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Piemonte, addio al campo largo? Lo “spiffero” di Babando: “Antiche ruggini mai superate”

Torino Schlein Conte Babando Piemonte

Le Regionali in Piemonte si avvicinano e il campo largo Pd-M5S è già un ricordo, mentre i dem candideranno l’assessore del Comune di Torino Gianna Pentenero per sfidare il presidente di Regione Alberto Cirio e il centrodestra a giugno. Una sfida che sembra complessa e su cui pesa l’antica rivalità tra dem e pentastellati piemontesi maturata, soprattutto, a Torino. Del tema parliamo oggi col direttore de Lo Spiffero, Bruno Babando. Il quale ricostruisce gli scenari politici a Torino e dintorni.

Direttore, il campo largo in Piemonte sembra già un ricordo. La rivalità mai sopita tra Pd e M5S a Torino ha influito?

Senz’altro. Pesano le antiche ruggini mai superate emerse nei cinque anni di amministrazione di Chiara Appendino, dal 2016 al 2021. Durante i quali il Movimento Cinque Stelle si è trovato di fronte un Partito Democratico che ha fatto un’opposizione intransigente. Guidata, peraltro, dal successore di Appendino, Stefano Lo Russo, ai tempi capogruppo del Pd in Consiglio comunale. Rivalità e animosità personali mai sopite sono legate anche al fatto che Appendino, non senza ragione, rinfaccia al Pd di aver spostato la partita dal campo politico a quello giudiziario.

Il famoso caso Ream…

Da cui Appendino è, alla prova dei fatti, uscita pulita. Nel 2023 è stata infatti assolta in via definitiva dall’accusa di falso ideologico per il caso sorto attorno al debito di 5 milioni di euro maturato dalla Città di Torino verso Ream, la Sgr legata a Fondazione Crt, e che era esploso nel 2017 dopo un esposto portato in Procura, tra gli altri, proprio da Lo Russo. Chiaramente il fatto che ora Appendino sia vice di Giuseppe Conte nel Movimento ha pesato. Ma ci sono questioni che hanno a che vedere con dinamiche politiche più cogenti.

Quali dinamiche hanno pesato di più in Piemonte?

C’è sicuramente una questione che riguarda il Partito Democratico. In cui si è consumato a lungo il dualismo tra Daniele Valle e Chiara Gribaudo. Il primo, vicepresidente della Regione, era per standing istituzionale e esperienza il candidato naturale alla Regione per il centrosinistra. Nel 2019 qualcuno lo aveva già proposto, quando su Sergio Chiamparino iniziava a aleggiare il vento della sconfitta per l’ascesa della Lega che avrebbe trascinato Alberto Cirio. Poi però si è inserita la dialettica congressuale.

Che scenari ha aperto in Piemonte?

Valle era un sostenitore di Stefano Bonaccini. E in quest’ottica è emersa a sorpresa una figura in passato di seconda o terza fascia delle schiere dem come la Gribaudo, cuneese di Borgo San Dalmazzo. La quale ha avuto dalla sua la prospettiva di esser stata una sostenitrice della prima ora di Elly Schlein, con la quale ha condiviso anche una camera a Roma in passato. Di lei si è parlata come capogruppo alla Camera prima che Schlein le affidasse un posto meno prestigioso di vicepresidente del Pd. E poi è emersa un’ipotesi di candidatura alla Regione che è parsa però una chimera fin dall’inizio.

In quest’ottica è iniziato il balletto Pd-M5S. Uno dei tanti casi di discussione su cui il campo largo si è incagliato. Che prospettive si sono viste?

Dopo che anche la discesa in campo di Gribaudo non ha convinto il Movimento a convergere sulla candidata dem si è avviato un balletto con il Pd al perenne inseguimento del Movimento, che voleva convincere ad allearsi. Tutto questo per cercare un’alternativa, forse già in ritardo, ad Alberto Cirio che è uno straordinario cacciatore di preferenze. La discussione Pd-M5S si è incagliata su questioni meramente amministrative, come il futuro dell’area Thyssenkrupp, l’ospedale della Pellerina o la volontà di costruire strutture sanitarie in partenariato pubblico-privato avversata dal Movimento.

Tutto questo mentre il campo largo si testava altrove…

Si, il vero tema era aspettare risultati da altre regioni come Sardegna e Abruzzo per capire se il vento della coalizione si fosse consolidato. Poi in Sardegna è andata in un modo, in Abruzzo in un altro, e la prospettiva è tramontata. Si è dunque aperto lo showdown nel Pd col rischio della conta tra Valle e Gribaudo.

In quest’ottica è emersa la prospettiva della candidatura di Gianna Pentenero?

Risulta quantomeno curioso pensare che un partito che si definisca “democratico” abbia visto come il preavviso di una frattura interna la prospettiva di un voto tra due candidati per la corsa alle Regionali. Fatto sta che Valle e Gribaudo si sono fatti da parte dopo la mediazione del duo Taruffi-Baruffi per spianare la strada alla candidatura dell’assessore di Torino.

Che candidata è la Pentenero per il centrosinistra in Piemonte?

Oggettivamente molto debole. Parliamo di un profilo spostato molto a sinistra e vicino alla Schlein in un contesto dove comunque il peso decisivo è dell’elettorato moderato. Una figura di area Cgil per intenderci, che però non apre al Movimento Cinque Stelle e a quell’area sociale e cattocomunista che a loro guarda. Inoltre, la sua scelta non scalda gli entusiasmi e non risolve la questione degli equilibri interni al partito. Nella battaglia Torino-centrica del campo largo, la campagna elettorale per il Piemonte parte in un tono di rassegnazione mentre il Pd, sotto sotto, continua a sperare in un ravvedimento di Conte su cui è forte la pressione di Schlein.

In quest’ottica, che prospettive ha Cirio?

Cirio è indubbiamente favorito per fare il bis in Piemonte. Il fatto che il centrodestra non abbia detenuto il potere negli ultimi anni a Torino l’ha protetto dalle faide che stanno colpendo Pd e M5S. Del resto, il suo consenso è radicato in provincia, mentre sulla scia di una dialettica centro-periferia che si riscontra un po’ ovunque in Europa Torino entro il perimetro della Cinta Daziaria è una roccaforte della sinistra liberal.

Insomma una corsa che sembra indirizzata. Da che insidie deve guardarsi il centrodestra in Piemonte?

Più che di insidie dovremo vedere gli equilibri. Cirio non è mai stato veramente in discussione e la riconferma dei governatori di centrodestra uscenti dopo il flop della Sardegna l’ha blindato. Se bisogna trovare un difetto in Cirio, si può dire che è un politico che preferisce la ricerca di consensi e gli eventi di promozione alla sfera amministrativa. Ma questo diventa un punto di forza per un presidente che sta lavorando per la sua campagna elettorale dal giorno dopo l’elezione nel 2019. Il tema è capire quanto crescerà Fratelli d’Italia e se la Lega terrà. Ma sarà anche interessante capire il peso di Cirio e della sua lista civica. Il cui obiettivo è consolidare il campo di sostegno alla coalizione, fine a coinvolgere potenzialmente anche Azione e Italia Viva.