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Un anno alle Europee: la mappa del posizionamento dei partiti italiani

Un anno alle Europee: la mappa del posizionamento dei partiti italiani

Perché leggere questo articolo? Si parla molto di schieramenti politici in vista delle Europee. Ma è necessario capire le posizioni da cui i partiti italiani partono.

Manca meno di un anno alle elezioni europee e visto che sia Giorgia Meloni che il resto dei leader della Destra europea pensano a una svolta strutturale per l’Unione, è bene cominciare a capire come si posizionano i partiti nel contesto di Strasburgo.

Alle Europee i partiti concorrono slegati da coalizioni con un sistema proporzionale e le elezioni decise con le preferenze nei cinque collegi in cui è diviso il Paese. E anche se si costruiscono, dopo il voto, alleanze tra i gruppi europei è bene ricordare che ogni formazione afferisce a una data famiglia comunitaria. Non necessariamente sovrapponibile alle coalizioni italiane.

Il Pd e il Partito Socialista Europeo

In “maggioranza”, in Europa, formalmente sono dal 2019 solo Partito Democratico e Forza Italia, che coi rispettivi gruppi parlamentari afferiscono alle due maggiori formazioni d’Europa.

Il Pd alle Europee 2019 correva col Partito Socialista Europeo a cui aderisce anche Articolo 1, il partito dell’ex Ministro della Salute Roberto Speranza. Il Pse riunisce nel secondo gruppo europeo per dimensioni tutte le formazioni di carattere progressista e socialdemocratica d’Europa. Tra queste importanti formazioni di governo come la Spd tedesca e il Partito Socialista spagnolo, diventate le maggiori del gruppo dopo l’uscita dal governo dei dem italiani. Tra gli alleati del Pd, in Italia l’Alleanza Verdi-Sinistra è nel Partito dei Verdi europeo.

Non esistevano alle Europee 2019, invece, Azione e Italia Viva. Che mirano a essere i referenti italiani del gruppo comunitario Renew Europe. Terzo per dimensione in Europa, è una forza di governo dell’Ue che fa riferimento a En Marche!, il partito del presidente francese Emmanuel Macron.

Nei Popolari Forza Italia e la sorpresa Svp

Il Partito Popolare Europeo, dal 1999 prima forza all’Europarlamento, ha avuto storicamente come membro trainante in Italia uno dei suoi fondatori, la Democrazia Cristiana. Nel Ppe, che unisce il centrodestra e il centro cristiano-democratico comunitario, dal 1994 è membro Forza Italia, che pure in una fase di relativo declino di consensi è riuscita a esprimere la presidenza dell’emiciclo dopo le Europee 2019 con Antonio Tajani.

Alle Europee corre federato a Forza Italia anche il Sudtirol Volkspartei (Svp), la formazione autonomista sudtirolese che in Italia è vicina al centro-sinistra ma a livello comunitario, essendo di stampo cattolico-democratico, vira al centro e si avvicina al partito di Silvio Berlusconi. Le regole sul voto delle minoranze hanno consentito, in asse con Forza Italia, l’elezioni di un europarlamentare dell’Svp in tutte le ultime elezioni. Rendendo di fatto gli autonomisti sudtirolesi membri a pieno titolo della maggioranza di governo dell’Europa.

Fdi e Lega, destre sovraniste divise alle Europee

Fratelli d’Italia e Lega si trovano dal 2019 in gruppi che non esprimono commissari europei ma hanno diversi obiettivi per il futuro delle dinamiche comunitarie.

Fdi è diventato con l’ascesa al governo il partito di riferimento del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), nato su spinta dei Tory inglesi prima della Brexit e unico gruppo costituitosi stabilmente dopo le Europee senza aver al suo interno un grande partito tedesco. Ecr è un gruppo di orientamento atlantista, conservatore e identitario non identificabile come di destra radicale. Tra gli alleati solidi di Fdi in Ecr, che ha Meloni come presidente, ci sono ad esempio gli spagnoli di Vox, i Veri Finlandesi e il partito di governo della Polonia, Diritto e Giustizia.

L’euroscetticismo di Ecr è più blando e l’atlantismo più marcato rispetto a Identità e Democrazia, gruppo della Lega. La cui alleanza di ferro è col Rassemblement National francese di Marine Le Pen, con Alternative fur Deutschland e con una serie di formazioni minori della destra sovranista. Spesso ritenute “paria” all’Europarlamento. A cui, invece, Meloni mira puntando alla scalata e alla convergenza Ecr-Ppe per dare le carte dopo le Europee del 2024 al campo progressista.

Il nodo Cinque Stelle

Il Movimento Cinque Stelle è dal 2019 tra i non iscritti, non avendo trovato un proprio raggruppamento. Dopo il voto del 2014, Beppe Grillo negoziò col tribuno pro-Brexit Nigel Farage e il suo United Kingdom Independence Party l’ingresso pentastellato nel gruppo di destra Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (Efdd, Europe of Freedom and Direct Democracy).

Dopo il 2019, i Cinque Stelle non hanno più avuto un’identificazione netta. Ora Giuseppe Conte mira a un’interlocuzione in vista del 2024 in nome della triade ambientalismo-pacifismo-welfare che caratterizza la sua piattaforma. La Sinistra nordica (Gue) o i Verdi potrebbero essere il territorio d’atterraggio del gruppo pentastellato. Potenzialmente in grado di modificare ulteriormente la geografia della politica italiana a Strasburgo dopo le Europee 2024.