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“Milano ritorni capitale del diritto, dello sviluppo economico e dei diritti”

“Milano ritorni capitale del diritto, dello sviluppo economico e dei diritti”

Milano, come prima cosa, deve tornare a essere la capitale del diritto e dei diritti, conquistandosi un ruolo trainante per consentire al Paese di lasciarsi alle spalle la lunga stagione di giustizialismo iniziata con Tangentopoli: una stagione che non ha prodotto effetti benefici per il nostro sistema politico, economico e sociale, ma ha agevolato divisioni tra cittadini e conflitti tra organi dello Stato, oltre a causare ingiustizie sotto il profilo dei diritti individuali.

Milano ritorni capitale del diritto

Non dimentichiamo che Milano è la città di Cesare Beccaria, padre del diritto penale liberale moderno, il cui pensiero è ancora di un’attualità sconcertante. Egli fu il primo che distinse tra peccato e delitto, abbracciando una concezione laica della giustizia penale in forza della quale il reato non era un’offesa a Dio, ma una violazione del contratto sociale volto a garantire la convivenza civile e i diritti individuali. Si tratta di un monito ancora attuale, soprattutto per chi – ancora oggi – propugna strumentalmente all’opinione pubblica una visione profondamente inquisitoria della giustizia penale, in cui l’avviso di garanzia è una indelebile lettera scarlatta che sostituisce il processo ed è a tutti gli effetti una afflittiva pena mediatica e sociale.

Presunzione di innocenza e carcerazione preventiva: Milano ricordi gli insegnamenti di Beccaria

Il grande giurista e filosofo milanese – con una lungimiranza e un coraggio fuori dall’ordinario, vista l’epoca autoritaria in cui viveva – fu anche un vero pioniere della presunzione di innocenza: egli stigmatizzò duramente l’eccessivo ricorso alla carcerazione preventiva, ricordando che si tratta di una pena che colpisce un presunto innocente, e dunque deve investirlo solo in casi eccezionali, in presenza di gravissime ragioni cautelari e di pregnanti indizi di colpevolezza. Carcerazione preventiva che non può dunque essere mai sfruttata come strumento di anticipazione di giudizio, o forma di pressione psicologica per estorcere all’accusato confessioni e chiamate in correità, che diventano spesso frutto di scelte utilitaristiche, dettate solamente dall’ansia di recuperare la libertà. Il rischio è quello di viziare il sistema, pregiudicando l’affidamento dei cittadini sulla possibilità dello Stato di garantire i loro diritti, visto che le chiamate in correità non genuine sono l’espressione più acuta dell’ingiustizia.

Referendum per la riforma della giustizia, Milano sia capofila di un’adesione massiccia

In base a questa premessa, la prima scelta coraggiosa che deve intestarsi Milano è la massiccia adesione – da parte della cittadinanza e delle istituzioni – alla campagna referendaria per la riforma della Giustizia: 6 quesiti rispondenti ad alcuni principi fondanti lo Stato liberale – i principali dei quali sono responsabilità civile dei magistrati; separazione delle carriere tra PM e giudici; eccezionalità del ricorso alla carcerazione preventiva – che sono espressione di una visione laica e moderna della giustizia penale, e del ruolo della magistratura, nel pieno solco delle idee di Cesare Beccaria.

Ma non è tutto.

Da Milano la spinta per il rilancio economico

Milano deve anche conquistarsi un ruolo come grande capitale europea dello sviluppo economico. La Brexit offre alla nostra città la straordinaria occasione di potersi aggiudicare, in sostituzione di Londra, la sede del Tribunale Europeo dei Brevetti dedicata al settore chimico-farmaceutico. Milano, nella sua Storia, è sempre stata pronta a questi grandi appuntamenti, al di là di chi la governava in quel momento. Ed è così anche in questo caso, grazie al grandissimo lavoro svolto dal tavolo tecnico costituito dall’Ordine degli Avvocati di Milano e dalla locale Corte di Appello, di cui fanno parte tutte le massime rappresentanze istituzionali.

Il Tribunale Europeo dei Brevetti è la prossima sfida di Milano

L’Italia è il terzo Paese europeo, dopo Germania e Francia, in termini di domande brevettuali; uno studio britannico (Financial Times – FT consulting) ha stimato che l’indotto economico per l’intero Paese che ospita una divisione del Tribunale Europeo dei Brevetti possa oscillare tra 545 milioni di sterline e 1.936 milioni di sterline. Senza considerare – come ha recentemente ricordato il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano, Vinicio Nardo – che sarà anche una grande occasione per ricavarsi nuove professionalità e specializzazioni.

Ecco, dunque, il secondo obiettivo coraggioso che deve prefiggersi Milano: aggiudicarsi la sede del Tribunale Europeo dei Brevetti. Il lavoro preparatorio del tavolo tecnico ha prodotto un importante dossier a sostegno della candidatura della nostra città. Le forze sociali ed economiche da tempo convergono sull’importanza di conseguire questo risultato; altrettanto, ne sono certo, faranno ora tutte le forze politiche, lavorando convintamente assieme per il successo della candidatura di Milano. Dal cui rilancio economico, come la Storia ci insegna, dipende poi anche quello dell’intero Paese.

Discorso pronunciato durante I Discorsi del Coraggio, 13 settembre 2021