Home Politics Ristoratori. Sinistra Italiana: “Giuste le proteste ma serve equità fiscale”

Ristoratori. Sinistra Italiana: “Giuste le proteste ma serve equità fiscale”

Ristoratori. Sinistra Italiana: “Giuste le proteste ma serve equità fiscale”

di Paolo Tafuro – Coordinatore Federazione metropolitana di Sinistra Italiana

Il decreto varato dal Consiglio dei ministri destina 11 miliardi di contributi a fondo perduto ad imprese, partite Iva e professionisti. Rispetto a quanto previsto in precedenza l’obiettivo è ampliare la platea, che non prevede limiti di categoria economica e di “colore” delle Regioni e la copertura attraverso il riferimento all’intero fatturato dello scorso anno.

L’indennizzo, secondo l’Agenzia delle Entrate, potrebbe essere di 2 mila euro per le imprese che ricadono nella prima fascia (ricavi fino a 100 mila euro) e di 5 mila per quelle della seconda fascia; per 3 milioni di aziende e attività l’aiuto sarebbe pari a circa 3.700 euro. Una misura, evidentemente, parziale e che richiederà con ogni probabilità, nei prossimi mesi, provvedimenti aggiuntivi.

Una situazione, per molti, drammatica. In questa fase ha giustamente prevalso la necessità di rispondere subito e in modo generalizzato agli effetti devastanti della pandemia, anche se, via via che l’emergenza si riduce, sarà necessario concentrare i ristori in modo selettivo verso coloro che hanno subito perdite effettive più gravi.

Le proteste avvenute davanti al Parlamento sono dunque da un lato espressione di una preoccupazione vera verso la situazione economico, dall’altro della insofferenza verso gli effetti sociali del perdurare di una situazione di chiusura e distanziamento sociale.

Però questa situazione non colpisce solo i commercianti. Colpisce gli studenti, che soffrono tutti la didattica a distanza ma con gravità diversa a seconda delle aree territoriali e della provenienza sociale, i lavoratori, quasi un milione di posti persi tra febbraio 2020 e febbraio 2021, gli anziani, che hanno pagato un prezzo altissimo al covid. Per tutti sono necessarie azioni energiche, tempestive, fuori dalle politiche dell’austerità e del liberismo che ci hanno accompagnato negli anni che stanno dietro di noi. Sinistra Italiana ha lavorato per questo in Parlamento e nel paese quando sosteneva il governo Conte bis, lo rivendica ora che è all’opposizione del governo Draghi, sempre con lo stesso senso di responsabilità.

Per questo ci opponiamo alla lettura strumentale e populista che nel centrodestra, peraltro oggi corresponsabile del governo del paese, si fa di queste manifestazioni. Una strumentalizzazione finalizzata a piegare le future scelte del governo Draghi in direzione contraria a quelle che, ancora in modo parziale, il precedente governo aveva sviluppato a tutela delle fasce sociali colpite dalle crisi e che anche nelle riprese sono rimaste indietro.

“Dalla pandemia si esce insieme” non può essere solo un mantra rassicurante. I commercianti che hanno manifestato davanti al Parlamento devono sapere che dalla pandemia e dalla crisi sociale ed economica si esce se vengono rispettate due condizioni.

La prima è che si acceleri l’attuazione del piano vaccinale per tutti e che questo avvenga in modo da rispettare le priorità stabilite dal governo verso i più esposti e i più fragili. Bene farebbe dunque il centrodestra a preoccuparsi del fatto che la Lombardia che governa da venticinque anni è stata quella che peggio ha affrontato il virus e che è più in ritardo sui vaccini; o che ha avviato azioni fuori da un coordinamento con gli altri livelli istituzionali, come la firma unilaterale con Confindustria di un accordo per le vaccinazioni nelle aziende, per fortuna superata a livello nazionale dal protocollo da poco sottoscritto tra governo e parti sociali per la vaccinazione nei luoghi di lavoro in coerenza e nel rispetto delle priorità definite nel piano strategico nazionale di vaccinazione. Ora è necessario un commissariamento della sanità lombarda ma subito dopo bisogna cambiare la legge regionale 23/2015 sul sistema sanitario lombardo, all’origine della incapacità di affrontare efficacemente la pandemia in questa regione.

La seconda condizione è che vengano presi provvedimenti che restituiscono maggiore equità al nostro paese, favorendo la crescita oltre che il benessere.

Per questo motivo il congelamento degli sfratti per morosità, il congelamento dei licenziamenti, almeno fino al 31 ottobre, la definizione di sistema di ammortizzatori onnicomprensivo e di uno strumento generalizzato di sostegno al reddito, sono parte di una visione coerente di quanto sarebbe necessario in questo paese, che ha a che fare anche con la tutela di imprese, partite IVA e professionisti.

Così come ne fa parte una riforma del sistema fiscale che ne aumenti l’equità attraverso l’introduzione di una patrimoniale che preveda l’abolizione dell’Imu e dell’imposta di bollo sui conti correnti bancari e sui conti di deposito titoli e l’istituzione di un’imposta sostitutiva sui grandi patrimoni di almeno 500mila euro, l’azione determinata di recupero dell’evasione che non approfitti delle situazioni di crisi per introdurre condoni generalizzati e soprattutto il recupero di una effettiva progressività nella tassazione sui redditi. Questo è il modo per distribuire equamente il costo della crisi e recuperare risorse anche per indennizzare coloro che hanno manifestato davanti al Parlamento. Non solo dalla pandemia si esce insieme ma si deve uscire concorrendo tutti secondo le effettive capacità come impone la Costituzione.

Aggiungo anche che a fianco della crisi sanitaria, economica e occupazionale dobbiamo intervenire con altrettanta decisione per difendere i luoghi dove si formano le future generazioni di cittadini, quei fondamentali strumenti di emancipazione e di uguaglianza nonché luoghi di socialità che sono le scuole.

Da tempo si dice che per affrontare le riaperture è necessario un potenziamento del trasporto pubblico (anche, aggiungo, per perseguire politiche di riduzione del trasporto privato, di miglioramento della qualità dell’aria e di resistenza ai cambiamenti climatici).

I comuni dunque, Milano in testa, devono sviluppare il trasporto pubblico, che si rivela sempre più un servizio essenziale e da mantenere sotto il controllo pubblico, andando progressivamente verso una sua gratuità. Allora è necessario che nel prossimo bilancio dello Stato si aumenti il Fondo nazionale trasporti (che nell’ultimo anno si è invece ridotto). Magari riducendo le spese della Difesa per armamenti.

Questa ritengo sia una visione che prende sul serio le proteste davanti al Parlamento e le fa partecipare ad una rinascita di questo paese.