Home Politics “Pitbull” Roberto Marcato: “Tosi in Lega? Da Tso”

“Pitbull” Roberto Marcato: “Tosi in Lega? Da Tso”

“Pitbull” Roberto Marcato: “Tosi in Lega? Da Tso”

“Ma vi rendete conto? Se fino a due mesi fa qualcuno avesse associato Flavio Tosi alla Lega sarebbe scattato il trattamento sanitario obbligatorio. Tosi è stato cacciato perché stava distruggendo il partito, lo ha portato ai minimi storici. Mentre era in Lega stava costruendo un movimento parallelo, ci ha tradito. Mi pare abbastanza, no?“. Roberto Marcato, assessore veneto allo Sviluppo economico, è soprannominato “Pitbull”. Fisico imponente e carattere poco malleabile. Padovano, l’anno scorso nell’ex Serenissima è stato il più votato, 11.600 preferenze. È tra i fondatori della Lega Veneta.

Marcato: è vero che Tosi potrebbe rientrare nella Lega?

«Non scherziamo! Il commissario regionale, Alberto Stefani, ce ne fosse stato bisogno, è stato chiaro: “Si tratta di una pura invenzione”. Fine del discorso».

E se la Lega l’anno prossimo sostenesse comunque la candidatura di Tosi a Verona?

«Perderebbe moltissimi militanti. La gente, giustamente, non capirebbe. Comunque il problema non si pone e il centrodestra troverà il candidato giusto per provare a vincere al primo turno sia a Verona che a Padova».

A Padova avete scelto l’ex presidente di Confindustria Francesco Peghin?

«L’ho letto anch’io, ma non c’è alcuna ufficialità. Stefani ha istituito un tavolo per arrivare alla proposta della Lega. Il tavolo è composto da lui, da me, dal deputato Massimo Bitonci, dal senatore Andrea Ostellari e dal consigliere regionale Fabrizio Boron».

Salvini ha dichiarato che le candidature verranno decise entro novembre: non vuole che il centrodestra ripeta i recenti errori.

«Infatti: il tavolo verrà convocato a giorni. Poi ci confronteremo con le sezioni, il resto della coalizione, i militanti».

Si vuole candidare lei a Padova?

«Guardi: io non mi sono mai candidato, sono sempre stato a disposizione del partito».

Se il partito glielo chiedesse?

«Sono un soldato: se il partito vede in me un’opportunità, io ci sono. Di certo non mi autocandido né faccio pressioni».

Com’è in Veneto il rapporto con Fratelli d’Italia?

«È sempre stato leale. In passato c’è stata qualche incomprensione, anche forte, com’è normale che sia, ma niente di insuperabile. Da dirigente di partito le dico che il rapporto nella scorsa legislatura è stato molto onesto. Adesso il riverbero del consenso in crescita a livello nazionale fa scalpitare qualcuno, ma la collaborazione è buona e solida».

Green pass obbligatorio sui luoghi di lavoro. Il governatore Luca Zaia ha lanciato l’allarme: “Impossibile farne 350 mila ogni 48 ore”.

«Lo aveva detto già parecchi giorni fa. Non siamo in grado di garantire queste cifre».

E quindi?

«Noi mettiamo in campo tutta la potenza di fuoco che abbiamo. Dopodiché dovrà essere il governo a trovare una soluzione».

Il 22 ottobre saranno passati 4 anni dal referendum per l’autonomia del Veneto. Non se ne parla più.

«Non è così. Zaia continua a pressare il governo. Per noi resta la madre di tutte le battaglie. Sapevamo perfettamente che il dialogo con Roma sarebbe stato difficile. Roma è reazionionaria e conservatrice».

L’autonomia la fa incazzare quanto Tosi…

«Chiariamo: a Verona decidono i veronesi, e se ad esempio ritengono che il candidato migliore sia l’attuale sindaco Federico Sboarina è legittimo che puntino nuovamente su di lui. Su Tosi sono intervenuto perché la considero una questione di principio. Ma lei lo ricorda cosa accadde nel 2013 a Noventa Padovana?».

Lo ricordi lei.

«Tosi dovette scappare dal Consiglio nazionale scortato dai carabinieri».

Addirittura.

«Ha espulso una quarantina di militanti perché secondo qualche delatore questi lo avevano fischiato durante il discorso a Pontida. Tenga conto che alcuni neanche c’erano a Pontida. Avevo chiesto gli atti, la documentazione: Tosi non li ha mai forniti. Ha cacciato esponenti storici come Paola Goisis (allora pasionaria bossiana, ndr). In quel Consiglio si è consumata la spaccatura definitiva. L’avevo messo in guardia: “Flavio, ripensaci: questo è l’inizio della tua fine in Lega”. Non mi ha ascoltato ed è andata così».