dei Verdi: “Retromarce, tradimenti e opportunismo”

Verdi Eleonora Evi Da Soumahoro a Evi, tutte le spine dell'Alleanza Verdi-Sinistra

Perche leggere questo articolo? Eleonora Evi, oggi co-portavoce di Europa verde e deputata dell’Alleanza verdi-sinistra, ribadisce la posizione del suo partito sul “no” all’ingresso del Movimento 5 Stelle nel gruppo dei Verdi europei, accusando Giuseppe Conte di opportunismo. Ma tiene aperto il discorso sull’alleanza: «Sono cose diverse». Infine, la parlamentare difende i principi della direttiva europea sulle case green.

I 5 Stelle bocciati in ecologismo, per le «retromarce» e i «tradimenti» fatti negli anni. Per questo non hanno i titoli per entrare nel gruppo dei Verdi europei, anche se bisogna portare avanti un progetto di alleanza. Perché sono «piani diversi». Eleonora Evi, oggi co-portavoce di Europa verde e deputata dell’Alleanza verdi-sinistra, parla del Movimento, con cui fu eletta europarlamentare nel 2019. Ribadendo la posizione del suo partito: «Da Conte azioni opportunistiche». Mentre sulla direttiva per le case green, Evi attacca la destra: «Narrazione di terrore che ha inventato cose false». 

Europa Verde ha assunto una posizione fermamente contraria all’ingresso del Movimento 5 Stelle nel gruppo die Verdi Europei. Cosa vi spinge a essere così critici?
Nonostante i voti e il consenso, quindi il peso politico ottenuto, non ha portato avanti un cambiamento. Sono state assunte posizioni politiche deboli sull’ambiente. Faccio un esempio: il Piano clima ed energia, scritto durante i governi Conte, non hanno fatto registrare avanzamenti sulla lotta alle emissioni né sull’impegno per le rinnovabili. Ricordo, poi, che i 5 Stelle hanno espresso il ministro Cingolani che ha fatto la guerra alla transizione ecologica, dicendosi favorevole al nucleare e sostanzialmente ostile all’auto elettrica. Noi abbiamo una tradizione e un’identità politica ben precisa.

E il Movimento 5 Stelle, no?
Hanno cercato prima di andare con Nigel Farage, poi hanno provato con i liberali, ancora dopo con i socialisti. Adesso bussano, per la seconda volta, ai Verdi. Questo denota un’azione molto opportunistica per costruire una nuova identità.

Allora per quale motivo Europa Verde vuole l’alleanza del centrosinistra con il M5S ma non lo vuole nello stesso gruppo in Europa?
Sono due piani diversi. Un conto è far parte della stessa coalizione, un altro è far parte di una stessa famiglia, in cui ci sono dei principi e dei valori, che il Movimento 5 Stelle ha dimostrato di non avere. Negli anni si sono resi protagonisti di molte retromarce e di tradimenti.

Quali nello specifico?
Uno dei temi che mi ha spinto a lasciare il Movimento 5 Stelle è stato il tradimento sulla riforma della Pac, la Politica agricola comune, per cui una parte cospicua di soldi pubblici, quasi 400 milioni di euro, saranno erogati seguendo lo status quo. Non c’è stato alcun cambiamento. Questo significa il perseguimento di un’agricoltura industriale e di allevamenti intensivi. Il Movimento ha votato a favore a questa norma. Ed è un fatto inaccettabile per il gruppo dei Verdi che ha votato continuamente no. Inoltre, il M5S ha espresso un ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, che ha seguito le politiche a tutela dello status quo.

Queste divergenze politiche non vi rendono incompatibili per una futura alleanza?
Il problema non è l’ingresso del Movimento 5 Stelle nella famiglia dei Verdi europei, ma la volontà di portare avanti un rapporto di collaborazione. A cominciare dall’opposizione a questo governo. Dalla nostra prospettiva c’è un obiettivo più importante da realizzare: la costruzione di una coalizione con forze progressiste ed ecologiste. Purtroppo Conte ha compiuto altre scelte, anche queste all’insegna dell’opportunismo politico. Penso alle Regionali nel Lazio, su cui il posizionamento del Movimento rischia di consegnare la vittoria al centrodestra dopo dieci anni di amministrazione di centrosinistra, usando la scusa dell’inceneritore a Roma pur sapendo che il dossier è nelle mani del sindaco non del presidente della Regione. E se dovesse vincere la destra, altro che inceneritore a Roma…

Spostandoci in Europa, la direttiva sulle case green ha sollevato un polverone…
Su questo tema c’è stata la classica macchina di comunicazione sull’Europa matrigna, che mette le mani nelle tasche dei cittadini. Sono state addirittura inventate informazioni, come quella secondo cui non sarà possibile vendere o affittare immobili non riqualificati. Non c’è scritto da nessuna parte. 

Allora cosa si deve fare?
Prima di tutto bisognerebbe leggere il vero contenuto della direttiva, che è ancora in fase negoziale. Certo, è giusto vigilare sul fatto che l’Italia non venga danneggiata. Ma è assurdo questa narrazione di terrore alimentata dalle destre. L’obiettivo della direttiva è in realtà semplice e condivisibile: la riqualificazione degli edifici, uno dei settori più energivori. Questo intervento avrebbe una valanga di benefici, dalla salute all’economia. Basti pensare a quanto aumenta il valore di una casa riqualificata. 

Da questo si desume che giudizio sulle politiche ambientali del governo Meloni non è affatto tenero.
È un disastro totale. Questo governo sta facendo peggio di tutti gli altri. Appena arrivato ha ridato la possibilità di fare trivellazioni in mare. Mentre tutti gli esperti, anche i più conservatori, ci dicono che non va fatto. Così torniamo indietro di decenni. La transizione ecologica è fuori dai radar.