Home Politics Se anche arrestassimo Putin, non potremmo processarlo: ecco perché

Se anche arrestassimo Putin, non potremmo processarlo: ecco perché

Mandato di arresto Putin

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Putin ha scatenato la guerra in Ucraina quasi un anno fa. Spesso si parla di crimini da parte delle forze russe ma è bene sapere che promuovere un processo contro lo Zar sarebbe assai ostico. E questo svela debolezze e ipocrisie del diritto internazionale.

Se Vladimir Putin, ragionando per assurdo, fosse arrestato domani nessuna corte potrebbe, ad oggi, processarlo. Né accertarne le responsabilità per eventuali crimini di guerra commessi in Ucraina. Lo stesso, chiaramente, varrebbe per tutte le altre figure russe accusate di crimini di guerra.

La Russia non è parte della Corte penale internazionale

Lo ha ricordato di recente parlando alla Abc David Scheffer. Già ambasciatore degli Stati Uniti per le questioni relative ai crimini di guerra ai tempi di Bill Clinton, Scheffer ha negoziato la creazione di cinque tribunali per crimini di guerra per l’ex Jugoslavia, il Ruanda, la Sierra Leone e la Cambogia. Inoltre, Scheffer è tra i promotori della Corte penale internazionale (Cpi).

“La Cpi non ha giurisdizione sul crimine di aggressione rispetto all’invasione russa dell’Ucraina”, ha detto, “perché la Russia non è un membro della corte”. E Vladimir Putin è dunque fuori dal suo raggio di applicazione. Mentre, al contrario, non lo sarebbe qualsiasi personalità ucraina accusata di crimini di guerra durante l’invasione.

Putin condannato dalla Corte dell’Onu, ma non processabile

La Corte penale internazionale non è un organo dell’Onu e non va confusa con la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite, anch’essa con sede all’Aia, in Olanda. La Cpi ha competenze in materia di crimina iuris gentium, ovvero può indagare per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, compresa la scelta di aver promosso guerre di aggressione.

Ma solo 123 Paesi del mondo ne fanno, ad oggi, parte. Sette delle nove potenze atomiche del pianeta non ne fanno parte: Russia, Cina, India, Pakistan, Israele, Corea del Nord e…gli stessi Usa! Non ne fanno parte Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Paesi intenti a guidare operazioni belliche offensive. L’Ucraina ne è membro e deve ancora ratificarne l’accesso.

L’Ucraina, dopo aver subito l’aggressione, a febbraio 2022 ha denunciato la Russia all’organo dell’Onu per la giustizia, la Corte Internazionale di Giustizia (Icj). L’accusa è stata la violazione della convenzione Onu sul genocidio del 1948. Il 16 marzo, la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato alla Russia di “sospendere immediatamente le operazioni militari”, con un voto di 13-2 con i giudici russi e cinesi all’opposizione. L’ordine è vincolante ma non può portare, in caso di mancata esecuzione, all’istituzione di un processo contro Putin e il regime russo.

Il caso Sudan, un precedente non applicabile a Putin

Per far avvenire ciò, infatti, servirebbe un voto del Consiglio di Sicurezza Onu o per trasferire dalla Cpi all’Icj alcune competenze, ai sensi dell’Articolo 13 dello Statuto di Roma che istituisce la prima, o per istituire un Tribunale penale internazionale (Tpi) ad hoc. Così fu per l’ex Jugoslavia e il Ruanda prima che la Cpi entrasse pienamente in funzione. In entrambi i casi, però, la Russia di Putin ha il potere di veto.

“La Cpi”, ha dichiarato a SwissInfo l’avvocato ginevrino attivo nel tribunale Philippe Currat, “può perseguire solo i capi di Stato, di Governo e i ministri degli esteri dei Paesi contraenti dello Statuto di Roma”. La questione è “sapere se l’immunità si applica anche al capo di uno Stato che non ha sottoscritto lo Statuto di Roma quando il Consiglio di sicurezza trasferisce un dossier alla Cpi resta controversa. Il solo caso verificatosi è quello del Sudan, con un atto d’accusa presentato contro l’allora presidente Omar al-Bashir“, ma nel caso di Putin difficilmente la comunità internazionale sarebbe morbida con una decisione del genere. Processato Putin in questo modo, varrebbe tutto.

La soluzione problematica: la “Norimberga di Putin”

L’unica soluzione residua, perlomeno sul piano giudiziario, è quella di un tribunale ad hoc sul modello di quelli di Norimberga e Tokyo dopo la Seconda guerra mondiale. Esso imporrebbe però che si verifichino tre fattori: una sconfitta militare della Russia, la deposizione e l’arresto di Putin e l’assenza di un processo interno. A cui dovrebbe far seguito la consegna del presidente russo a un tribunale formato da potenze esterne.

Proprio per evitare che processi per crimini di guerra apparissero come strumenti della “giustizia dei vincitori” si sono codificate le corti e i tribunali internazionali dopo i processi ai gerarchi tedeschi e giapponesi. Il diritto internazionale è sempre stato, in fin dei conti, applicato con maggior dovizia ai perdenti delle guerre.

Il nodo Cedu

Anche l’Europa, espellendo la Russia dal Consiglio d’Europa, ha tagliato un ponte. La Russia ha cessato di essere Parte della Convenzione europea dei diritti dell’uomo il 16 settembre 2022. Ma secondo la risoluzione della Corte del 22 marzo 2022, la Corte resta competente a trattare i ricorsi contro la Federazione russa in merito ad azioni e omissioni che potrebbero costituire una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Fonte di punizione per crimini individuali, non collettivi. Ma unico appiglio per provare a trovare addebiti penali, se non a Putin, perlomeno per i suoi sodali. A patto di raccogliere prove che esistono solo sul campo. Un altro problema per la risoluzione delle terribili controversie aperte dalla tempesta d’Ucraina.