Home Economy Il turismo fa male, le città europee si ribellano ai (troppi) visitatori

Il turismo fa male, le città europee si ribellano ai (troppi) visitatori

Il turismo fa male, le città europee si ribellano ai (troppi) visitatori

Perché leggere questo articolo? Turisti adios. Da Venezia ad Amsterdam fino a Barcellona, alcune città europee stanno adottando misure per limitare il flusso eccessivo di visitatori e salvaguardare i residenti. Perchè il turismo è sinonimo di soldi, sì, ma non è tutto oro ciò che luccica…

Mentre sotto il regime dei talebani l’Afghanistan si apre al turismo, in Europa viene disincentivato. Da Amsterdam a Barcellona fino a Venezia si stanno adottando misure volte a ripensare il modello turistico per preservare la qualità della vita dei residenti e contrastare gli effetti negativi del sovraffollamento. Le limitazioni e le strette economiche sembrerebbero però non riuscire a frenare l’afflusso massiccio di visitatori. Come nella Serenissima, dove la tassa d’ingresso di 5 euro non ha impedito il boom del turismo, che così si conferma il petrolio italiano. Capace di generare consistenti introiti economici, ma anche altrettanti problemi non solo urbanistici da arginare.

Amsterdam si fuma i turisti

Si chiama “Stay Away”, letteralmente “state alla larga”, la campagna di comunicazione lanciata ad Amsterdam lo scorso anno per scoraggiare i turisti più problematici, soprattutto uomini tra i 18 e i 35 anni. Quelli cioè principalmente interessati alla prostituzione e al consumo di marijuana. L’iniziativa si inserisce in un progetto più generale volto a ridurre e controllare il flusso eccessivo di visitatori e rendere la città più vivibile per i residenti. Non è infatti più consentito fumare erba per le strade del quartiere a luci rosse e dallo scorso maggio molti locali della capitale olandese hanno dovuto anticipare l’orario di chiusura.

Inoltre, d’ora in poi ad Amsterdam sarà vietato costruire nuovi alberghi per mantenere il numero di pernottamenti entro limiti sostenibili. La priorità di edificazione verrà data a strutture al di fuori del centro storico, a patto che non prevedano un aumento dei posti letto. Anche l’ingresso delle navi da crociera al terminal collocato nel centro-città sarà limitato, contribuendo a ridurre non solo il sovraffollamento turistico ma pure l’inquinamento.

Barcellona vuole dire “adios” ai visitatori

Nella gremita Barcellona l’aumento esponenziale dei turisti – circa 12 milioni solo nel 2023 – ha creato problemi urbanistici ed economici sia alla città che ai suoi abitanti. Tra cui l’aumento dei prezzi delle case e il sovraffollamento dei mezzi pubblici. Per questo motivo l’amministrazione locale ha provveduto a rimuovere dalle mappe online l’autobus che collega il centro cittadino al Parc Güell, da tempo impraticabile a causa dell’eccessiva quantità di turisti a bordo. Una misura drastica che però sembrerebbe aver effettivamente disincentivato i turisti a prendere d’assalto questa linea.

Turismo a Venezia? Sì, ma a pagamento

Amsterdam e Barcellona non sono le uniche città d’Europa a mettere in atto piani specifici per ridurre la bulimia turistica. Rimanendo nel nostro Paese, infatti, Venezia ha dato avvio al progetto per disincentivare e rendere più gestibile il turismo di massa. Nella Serenissima ha debuttato il ticket da 5 euro per visitatori “mordi e fuggi”, ovvero quelli che si fermano in centro solo in giornata, senza pernottare. Il contributo è temporaneamente applicato per un totale di 29 giorni: dal 25 aprile al 5 maggio e tutti i weekend fino al 14 luglio, ad eccezione del 2 giugno.

La tassa però scontenta sia visitatori che residenti, preoccupati del rischio di trasformare la città in un parco a tema. Secondo il sindaco Luigi Brugnaro invece la misura non è pensata per generare guadagno, dato che porterà al Comune più costi che incassi. Ma serve a contrastare il cosiddetto turismo tossico che danneggia i residenti, i quali stanno progressivamente abbandonando Venezia.

La sperimentazione dell’accesso a pagamento però non sembra aver disincentivato i visitatori: nel primo giorno il ticket è stato pagato da oltre 15mila persone, per un totale di 78mila euro. E se il flusso turistico rimarrà costante, la previsione degli introiti totali si aggira attorno a 2milioni e 200mila euro.

Ma davvero il turismo porta solo ricchezza?

È normale considerare il turismo sinonimo di soldi: indubbiamente è in grado di far girare le economie, tanto che interi Paesi ne dipendono. Anche molte regioni italiane sono state “rinfunzionalizzate” come località turistiche. Ma il turismo, da solo, non riesce sempre a garantire una crescita economica sostenibile, anzi in alcuni casi impoverisce e crea ulteriori problematiche. Lo conferma uno studio sul Salento, “I limiti dello sviluppo turistico nel Mezzogiorno”, che ha dimostrato come tale fenomeno di massa può contribuire alla stagnazione economica e al precariato. Il rapporto, che esamina la crescita economica della provincia di Lecce, evidenzia infatti quanto il settore sia caratterizzato da stagionalità e retribuzioni esigue. Gli afflussi turistici in loco, dunque, non generano crescita stabile e creano una forte dipendenza dai mercati esteri o nazionali. Inoltre l’abbondanza di servizi turistici a basso valore aggiunto contribuisce a generare disuguaglianze e sfruttamento delle comunità locali.